Sondaggi: Pd mai così in basso negli ultimi cinque anni.

Continua la discesa per Renzi, M5S primo partito, ma a festeggiare sono altri.

Proprio non c’è pace per Matteo Renzi.
Il suo partito, epurato dai grandi nemici interni come D’Alema, Bersani, Speranza e company, continua a registrare perdite di voti. Ora i sondaggi lo darebbero ad un modestissimo 24,4 %: quindici punti in meno delle trionfali europee del 2014 e persino un punto sotto le disastrose politiche del 2013, che portarono l’armata di Bersani alla famosa “vittoria mutilata”, con conseguente governo Letta e patto del Nazareno.

Una discesa, quella del Centrosinistra, che i sondaggi cercano di spiegare attraverso il nuovo dossier sulle Banche, lo scandalo Banca Etruria, con la bella Maria Elena Boschi sempre implicata, ma anche grazie al fuggi fuggi di possibili alleati.
Il Campo Progressista di Giuliano Pisapia è solo un lontano ricordo e la formazione di Grasso, Liberi e uguali, che segna un ottimo 6,4 %, maggiore persino della somma dei partiti che la compongono, non sembra assolutamente intenzionata a stringere patti con Matteo da Rignano.

A Renzi tocca persino rimpiangere Angelino Alfano, che nella sua pochezza avrebbe comunque ingrossato le magre percentuali del Centrosinistra: niente da fare, l’attuale Ministro degli Esteri ha confermato che non si presenterà alle prossime elezioni, probabilmente intuendo il massacro che l’avrebbe atteso in marzo.
A questo punto ci si chiede se il partito del fiorentino stia raschiando il barile o potrà ancora scendere: di certo una cosa è ovvia, sul treno “Destinazione Italia” che da mesi fa su e giù per la Penisola cercando di raccattare voti pare non volerci salire più nessuno.

Il Movimento Cinque Stelle è dato primo partito tra il 26 e il 28 %.
Il discorso è sempre lo stesso: per quanto prima forza, senza un buon 40%, con questa legge elettorale, non si va da nessuna parte. E il M5S, per natura, è contro a qualsiasi alleanza.
Alcuni giornalisti esperti di politica ipotizzano che, qualora si ottenessero queste percentuali alle elezioni, Mattarella potrebbe incaricare Di Maio di formare un governo pentastellato, in cui la sinistra di Grasso, la Lega e Fratelli d’Italia si asterrebbero.
Per ora pare fantapolitica.

Quello che però stupisce tutti gli analisti è la stabilità delle percentuali grilline: chi credeva che il Movimento, in quanto espressione di protesta, avesse un bacino elettorale particolarmente fluido capace di gonfiarsi e sgonfiarsi in quattro e quattr’otto ha preso una bella cantonata.
Il Movimento di Grillo può contare su una base granitica e alcune amministrazioni territoriali che, tutto sommato, stanno reggendo.

Capitolo Centrodestra: in questo campo sembra si siano ristabiliti gli equilibri di forza che hanno contraddistinto gli anni passati, con Forza Italia avanti di un paio di punti rispetto alla Lega (15.5 % contro 13.5 %), e la Meloni staccatissima al 5%.
Il totale della colazione di Centrodestra dovrebbe arrivare intorno al 36%, senza dubbio la più forte dello scacchiere politico, ma ancora insufficiente per avere la meglio in Parlamento.

Inoltre su questa ipotetica percentuale gravano ancora due incognite: la prima è che per ottenere il 36% si sta facendo la somma di tutti i partiti che compongono la coalizione quando, in politica, è molto frequente che unendo più entità politiche il totale sia minore.
Inoltre manca sempre un leader sotto cui presentarsi.
Sulla questione Salvini, Berlusconi e la Meloni continuano a prendere tempo, anche se marzo non è poi così lontano, e prima o poi una decisione andrà presa.

Intanto, secondo i giornali, Mattarella potrebbe sciogliere le Camere già il 27 dicembre e indire le elezioni per il 3-4 marzo.
Una data che tutti aspettano da anni, ma che, allo stato attuale delle cose, potrebbe portare con ogni possibilità a una nuova impasse istituzionale, confermando l’incapacità da parte dei nostri parlamentari di saper scrivere una legge elettorale decente.

E allora lì sì che si aprirebbero scenari inquietanti.

 

 

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Articolo pubblicato il 18/12/2017