Maria Elena Boschi alla sbarra

Il collegio di difesa della ragazza di Laterina

Quasi ogni mattina in Rai3 da qualche giorno si apre una sessione del processo di difesa della ragazza di Renzi, Maria Elena. E’un talk show che porta il titolo di Agorà ed è diretto da una giornalista bisbetica, con un bel volto a pera, tale Serena Bortone, grande prefica del cosiddetto giglio magico.

 

La donna è sempre ruspante, agita di continuo le braccia ed all’inizio della seduta fa sedere al suo fianco il presidente del comitato che difende la nobildonna di Laterina.

 

Tale ruolo è spesso coperto da un senatore di Torino, Stefano Esposito, un fervido boschevico, che inizia le sue concioni con voce tranquilla e suadente, ma subito si inalbera e grida insulti sanguinosi tipo “non capisci niente”e“vergognati”, ripetuti in modo ossessivo, a chi non dimostra di condividere le sue idee.

 

Al suo fianco è sempre schierato, anche se si tratta di un talk show che tutti noi paghiamo, un uomo lungo e magro che ha il compito di riesumare tutti quei principi immortali che il Renzi ha inciso sui recenti trascorsi dell’Italia, e che invita a rimirare, con un perentorio  “guardate!”.

 

Non manca nello staff di Agorà una funerea gira-sepolcri dalla voce nasale, che è sempre in missione ed ha il compito di celebrare “miseria e nobiltà” di tutti gli immigrati.

 

Oltre metà della trasmissione Agorà è dedicata alla vicenda che coinvolge la Boschi ed il Renzi, con le loro intriganti famiglie.

 

Il collegio di difesa afferma, anche con arroganza, che gli interventi ripetuti della ragazza di Laterina sui vertici degli istituti bancari, non avevano affatto l’obbiettivo di salvare la banca Etruria, dove lavoravano il padre ed altri parenti della giovane ministra.

 

 

Ma intendevano solo salvaguardare il distretto aretino dalle difficoltà inerenti alla gestione dell’oro, che pare abbondi in quella zona della Toscana.

 

Renzi e Boschi, in fraterna comunità di intenti (fraterno è un aggettivo piuttosto discusso per rispetto della signora Agnese) si proponevano, con i loro interventi sulle banche, che non erano certo pressioni, visto che non erano condotti a mano armata, di proteggere non solo quei minatori che nel sottosuolo della provincia si spezzano la schiena estraendo il prezioso metallo.

Ma anche tutti coloro che lavorano l’oro estratto, come i famosi orafi aretini conosciuti in tutto il mondo e che sono un vanto dell’industria manifatturiera toscana.

 

Questo consente a Renzi e Boschi di smentire ogni conflitto di interesse, visto che i loro famigliari non sono mai stati né minatori, né orafi.

Un altro pezzo della trasmissione se ne va con la deplorazione, avanzata dalla poco serena Bortone e dal citato collegio di difesa, che la questione tra la Boschi e la banca di suo padre possa tenere banco per tutta la compagna elettorale, danneggiando il PD.

 

L’ultima parte della trasmissione verte sulla eventualità di candidare la buona ragazza alle prossime, vicine elezioni.

Ed anche qui il collegio di difesa della Boschi interviene, deprecando che un fatto di così labile importanza  possa essere discusso e strumentalizzato nei prossimi mesi dagli avversari politici.

 

Eppure la soluzione è a portata di mano.

 

I Fiano, gli  Esposito, i Migliore e gli altri compagni assortiti ignorano o fanno finta di ignorare (è lo stesso) che la querelle potrebbe essere chiusa in modo tombale e tutto avrebbe fine all’istante. Con le dimissioni di Maria Elena Boschi dal ministero che Renzi gli ha dato in regalo e con il diniego alla candidatura per le prossime elezioni.   

 

 

 

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Articolo pubblicato il 27/12/2017