Il Portone del diavolo di Torino

Il terzo video della rubrica “Torino Fantasy”, progetto dell’Associazione Archivio Sergio Albano, si occupa del celeberrimo portale ligneo di Palazzo Trucchi di Levaldigi, al n. 40 di via XX Settembre

Propongo ai lettori di “Civico20News” questo terzo video della rubrica “Torino Fantasy”, progetto dell’Associazione Archivio Sergio Albano, che si occupa del Portone del Diavolo di Torino.

Ecco come presenta il video l’Archivio Sergio Albano:

Il portone del diavolo è il famosissimo portale ligneo di Palazzo Trucchi di Levaldigi, progettato da Amedeo di Castellamonte e realizzato tra il 1673 e il 1677 per il ministro delle finanze di Carlo Emanuele II. Appartenuto per un breve periodo a Marianna Carolina di Savoia, è passato indenne alla profonda ristrutturazione di via Roma verso la fine degli anni ‘30, dal 1939 questo imponente edificio è sede della BNL.

L’ingresso angolare posto al n. 40 di via XX Settembre fu disegnato dall’ebanista Pietro Danesi nel 1675 e realizzato in legno di noce da una manifattura parigina; gli intagli raffigurano essenzialmente putti e mascheroni, i cui caratteri stilistici fanno pensare più ad un enorme mobile da sagrestia, che a qualcosa di satanico; la sua fama è infatti legata a numerose leggende più che al suo aspetto, così come altri portali, edifici storici, decori, antichi manufatti, ecc… che non avrebbero ricevuto la stessa attenzione se non fosse stato per l’interessamento degli appassionati di esoterismo, di scrittori furbetti e di alcune guide turistiche che mirano fondamentalmente ad un pubblico amante delle spiegazioni all’acqua di rose.

A crearle e a diffonderle ci hanno pensato uomini di cultura e artisti, perlopiù con intenti scherzosi e goliardici, … che poi qualcuno ha preso un po’ troppo sul serio.

Tuttavia, a differenza della stragrande maggioranza delle congetture esoteriche su Torino, inventate di sana pianta negli anni ‘60, alcune leggende legate al portone del diavolo si tramandano da secoli con numerose varianti.

Sembra quasi che la storia di un edificio, di una piazza o di un monumento faccia più gola se narrata attraverso storie di vittime o di fatti cruenti (tutte puntualmente smentite dai ricercatori), ma che nella fattispecie (non so cosa avvenga altrove) offrono profitto per certa pubblicistica.

Si scoprono così altri portoni, palazzi, ville, castelli, chiese, monasteri, architetture funebri, torri medievali, edifici incompiuti, la cui nomea, legata al demonio, è dovuta a leggende e dicerie che difficilmente si riferiscono a fatti realmente accaduti.

E mi stupisce che la maggior parte dei curiosi rimanga incantata dal piccolo batacchio, che raffigura un fauno e non il diavolo, ignorando una miriade di altri dettagli ben più intriganti di questo che, badate, sono presenti sotto gli occhi di tutti.

Ci sono cose che vediamo, ma non percepiamo, come gli infiniti mascheroni intagliati nel legno, decisamente più inquietanti del Portone del Diavolo. Accorgersene è una vera scoperta, ci si apre un altro mondo. Da sotto la superficie riusciamo pian piano a distinguere il fantastico, e a vederlo davvero il diavolo! Negli angoli più nascosti e oscuri o addirittura in pieno sole.

Conoscere Torino attraverso tutte le sue sfaccettature, significa godersela appieno.

Questa è la vittoria della cultura sulle stupidaggini, questo è turismo sostenibile!

Blog Archivio Sergio Albano: http://tangodellageometria.blogspot.it/

Contatti privati:

Email: francesco.albano@hotmail.com

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Articolo pubblicato il 22/12/2017