La “Torino noir” vista e narrata da Milo Julini

Sebastiano Fiocchi, fratello della pollivendola detta la Bionda ‘d Pòrta Palass

Leggiamo nella Cronaca Nera della “Gazzetta Piemontese” di martedì 24 ottobre 1871: «Abbiamo a deplorare un omicidio per vendetta in seguito ad antecedenti rancori per rissa con ferimento, del quale si vuole autore appunto il morto.

Ieri sera verso le 9, Picotti Luigi, detto il Cit, d’anni 27, fonditore, nell’uscire da una casa di via Pellicciai, dove si era trattenuto con alcuni giovinastri, assalito altri barabba già in agguato, dopo una tremenda lotta sostenuta con uno di loro armato di coltello, cadeva trafitto al suolo con tre ferite e spirava mentre lo si trasportava all’ospedale Mauriziano.

Due donne e due giovani operai, sui quali cadono gravi sospetti, le prime come istigatrici, e gli altri come complici del delitto , sono già nelle mani della forza pubblica».

Un delitto che sembra uscito dalle pagine di un feuilleton di Luigi Pietracqua: amori di giovinastri, donne “istigatrici” alla vendetta, barabba, coltellate, sangue, sullo sfondo una “casa” di via dei Pellicciai che con ogni probabilità è un postribolo…

Il colpevole del mortale ferimento è individuato nel giovane conciatore Sebastiano Fiocchi, nato l’8 ottobre 1854 in Torino, che si costituisce in carcere il 7 luglio 1873, dopo 20 mesi di latitanza. È accusato di ferimento volontario seguito da morte per avere causato, dopo un litigio, mediante un coltello, a Luigi Picotti due ferite di cui una, alla regione del cuore, ne ha causato la morte quasi istantanea, nella sera del 23 ottobre 1871, presso la Porta Palatina, a Torino.

Una delle donne coinvolte nel fattaccio potrebbe essere la sorella di Sebastiano, la pollivendola detta la Bionda ‘d Pòrta Palass: lo ipotizziamo perché nella sentenza della Corte d’Assise di Torino, Fiocchi è indicato come « fratello della pollivendola detta la Bionda ‘d Pòrta Palass», informazione sulla parentela dell’accusato che di solito non è presente nei documenti giudiziari. Forse anche la sorella era accusata ma è stata assolta e così, come previsto per le sentenze di Corte d’Assise, il suo nome non compare più.

Il verdetto dei giurati ridimensiona i toni da feuilleton della “Gazzetta Piemontese”: Sebastiano viene considerato colpevole del ferimento volontario che ha provocato la morte di Luigi Picotti ma senza che lui potesse prevederne le conseguenze, perché ha agito nell’impeto dell’ira ed in seguito a provocazione grave. Insomma un litigio finito male, dove la vittima ha la sua parte di responsabilità, come provocatore (in parole povere, “se l’è cercata”…).

Gli vengono concesse anche le attenuanti ed inoltre, quando ha commesso il reato, era maggiore di 14 anni e minore dei 18, come appare dall’atto di nascita.

Con sentenza della Corte d’Assise di Torino del 21 novembre 1873, Sebastiano Fiocchi è così condannato al carcere per sei mesi dal 7 luglio 1873, epoca della sua costituzione, all’indennità agli eredi dell’ucciso e alle spese processuali.

Che questa storia abbia ispirato davvero Luigi Pietracqua quando nel 1892 scriveva il suo romanzo “La bionda polaiera”? Chissà, è bello crederlo… ma in conclusione, più prosaicamente, può essere curioso ricordare che, nella “Stampa” del 17 ottobre 1901 e del 16 ottobre 1905, nei ruoli dell’imposta di ricchezza mobile, alla voce “pollivendoli” si trova un Sebastiano Fiocchi, tassato per 900 lire. Nel 1905 si trova anche una pollivendola Giuseppa Fiocchi, tassata per lire 580.

Si tratta dei fratelli Fiocchi del 1873, l’accoltellatore e la Bionda ‘d Pòrta Palass? Come dice Woody Allen, “il delitto non paga, ma lascia ottimi acconti”…

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Articolo pubblicato il 16/12/2017