Cronaca di un assurdo colloquio con Ryanair.

Ho partecipato alla selezione che si occupa di reclutare cabin crew, eccone il resoconto.

Busso alla porta della saletta Garden del lussuoso Nh Hotel che sono le 10.40.
Dieci minuti di ritardo, mezz’ora perso tra Oriocenter e Aeroporto, un casino per parcheggiare, un piano di scale, e il sudore che mi cola dalla fronte nonostante sia fine dicembre.
Mi do un’ultima sistemata allo specchio posto a metà corridoio, ho seguito a puntino le regole ricevute tramite la mail proveniente da Crewlink - la società che si occupa di selezionare il personale di bordo Ryanair – giacca, cravatta e camicia. Tatuaggi non ne ho.
Tutto in ordine.
Ad aprirmi c’è un sorridentissimo John (*nome di fantasia) che, sbrigate le formalità, mi invita ad accomodarmi.
Sono stupito, nella stanza ci sono solo tre ragazze, bellissime nei loro taillieur, che guardano annoiate un video. Ma come? Con la crisi occupazionale che c’è e l’assenza di grandi requisiti per la mansione da svolgere, possibile essere solo in quattro? Saranno le vacanze di Natale, penso …

Pochi minuti e John ci rifila un test di inglese perché per diventare hostess/steward Ryanair è necessario padroneggiare la lingua. Of course.
La temuta prova consiste in una parte a crocette e in un’altra dove si chiede di scrivere una lettera.
Il livello di inglese è infimo, da scuola elementare, e dopo una correzione flash ci dice con gran gioia che abbiamo passato tutti la prova scritta. Olè.

Nel frattempo arrivano altre quattro persone , affrontano il test e, magicamente, lo passano anche loro.
100% di successo, che geniacci questi ragazzi!
Ora è il tempo della presentazione dell’azienda, quello che andremmo a fare nello specifico e le regole contrattuali, incluso, ovviamente, il trattamento economico.

E qui arriva il bello …
Tra le slide che scorrono veloci, cariche di ragazzi felici e orgogliosi di indossare l’uniforme, si scopre che, se selezionati, dovremmo partecipare a un corso di formazione, pagare subito 250 Euro d’acconto non rimborsabili, più altri altri 2'649 che verranno restituiti qualora non si dovesse passare l’esame finale.
Ah, c’è anche la possibilità di saldare il conto facendosi decurtare le prime mensilità percepite. Ovviamente con una maggiorazione (si sale a 3249 ).
Suddetto corso, della durata di sei settimane, si svolgerà a Bergamo; quindi alla somma sborsata vanno aggiunti i costi per una sistemazione e del cibo, a occhio e croce quasi mille euro in più.

Finito il corso finalmente il lavoro.
Già perché, dice John, il 96% dei partecipanti passa il test finale. Eccerto, mica vorranno restituire i soldi?
Il contratto avrà durata triennale e saremo allocati in una delle decine di aeroporti dove vola Ryanair, e per un anno dovremo stare lì. Non saremo pagati con un fisso mensile ma in base alle ore volate, minimo 20 al mese, massimo 900 l’anno. Valori che, per uno non del campo come il sottoscritto, significano nulla.
Lo stipendio, che oltre a tener conto delle ore volate tiene anche conto del caro vita della città dove vivremo, varierà con una forbice che va dai 900 ai 1400 euro.
Sistemazione, trasporti, cibo sono a nostro carico.
In alcuni giorni c’è l’obbligo di reperibilità, cioè dovete stare a un’ora dall’aeroporto pronti a intervenire: ovviamente verrete pagati solo se chiamati. E non c’è straordinario.
Le tasse? Firmerete un contratto irlandese o inglese, quindi finiranno lì.
L’assicurazione sanitaria riguarderà il paese dove si opera.
Tradotto, in Italia non si versa nulla.
Non si ha diritto alla malattia, e nemmeno le ferie saranno retribuite. Scordatevi tredicesima
C’è poi lo scoglio divisa, 30 Euro al mese che verranno decurtati dallo stipendio per l’utilizzo, e ovviamente all’aeroporto in cui opererete dovrete fare L’Id card, una tessera dal costo che può variare dai 45 ai 90 Euro. Se vi trasferite ne dovete fare una nuova.
Siamo tutti a bocca aperta.

Qualcuno si fa due conti.
Ipotizzando di guadagnare 1100 Euro mensili, vanno tolti 330 per la rata del corso più la divisa. Restano 770 Euro. Affittare una camera a meno di 350 è un impresa un po’ ovunque. Ci sono poi  trasporti: gli aeroporti, si sa, spesso sono lontani dal centro cittadino, facciamo che per un abbonamento mensile te la cavi con un 40. Restano 380 con cui devi mangiare, magari prenderti un caffè ogni tanto o una birra il sabato sera. A fine mese c’è il rischio di rimetterci pure.
Il tutto per non versare un euro al nostro sistema pensionistico, e vivere chissà dove.
Ah, essendo pagati per le ore di volo effettuate, non verrà retribuito il tempo perso per ritardi o cancellazioni di volo. E nemmeno i 45 minuti d’anticipo rispetto al volo che sono chiesti allo steward.

A fine presentazione John ci indora la pillola dicendo che, solo per il primo anno, ci sarà un bonus di 1200 Euro spalmati tra le varie mensilità, avremmo un 10% di guadagno sulle vendite effettuate a bordo, e i voli per noi avranno costi bassissimi. Certo, uno dopo una settimana passata ad andare avanti e indietro, progetta di passare il tempo libero viaggiando. E poi con che soldi, visto che in tasca non ci resta pressoché nulla?

Usciamo dalla stanza tra lo scettico e l’abbattuto: a chiudere il colloquio c’è spazio ancora per una prova orale, una discussione tete-à- tete con John. Anche qui il livello del parlato è da principianti, e il giorno dopo riceviamo tutti la mail con la quale ci fanno i complimenti: abbiamo passato la selezione, non resta che pagare e accedere al corso.
Le quattro ragazze con cui sono rimasto in contatto mi dicono che lasciano perdere, io sinceramente ci avevo messo una croce sopra ben prima.
Magari qualcuno avrà anche da ridire sui bamboccioni a cui viene offerto il lavoro, e loro vi rinunciano perché troppo viziati.
Ma il lavoro è anche dignità, e a queste condizioni, probabilmente, essa viene meno.

Restano due spunti di riflessione: com’è possibile che Crewlink (società di cui si serve Ryanair) possa permettersi di trattare a questo regime i suoi lavoratori? Possibile che non esistano leggi che tutelino a fondo la persona? Possibile che ci si debba sempre inginocchiare alla multinazionale di turno?

E poi le tariffe: quanto è bello spendere il prezzo di un ingresso al cinema per andare a Bruxelles? Però prima, forse, sarebbe il caso di chiedersi cosa c’è dietro a questi prezzi stracciati … e magari scegliere di spendere un po’ di più, e viaggiare con la coscienza più leggera.

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Articolo pubblicato il 30/12/2017