Il balzello sul sacchetto di regime

Purtroppo la Storia si ripete .Lo Stato è ingordo con molte complicità

Abbiamo già dedicato due articoli, ma é ormai rivolta per i sacchetti della frutta e della verdura. Talvolta le rivolte fiscali scoppiano, anche per le cause più piccole, perché quel che offende è la modalità dell’imposizione.

Non è la prima volta e ricordiamo i precedenti.

Nel regno dell’Italia unita, il fisco, dopo aver espropriato i beni della Chiesa , provocò in una sollevazione popolare nel 1898 per un rincaro del pane che, oltretutto non dipendeva direttamente dal governo.

Così è per la rivolta (per ora solo sui social network) dei sacchetti. In un paese in cui una famiglia paga più del 60% di tasse, l’aumento di pochi centesimi sulla spesa di frutta e verdura ha fatto traboccare il vaso.

Da cosa nasce questa strana legge?

Da una direttiva europea per la protezione dell’ambiente che chiede di disincentivare l’uso dei sacchetti di plastica, a favore di quelli biodegradabili e compostabili. In Italia questa direttiva è stata recepita nel modo più svantaggioso per i consumatori.

Ed ecco un altro precedente.

Ai tempi del primo Governo Berlusconi, Domenico Comino , un cuneese, di certo ignorante e di fatto un po’ tanto coglione, era Ministro delle Politiche Comunitarie. L’Europa aveva emanato direttive sulla sicurezza ed igiene del Lavoro, imponendo pesanti oneri a carico dei datori di lavoro.

Costui, invece di affidarsi alla burocrazia ministeriale, tradusse in prima persona la direttiva europea, commettendo errori fondamentali.

Il Parlamento ne discusse e, in parte aggravò anche il testo ministeriale che diede poi via alla Legge 626/96.

Le norme risultarono astruse e in parte di difficile interpretazione ed applicazione. Il risultato tangibile fu che negli altri Paesi europei, la gestione della legislazione risultò maggiormente flessibile e notevolmente meno onerosa che in Italia.

Nel caso in esame, pare si percorra il medesimo iter con aggravanti.

Infatti, oltre all’obbligo, per mercati e supermercati, di adottare sacchetti leggeri per frutta e verdura composti da materiale biodegradabile e compostabile (e certificati da appositi enti), per i consumatori è vietato il loro riutilizzo.

Possono anche portarli da casa ma solo se monouso, i supermercati possono rifiutarli per motivi di igiene e imporre i propri.

Infine il prezzo del sacchetto è direttamente a carico del consumatore e sarà battuto sullo scontrino. Quest’ultimo aspetto lo prevede la legge entrata in vigore dal 1° gennaio del 2018: è l’articolo 9-bis della legge di conversione n. 123 del 3 agosto 2017 (il Decreto Legge Mezzogiorno) che stabilisce che “le borse di plastica non possono essere distribuite a titolo gratuito e a tal fine il prezzo di vendita per singola unità deve risultare dallo scontrino o fattura d’acquisto delle merci o dei prodotti trasportati per il loro tramite”.

Il ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti, ha successivamente dichiarato che la norma mira a scoraggiare il più possibile l'uso dei sacchetti. Vedendo il prezzo sullo scontrino, insomma, la gente sarebbe scoraggiata a usarne troppi.

Questa norma è stata discusa nelle commissioni parlamentari ed nelle Aule del Parlamento. Eppure non cè stato nessuna parlamentare di maggioranza o di minoranza che si sia alzato per contestare l’illogicità della norma, a prescindere dalla liceità del Governo nel voler far cassa su qualsivoglia materia.

Ma qui è il ballo la decenza ed il cogito del Legislatore.

E’ maggiormente odiosa la forma di presentazione della Legge rispetto alla sostanza.

Siamo alla vigilia delle elezioni politiche. In un momento di sfiducia nelle istituzioni crescente ogni giorno, emergerà ancor più come i nostri Parlamentari siano dei burattini e non persone dotate di buon senso e presenza critica.

Si pavoneggiano, si cimentano nelle polemiche sul nulla, ma poi, per riferire quanto ascoltato ieri in un supermercato, sono delle “emerite teste di cazzo”!

Sarà curioso assistere ai prossimi contatti con gli elettori ed ascoltare gli epiteti conseguenti.

In tutti coloro che in questi giorni stanno sgomitando per presentarsi alle elezioni dovrebbe sorgere il timore non infondato della “Paura fisica” cui potrebbero incorrere, nell’esercizio indegno delle prerogative parlamentari.

