1° gennaio 1937: muore a Roma Lodovico Mortara

Ministro di Grazia e giustizia nel 1919-1920, è stato ricordato dallo scrittore Piero Chiara nel suo romanzo “Il pretore di Cuvio”

Il romanzo di Piero Chiara “Il pretore di Cuvio” (1973) è ambientato nei primi anni ‘30 del ‘900 e narra le vicende di Augusto Vanghetta, già studente di legge presso l’Università di Pavia, laureato fortunosamente nel 1915, per sei anni praticante notaio, poi elevato alla carica di pretore grazie alla Legge Mortara.

Piero Chiara, che aveva lavorato come impiegato in alcune piccole preture di provincia, conosceva bene questa particolare figura della magistratura italiana, i cosiddetti “mortarini”, perché avevano ottenuto la nomina a pretore grazie alle disposizioni del neoministro ministro Lodovico Mortara, emesse avvalendosi dei pieni poteri di guerra, allo scopo di potenziare le file della magistratura, decimata dalla Prima Guerra Mondiale.

Nel luglio 1919, erano stati nominati 300 pretori, detti appunto “mortarini” o “pretori di guerra”, reclutati tra gli avvocati, con uno speciale concorso per titoli aperto a tutti i laureati iscritti da almeno 5 anni all’albo degli avvocati e notai, che hanno costituito un ruolo a parte e si sono rapidamente attirati un giudizio molto negativo.

Nel romanzo, il “mortarino” Augusto Vanghetta, dopo esperienze a Cantù e in Piemonte, si insedia a Cuvio (Varese) e da questo comune deriva il titolo del romanzo, divenuto poi il film del 2014 intitolato “Il pretore”, diretto da Giulio Base e interpretato da Francesco Pannofino, Sarah Maestri e Mattia Zaccaro Garau.

La coincidenza della morte del ministro Lodovico Mortara, avvenuta a Roma il 1° gennaio 1937, con la data odierna mi ha indotto a questo suo ricordo.

Lodovico Mortara nasce, il 16 aprile 1855, da famiglia ebraica a Mantova dove il padre è il rabbino maggiore della comunità. È avvocato e docente universitario di Diritto Costituzionale quando, a soli 30 anni, pubblica un eccellente studio dal titolo “Lo Stato moderno e la giustizia”. Ottiene così nel 1886 la cattedra di Procedura Civile e Ordinamento Giudiziario nella autorevole Università di Pisa.

È fra i promotori della riforma del procedimento sommario (Legge 107/1901) e ne redige il decreto di attuazione.

Inizia così la sua carriera di parlamentare e componente di commissioni ministeriali. Nel 1919-1920 diviene ministro della giustizia con il primo governo Nitti. Di questi anni sono le sue disposizioni, già ricordate per la nomina, di nuovi pretori.

Chiamato in magistratura per “meriti insigni”, Mortara diviene componente della Corte di Cassazione e, in seguito, Primo Presidente della Corte d’appello di Ancona, Procuratore Generale a Palermo e, infine, Primo Presidente della Corte di Cassazione di Roma, incarico che tiene fino al 1923.

Il regime fascista gli impone il pensionamento anticipato, con il pretesto di realizzare proprio la Cassazione unica, istituzione che Mortara vagheggiava da quasi trent’anni.

Mortara si è occupato, come magistrato, di molte e complesse controversie e sono rimaste celebri alcune sue sentenze.

Ricordiamo che, quando era presidente di Corte d’Appello di Ancona, dieci maestre di Senigallia chiedono il riconoscimento del diritto per le donne di essere iscritte nelle liste degli aventi diritto al voto in Italia. Mortara si pronuncia a favore della richiesta, nel luglio del 1906, anche se poi la Corte di Cassazione di Roma annulla, nel maggio successivo, la sentenza della Corte d’Appello.

Si devono a Mortara una serie di riforme, tra cui il codice di procedura penale del 1913, tuttora in vigore nella Città del Vaticano; nel 1919 l’abrogazione dell’autorizzazione maritale per le donne sposate; la legge del 1922 che ha introdotto nel nostro ordinamento il decreto ingiuntivo; sempre nel 1922, il procedimento davanti ai tribunali delle acque (tuttora in vigore).

Lo scrittore Piero Chiara ha contribuito a ricordarlo al grosso pubblico sia pure per una disposizione di legge risultata nella applicazione pratica poco felice. In una ottica diversa, Bruna Bertolo ha ricordato l’episodio dalle “maestre di Senigallia” nel suo nuovo libro intitolato “Maestre d’Italia” (Neos Edizioni, 2017), episodio che fa onore alle innovative idee di Lodovico Mortara.

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Articolo pubblicato il 01/01/2018