Enrico Cialdini il generale di ferro

Il bel volume di Roberto Vaccari riporta equilibrio e verità su un personaggio divenuto oggetto di pretestuose polemiche (recensione di Alessandro Mella)

Un prezioso amico diceva, e dice, sempre che ci sono tre modo di accostarsi alla storia: farla, scriverla e leggerla. In genere certi revisionismi isterici dimostrano che i loro fautori non hanno avuto un ruolo in nessuna di queste tre fasi. Sembra un gioioso paradosso ma è una verità empirica.

Per decenni i governi italiani hanno riversato fiumi di denaro nel nostro bel meridione al fine di risolvere od arginare i molti problemi che si trascinavano da decenni e forse secoli. Ma cosa si è risolto? Sperperati da classi dirigenti scellerate e politicanti mediocri, specialmente nel dopoguerra, quei denari non hanno portato a nulla. Anzi hanno alimentato insani rancori tanto al nord quanto al sud, favoriti da condizioni disagevoli e qualità della vita assai bassa. Fenomeni secessionisti, localistici, campanilistici e spesso grotteschi hanno poi soffiato sul fuoco.

Per lavarsi le coscienze, dare un nuovo discutibile senso identitario, rivendicare torti e far dimenticare le proprie mancanze cosa c’era di meglio se non riscrivere la storia ad uso e consumo proprio? L’operazione non era difficile. Inventare notizie finte che facessero presa, giustificare l’impossibilità di documentarle con fantasiosi complotti e distruzioni di documenti, sparare cifre sempre più alte, distorcere con abilità la verità storica e poi vendere. Vendere migliaia di libercoli infarciti di odio e rancore.

A chi giova tutto questo? Non all’Italia, non agli Italiani e non a chi vive nel mezzogiorno. Chi sparge e semina rabbia non ha mai patenti di santità. È diventato, quindi, abbastanza semplice illudere migliaia di persone e raccontare loro (facendo leva sulla poca conoscenza della storia patria) centinaia e migliaia di frottole contro il Risorgimento, i suoi Patrioti ed i suoi eroi. Non è questa la sede per elencare le molte gaffe e le panzane talvolta talmente clamorose e grottesche da arrivare perfino a dividere lo stesso fronte dei meridionalisti di professione. Ci limiteremo a citare il caso del generale Enrico Cialdini su cui si è inventato di tutto.

La moderna propaganda antinazionale lo ha ormai dipinto come una sorta di stragista di stato, di Himmler ante litteram e via discorrendo. E molti amministratori pubblici, dimostrando crassa e colante ignoranza, hanno iniziato a valutare la revoca di cittadinanze onorarie e la cancellazione di vie e piazze dedicate al prode.

A Cialdini si imputa l’aver stroncato il brigantaggio con metodi severi e violenti. Come se per decenni, almeno dal ‘700 in poi, i Borbone non avessero fatto la stessa cosa con bandi assai severi e fucilazioni distribuite con manica assai larga: “Ferdinando I imponeva pertanto la morte per chiunque facesse parte di una banda armata – era sufficiente essere membri di un gruppo di soli tre uomini, di cui anche uno solo armato, che compisse crimini di qualunque natura. Era prevista la morte anche per tutti i manutengoli, ossia per coloro che, in qualunque modo, aiutassero, favorissero o fossero complici dei briganti. Infine, l’amnistia era prevista per i soli briganti che ne uccidessero altri”. Cosi scrive l’autore a pagina 156 citando le norme introdotte nelle Due Sicilie il 30 agosto 1821.

E come se non l’avessero fatto anche Giuseppe Bonaparte e Gioacchino Murat.

Nell’Europa del 700/800 non c’erano molti modi per stroncare il banditismo se non disporre di forze snelle, veloci e versatili che operassero con durezza.

Tra le colpe imputate a Cialdini vi è spesso la mattanza di Pontelandolfo senza ricordare che, in verità, l’intervento dell’esercito italiano fu indispensabile per riportare ordine in una comunità in preda al delirio. Legittimisti borbonici, sobillati dal clero, avevano seviziato e trucidato liberali, autorità e perfino militari italiani che già si erano arresi. Con punte di orrore terribili.

