Laura Boldrini si candida con Liberi e Uguali

La presidente della Camera scioglie le riserve e annuncia di voler affossare la coalizione di Grasso.

“Scenderò in campo con liberi e Uguali” , questo l’annuncio ampiamente previsto che, al termine dei lavori parlamentari, è stato fatto dalla Presidente della Camera.
Una scelta non semplice, ha spiegato Laura Boldrini, visto che in precedenza c’era stato una velata simpatia per il progetto di Pisapia, come sappiamo, andato a spegnersi in pochi giorni.
L’obiettivo dichiarato per bocca della stessa Presidente è quello di creare una forza “inclusiva, aperta e di governo”.
Naturalmente i nuovi compagni di partito hanno esultato, o almeno, lo hanno fatto pubblicamente.
“L’arrivo di Laura Boldrini rappresenta un grande valore”, ha commentato Massimo D’Alema, Grasso ne ha sottolineato la straordinaria professionalità, mentre Pippo Civati considera l’approdo come un regalo natalizio anticipato.

Queste le dichiarazioni di facciata, anche se viene qualche dubbio sull’utilità che il nuovo innesto potrà portare alla coalizione di Grasso. Se non altro in termini elettorali.
I fatti per ora dicono che la Boldrini non è amata. Né tra le aule del parlamento né tra la gente.
Difficile spiegare tutta l’astio che si porta dietro: la sua pagina Facebook è costantemente invasa da fake news ed insulti, Salvini l’ha definita più di una volta “la bambolina del cavolo”, sul Giornale è stata appellata come "Buonista del C…", mentre Mario Sechi con il suo "madonina del pianto" sembra quasi farle un complimento, visto quanto letto prima.

Ho provato a farmi un’idea.
Per prima cosa l’atteggiamento: molti deputati le rinfacciano quel modo di fare da maestrina saccente che proprio non va giù. La quasi ex Presidente della Camera si è spesso contraddistinta per petulanza e correzioni, talvolta superflue, e un approccio ai lavori parlamentari aricigno.
Con voce stridula e severa, le sedute da lei presiedute si sono contraddistinte spesso per bagarre e insulti,  con grillini e i leghisti in prima fila.
La sua scelta di praticare la ghigliottina su alcuni decreti governativi portò il livello di incandescenza tra le mura del Parlamento ai massimi storici.
Espulsioni, grida e sberleffi sono stati all’ordine del giorno molto più che al Senato dove però, per natura, si è meno numerosi e con qualche primavera in più, quindi meno avvezzi all’incazzatura facile.

Ha fatto della battaglia per i diritti delle donne un suo punto forte, spendendo sul tema gran parte delle sue energie, e su questo ci sarebbe da farle un plauso.
Solo che talvolta è sembrata esagerare nei toni e nella sostanza, imponendo per esempio il sostantivo femminile anche per i nomi che naturalmente sono declinati al maschile, e ripetendo allo sfinimento che le donne, pur essendo il 51% della popolazione italiana sono stanche d’essere reputate una minoranza.
Certo, ci sono ambiti in cui il ruolo della donna non è tutt’oggi considerato al pari dell’uomo.
Ma sono situazioni per fortuna sempre più marginali, ed estremizzare l’idea della donna vittima e dell’uomo carnefice non ha giovato alla sua battaglia.

Ennio Flaiano diceva “in Italia i fascisti si dividono in due categorie, i fascisti e gli antifascisti”.
Ecco, i suoi metodi, volti a supportare le sue idee, talvolta sono sembrati, per durezza, tipici di un regime.
Come la discussa Legge contro l’odio, atta a contrastare la melma di insulti e minacce presenti sul web: l’idea di censurare e denunciare le persone per un’idea espressa su un social non è detto che funzioni, anzi spesso si ottiene l’effetto contrario, e ti garantisce l’etichetta di censore buonista.
E la fermezza con cui si è battuta per la Legge Fiano, che inasprisce il reato di Fascismo, son sicuro abbia favorito più i focolai neri al posto che combatterli.

La Boldrini poi ha difeso a spada tratta rom, immigrati, carcerati e mondo LGBT dando l’idea d’essere più un’esponente della sinistra radical chic, o, come dicono i cugini d’Oltralpe Gauche caviar, che non una donna che ha a cuore gli interessi dei lavoratori.
Più che difendere il popolo, come si chiede a un’esponente di sinistra, ha preferito legarsi a battaglie che al momento gli italiani non sentono come proprie. Gli forzi sullo Ius Soli sono stati encomiabili, ma perfino Renzi a un certo punto si è dovuto arrendere al fatto che avrebbero fatto calare ulteriormente consenso la Partito Democratico.

E a poco sono servite le operazioni “pulizia immagine”, fatte di interviste e dichiarazioni atte a far arrivare alla gente una Boldrini più umana.
Nilde Iotti resta Nilde Iotti e Laura, che pur crede nelle battaglie che conduce, molte della quali condivisibili – sarebbe ingiusto dire il contrario- si deve arrendere al fatto che sia poco empatica, almeno, a gran parte degli italiani.
Semplicemente non piace.
E in politica, piacere, è tutto.


 

 

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Articolo pubblicato il 23/12/2017