Quando il genio è un idiota per i più idioti.

Donald Trump è un geniale imprevisto della storia americana così come Silvio Berlusconi lo fu di quella italiana.

Quando Berlusconi vinse le sue prime elezioni, Massimo D'Alema, che si ritiene un genio, sentenziò: «È un idiota, tra poco lo troveremo sui sagrati delle chiese a chiedere l'elemosina».

Venticinque anni dopo ditemi voi chi dei due era il genio e chi l'idiota. Mi viene in mente questo aneddoto leggendo le cronache che arrivano dagli Stati Uniti sullo stato mentale di Donald Trump.

Michael Wolff, ex collaboratore del presidente durante la campagna elettorale, ha scritto un libro (Fire end Fury) che sta facendo molto discutere: sostiene di aver raccolto confidenze nel mondo che gravita attorno alla Casa Bianca che parlano di un «Trump idiota». Il presidente ha ribattuto: «Io non sono un idiota, io sono un genio», elencando i suoi numerosi successi professionali.

Sembra un dibattito surreale, eppure non lo è. «Idiota» è parola che indica, cito i dizionari, «chi non ha capacità cognitive». Il che vale sia per chi davvero non le ha, sia per chi ne ha talmente tante, i geni appunto, da risultare invisibili alle persone normali.

Se Trump fosse catalogabile nella prima categoria (privo di capacità) verrebbe da chiedersi quale sia il quoziente intellettivo delle persone (la Clinton e i democratici americani, per semplificare) che lo hanno sfidato e hanno perso. Come si potrebbe definire uno che si fa mettere nel sacco da un «idiota»? Mi viene in mente «demente», ma non sono un esperto.

Stando in Italia, penserei alle facce di Bersani ed Alfano, quelli cioè che pensavano di essere dei «geni» e che Berlusconi fosse appunto un «idiota».

Se invece Trump fosse davvero un «genio», allora si spiegherebbero tante cose. «Quando un genio appare in questo mondo lo si capisce dal fatto che tutti i mediocri si coalizzano contro di lui», diceva un filosofo. Ed è quello che sta succedendo a Donald Trump, un geniale imprevisto della storia americana così come Berlusconi lo fu di quella italiana.

Io capisco che uno normale scambi un genio per un idiota. E quando dico «normale» mi riferisco anche a quelli bravi che sanno colpire un bersaglio che nessun altro sa colpire. È che i geni vedono un bersaglio che nessun altro sa vedere. Non è differenza da poco. Fidiamoci dell'intuizione di Cesare Lombroso: «La comparsa di un singolo grande genio vale più della nascita di centinaia di mediocri».

Di Alessandro Sallustri.

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Articolo pubblicato il 08/01/2018