Ma toniamo al famigerato provvedimento.

Per gli esercizi commerciali che non applicheranno la nuova norma sono previste multe che vanno da 2.500 a 25.000 euro. Ma le sanzioni possono arrivare anche fino a 100.000 euro in caso di “ingenti quantitativi” di buste fuorilegge.

Quanto pesa questo nuovo costo sulla nostra spesa quotidiana? Secondo Codacons, “… ogni volta che si va a fare la spesa al supermercato occorrerà pagare dai 2 ai 10 centesimi di euro per ogni sacchetto, e sarà obbligatorio utilizzare un sacchetto per ogni genere alimentare, non potendo mischiare prodotti che vanno pesati e che hanno prezzi differenti. Tutto ciò comporterà un evidente aggravio di spesa a carico dei consumatori, con una stangata su base annua che varia dai 20 ai 50 euro a famiglia a seconda della frequenza degli acquisti nel corso dell'anno”.

Secondo l’osservatore dell’Associazione Italiana delle Bioplastiche, invece, il prezzo sarà inferiore, al massimo 12,5 euro all’anno. Ma in ogni caso, come spiega il presidente di Codacons Carlo Rienzi, si tratta “di una vera e propria tassa occulta a danno dei cittadini italiani che non ha nulla a che vedere con la giusta battaglia in favore dell'ambiente.

Abbiamo già inviato una istanza d'accesso al Ministero dell'economia per conoscere tutti i dettagli di tale norma ingiusta, e siamo pronti a dare battaglia impugnando nelle sedi competenti un provvedimento ingiusto che finisce solo per introdurre aggravi di spesa sulle spalle dei consumatori”.

Benché “lo chieda l’Europa”.

L’Italia è l’unico paese europeo che addebita il costo dei sacchetti direttamente ai consumatori.

Questo non vuol dire che prima fossero “gratuiti”: erano forniti dai supermercati e il loro costo ricaricato su altri prezzi. Ora è pagato direttamente dal consumatore e visibile sullo scontrino. Meglio o peggio? Meglio solo se ciò permette ai supermercati di abbassare i prezzi. Ma quanti di questi li abbasseranno e rinunceranno agli extra profitti?

I consumatori hanno reagito male alla novità, la protesta dilaga sui social e iniziano anche i suggerimenti su come aggirare il balzello. Ad esempio pesando i frutti o la verdura pezzo per pezzo ed etichettando ogni singolo pezzo. Quindi, se si comprano due banane e quattro arance, invece che prendere due sacchetti (uno per ogni tipo di frutto), si pesano uno ad uno i sei frutti e si stampano 6 etichette, uno per ogni frutto.

A chi giova questa legge? E’ soprattutto questo l’aspetto che sta facendo indignare la gente sui social network, perché si dice che la nuova legge sia fatta per favorire interessi vicini a Renzi e al Pd.

Naturalmente le teorie si moltiplicano. Gira il nome di Catia Bastioli, imprenditrice e amministratore delegato di Novamont, azienda chimica che produce plastica biodegradabile. Bastioli si difende affermando di non avere il monopolio nel settore e di non essere nella manica di Renzi e del Pd.

Non ha il monopolio, è vero: ci sono 150 aziende italiane che operano nel settore. E, come afferma lei stessa nella sua intervista a La Repubblica, “avrò visto Renzi quattro o cinque volte in tutto”. Però la Novamont aumenterà le vendite dei suoi prodotti grazie alla nuova legge?

Difficile pensare che non ci guadagni, considerando l’obbligo di acquisto introdotto dalla nuova legge. E Catia Bastioli era una delle imprenditrici intervenute alla Leopolda nel 2011. Nel 2014, all'inizio dell'era Renzi, è stata nominata alla presidenza del Gruppo Terna, azienda controllata della distribuzione d'energia. 

La dittatura dei partiti e del PD in questo caso, continua ad eruttare il marcio. Dopo la giarrettiera della Boschi, le previsioni sull’andamento economico errata ed i provvedimenti deleteri di Monti e Padoan, le banche di Partito, le appropriazioni indebite del compagno Gatti a capo della Finpiemonte, arrivano i favori pagati a caro prezzo dai consumatori italiani alla Novamont.

Ancora E’ ora di dire basta! Nel Paese ecessita una radicale deratizzazione .

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Articolo pubblicato il 06/01/2018