Ho visto uccidere molte persone e mio padre, medico condotto. Riflessione del Prof. Giancarlo Pavetto sulla cosiddetta “gloriosa resistenza”.

In attesa di una risposta dell’ANPI.

Devo premettere che la resistenza, a differenza di molti iscritti all’ANPI di oggi, io l’ho vissuta davvero, in quella valle d’Aosta dove operava anche la formazione di Primo Levi. Ho visto uccidere molte persone e mio padre, medico condotto, ha rischiato più volte la vita per curare i partigiani ed i  repubblichini feriti negli scontri. 

Avrei ancora molte cose da raccontare su quel periodo storico e se l’ANPI vuole si faccia viva.

Ho cercato di dimenticare, ma non ho potuto fare a meno di rabbrividire, di fronte ad una fotografia, ripubblicata di recente.  

E’ quella di Pinuccia Ghersi, una ragazzina di Noli, di soli tredici anni, piccola ed esile, che deambula, con il volto deturpato dalle percosse, e le braccia legate dietro alla schiena, lungo una strada. E’ scortata da un folto gruppo di robusti partigiani che la sospingono e la circondano con i fucili ed i mitra spianati. Dopo essere violentata, la fanciulla verrà uccisa con un colpo alla nuca.

Guardo quella fotografia e mi domando se quei “combattenti per la libertà” sono stati, o sono tuttora iscritti all’ANPI.

  

 

 

 

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Articolo pubblicato il 09/12/2017