Cosa doveva disporre Cialdini secondo loro? Che si andasse incontro ai violenti con le rose in mano per sedare la rivolta di una compagine senza controllo e freni inibitori? Si tratta, pur tuttavia, solo di un esempio delle molte mistificazioni inventate da un revisionismo che non conosce archivi e documenti pur vantandone un fasullo impiego.

Da anni, quindi, nel quadro di un odio, profondo ed autolesionista, per il Risorgimento nazionale; la figura di Cialdini ha preso a subire le peggiori ingiustizie e malignità.  A portare un poco di equilibrio e di verità concorre, finalmente, il bel volume di Roberto Vaccari dal titolo “Enrico Cialdini il generale di ferro”. L’autore apre con una sintetica ma brillante analisi del revisionismo antinazionale senza faziosità ed avendo cura di dare spazio anche agli errori che lo stato italiano fece e che generarono poi il brigantaggio ed altre tensioni sociali.

Cita anche il lungo dibattito in parlamento sulla lotta al brigantaggio, un dibattito senza censure e molto accesso che culminò in una commissione d’inchiesta.

A riprova che non ci fu alcuna copertura della verità e dei fatti.  

Ma l’autore ne parla anche avendo il coraggio di dire verità importanti come a pagina 152: “Sul brigantaggio e sui tragici fatti che hanno insanguinato il sud per quasi un decennio dopo il 1860, di rado le posizioni sono a tutt’oggi abbastanza serene da poterle confrontare senza scatenare vani putiferi. Inoltre la partigianeria di certa parte clerical-borbonica ha saputo istillare, tra le tante verità, colossali menzogne, disseminate di remissioni e di tentativi di dirottamento, costruendo un sistema di illazioni che hanno il torto originario di scagliarsi contro la generica invasione piemontese, dimenticando del tutto l’entusiasmo liberatorio con cui le masse popolari meridionali hanno accolto l’avanzata garibaldina”.

Prosegue, poi, con una lunga e attenta analisi della vita del generale, partendo dalla prima giovinezza, dagli ideali liberali e libertari che ne animarono tutta la vita, le imprese in terra straniere nel solo nome dell’amore per la libertà ed, infine, il suo lungo percorso risorgimentale. Vaccari non risparmia anche critiche a Cialdini per il suo carattere talvolta impetuoso, incline alla protervia e spesso poco diplomatico. Un uomo dal carattere smussato a colpi di sciabola sui campi di battaglia, caratterizzato da un profondo rigore militare.

Dal libro emergono tanto le molte virtù quanto i difetti ed i limiti dell’uomo Cialdini ma tutti collocati nel giusto contesto con un’analisi libera dai preconcetti di chi vive centocinquant’anni dopo.

Il personaggio viene contestualizzato nel quadro di un momento storico da analizzare con gli occhi del tempo e non quelli d’oggi.

Il volume non assolve Cialdini semplicemente perché egli non fu un colpevole, non fu un criminale, non fu un satrapo sanguinario come certe fantasie vorrebbero ridipingerlo. Fu un figlio del suo tempo, simile a molti suoi pari provenienti da ogni contrada d’Italia, e paradigma di una generazione di uomini e donne che lottarono per amore di precisi ideali ovunque essi trovassero espressione.

Tanto è vero che la maggior parte degli eroi risorgimentali ebbero trascorsi in moti e guerre d’indipendenza anche in altre nazioni europee. Furono, forse, i primi europeisti e cosmopoliti pur nella certezza che la libertà potesse essere il cementificatore d’un Europa, d’un mondo, di patrie e nazioni in pace fraterna.

Il volume “Enrico Cialdini il generale di ferro” porta quindi equilibrio, smentisce le false ricostruzioni con la forze della verità documentata, restituisce giustizia al nostro Risorgimento nazionale mettendo sul piatto della bilancia tutta la vita e l’agire di uno dei suoi protagonisti. Merita di essere letto con amorevole attenzione per avere le idee un poco chiare e libere dal molto facile ciarlare cui la rete fa da pessimo megafono.

L’Autore desidera ringraziare Giulia Manzini per la preziosa segnalazione.

Alessandro Mella

Roberto Vaccari - Enrico Cialdini il generale di ferro

Elis Colombini Editore Modena - ISBN 978-88-6509-169-2 - Euro 18 Pagine 310

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Articolo pubblicato il 22/12/2017