Caccia al prossimo Premier

Con lo scioglimento delle Camere, al via la campagna elettorale

Durante la legislatura in fase di chiusura si sono visti diversi premier, nella fattispecie Bersani, Letta, Renzi e Gentiloni, situazione che sta creando non pochi problemi al Pd alla ricerca di una timida ripresa nei sondaggi.

Il toto-premier si aprirà, dunque, a giorni e questa volta potrebbe essere più difficile del solito individuarne uno, anche perché difficilmente ci sarà un partito o una coalizione in grado di stravincere le prossime elezioni del 2018.

Innanzi tutto, partiamo da una tesi sbagliata che, da quando Berlusconi è sceso in campo, si è ormai diffusa a macchia d’olio, non solo tra i cittadini comuni, ma anche tra i giornalisti.

Ad esempio, su un articolo uscito qualche giorno fa su Il Giornale, tra l’altro di Berlusconi per cui l’errore potrebbe avere una sua coerenza, il direttore Sallusti afferma “… La legislatura più sciagurata della Seconda Repubblica (tre governi e tre premier non eletti) va in archivio …” facendo, così, intendere che Letta, Renzi e Gentiloni siano degli usurpatori messi lì senza aver ricevuto il mandato degli elettori, ben sapendo, ci auguriamo, che nella nostra Repubblica Parlamentare, eleggiamo i parlamentari, appunto, mentre il Premier viene indicato dal Presidente della Repubblica.

A tal proposito, è per questo che a fare il Capo del Governo ci è andato addirittura un “tecnico” come Mario Monti che, oltre a non essere stato eletto, non apparteneva nemmeno a uno dei partiti di maggioranza.

Faccio questa lunga premessa per arrivare a fare una ipotesi che, tra l’altro, è in circolazione da qualche settimana.

Per la prossima legislatura, così come per le altre in passato, si avranno deputati e senatori divisi per partito, a legiferare nelle due Camere, e un Governo il cui coordinamento verrà affidato a un papabile Premier che avrà il compito di capire se potrà contare su una maggioranza, e quindi su una fiducia, in Parlamento.

Nel momento in cui vi sarà un vincitore uscente dalle elezioni del 2018 ci sarà anche un potenziale uomo politico di spicco di quella coalizione o partito (Renzi, Di Maio, Salvini, Berlusconi, …) che ambirà ad avere quell’incarico potenziale.

Il problema, e qui vengo alle voci di corridoio delle ultime settimane, è che bisognerà vedere quale sarà la persona che il Presidente Mattarella valuterà a suo giudizio come la più idonea a “mettere assieme” orientamenti diversi in Parlamento, poiché mai come questa volta, nella Seconda Repubblica, si potrebbe profilare un’ipotesi di larghe intese, visti i sondaggi che non assegnano maggioranze assolute a nessuno.

Il centrosinistra certamente non avrà la maggioranza, e tanto meno il Pd riuscirà a riottenere quello storico 40% delle ultime europee; il centrodestra è ancora combattuto tra un Berlusconi in attesa del lasciapassare di Strasburgo e un Salvini in sala di attesa del Notaio per sottoscrivere il patto di amicizia con il Cavaliere; il Movimento 5 Stelle come al solito correrà da solo.

Con un panorama di questo tipo, non è così improbabile un governo di “larghe intese”, per alcuni, o di “inciucio”, per altri, ragion per cui quella matematicità con cui Sallusti rivendica che il partito che vince le elezioni deve avere il suo capopopolo al comando della nave sarà tutta da dimostrare.

Poniamo caso che il M5S e il Pd non ottengano la maggioranza ma che assieme possano governare, vuoi anche perché accomunati da alcune idee di programma, a quel punto non è detto che Luigi Di Maio possa avere il diritto divino di fare il Premier mettendo d’accordo il suo partito e il Pd e stessa considerazione varrebbe per Matteo Renzi.

Potrebbe essere che in qual caso Mattarella affidi l’arduo compito di mediatore a una terza persona? Potrebbe essere che si torni a elezioni? Potrebbe essere che il Governo presieduto da Gentiloni prosegua il suo corso? Perché ricordiamoci una cosa: costituzionalmente i Parlamenti decadono dopo cinque anni, ma i Governi nì, tanto che, in caso di necessità, Mattarella potrebbe riaffidare l’incarico al mediatore Gentiloni, in barba ai timori di golpe per chi grida a gran voce che sia un premier non eletto, dimostrando di conoscere poco la Costituzione e la legge elettorale.




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Articolo pubblicato il 30/12/2017