Roma, M5s e Pd: la campagna elettorale dei rifiuti

Situazione critica nella Capitale. I pentastellati attaccano la Regione Lazio e le Giunte precedenti. I dem, l'Emilia Romagna e l'Abruzzo rispondono. Ma le cifre date dal Campidoglio non tornano

Una campagna elettorale indifferenziata. Nel senso proprio di "monnezza". Già, perché i rifiuti della Capitale e la sua cronica emergenza sono tornati a essere protagonisti della battaglia politica tra Movimento 5 stelle e Partito democratico.

Dopo l'ipotesi di spedire una quota di rifiuti in Emilia-Romagna (uno smacco per i pentastellati dopo gli strali di Grillo contro l'inceneritore del traditore Pizzarotti e un boccone ghiotto per i dem), l'amministrazione Raggi starebbe valutando l'Abruzzo che ha dato la sua disponibilità. E fin qui tutto (quasi) normale. Invece no. Tra rimpalli di responsabilità, bufale, numeri seminati sui social la confusione resta alta.

Il 7 gennaio 2018 a spiegare il motivo del passo indietro sull'Emilia-Romagna era stato il cinque stelle Daniele Diaco, presidente della commissione Ambiente presso l'Assemblea capitolina. «Portare i rifiuti di Roma in Regione Emilia Romagna costa molto di più: oltre 180 euro a tonnellata», ha scritto Diaco, allegando al post una card con cifre grandi e grosse nel tentativo di semplificare una materia che semplificabile proprio non è.

«Per questo, e non per ragioni politiche, ancora nessun camion è partito da Roma per gli impianti emiliano-romagnoli. La polemica politica che, purtroppo, è partita dagli amministratori dell'Emilia Romagna non rientra tra i nostri criteri di scelta basati sempre su responsabilità e attenzione per l'interesse pubblico».

L'assessore capitolino alla sostenibilità ambientale Pinuccia Montanari ha in sostanza confermato le stesse cifre. «Intorno ai 150 euro a tonnellata», ha spiegato l'8 gennaio a Radio 24, potrebbe essere un buon prezzo «e noi dobbiamo anche rispondere di fronte alla Corte dei conti». Un costo ben lontano dai «200 euro» dell'Emilia-Romagna.

Non solo. Montanari nel tentativo di «fare chiarezza», per sua stessa ammissione, ha aggiunto «Tutti sanno che dal 2013 - anno di chiusura della discarica di Malagrotta con il Pd che si dimenticò di pianificare una alternativa - il piano regionale del Lazio non è stato ancora aggiornato: di conseguenza, la Regione non riesce a trovare una alternativa per accogliere le tonnellate di indifferenziato prodotte da cittadini e imprese».

Spiegando poi: «Non facciamo campagna elettorale ma pensiamo all’interesse delle persone. C’è il sospetto che qualcuno voglia speculare - politicamente ed economicamente - sulle spalle dei cittadini e proponga tariffe fuori mercato per mettere in difficoltà le amministrazioni e gli abitanti di Roma. No agli sciacalli della politica».

Qualcosa però non torna. A rispondere ai due esponenti pentastellati è stata Estella Marino, ex assessore all'Ambiente e rifiuti nella Giunta Marino. «La città è andata in emergenza per i limiti di capienza dei Tmb (i tritovagliatori che trattano i rifiuti indifferenziati, ndr)», ha scritto «Non è lo smaltimento in discarica il problema. Quindi, ribadisce Marino in un altro post, «pure se per assurdo oggi fosse aperta la discarica di Malagrotta ci sarebbe l'emergenza lo stesso perché i rifiuti indifferenziati devono prima passare per i Tmb e non possono andare direttamente in discarica. (Ciò non toglie la necessità di individuare una discarica di servizio ma non è questo che produce l'emergenza)».

E poi precisa, sempre rispondendo a Montanari: «Noi l'alternativa impiantistica con il progetto degli ecodistretti l'avevamo pianificata eccome, il primo impianto di compostaggio era già in fase avanzata di progettazione, peccato che loro abbiano bloccato tutto». Riassumendo, a mancare a Roma sono i Tmb. Non solo: dopo il passaggio nei Tmb, una parte del materiale è destinato alle discariche fuori regione e un'altra all'incenerimento. Di norma, gli inceneritori del Lazio - Colleferro e San Vittore - riescono a smaltire il tutto. Ma non ora che il primo impianto è in manutenzione.

C'è un altro punto dolente nella ricostruzione pentastellata - e dell'Ama - e riguarda proprio le cifre. A mettere i puntini sulle i è questa volta la Regione Abruzzo. Mario Mazzocca, sottosegretario alla presidenza della Giunta con delega all'Ambiente, dopo una riunione col governatore Luciano D'Alfonso ha sbottato: «Ci lasciano sconcertati le dichiarazioni fatte a mezzo stampa dall’amministratore delegato di Ama, secondo il quale ci sarebbe un’inversione di rotta nel voler trasportare i rifiuti dall’Emilia-Romagna all’Abruzzo, tra l’altro motivandola con ragioni economiche che non sono assolutamente vere».

Aggiungendo: «Peraltro da quanto mi risulta in Emilia-Romagna i rifiuti andavano per essere smaltiti, una cosa ben diversa dal trattamento, che noi possiamo fare in Abruzzo e che ha costi certamente più elevati».

Dunque il costo a tonnellata fissato dall'Abruzzo (su un costo medio, come scrive Diaco, di 150 euro) non comprenderebbe lo smaltimento ma solo il trattamento nei Tmb. Aggiungendo il trasporto nelle discariche del Molise, della Toscana e dell'Emilia-Romagna, la cifra lieviterebbe. Questo perché, spiega un esperto del settore, «il produttore di rifiuti paga tutta la filiera, compresa la destinazione finale. Per esempio i costi dei Tmb di Colari (il consorzio laziale dei rifiuti, ndr) comprendono anche lo smaltimento. Chiedendo invece un supporto esterno è possibile che il costo non comprenda la destinazione finale».
Nel balletto delle tonnellate e degli euro è però intervenuta la Regione Emilia-Romagna, abbassando di molto le stime «Di cosa parla l'assessore all'Ambiente del Comune di Roma, Pinuccia Montanari?», ha scritto in una nota la collega emiliano-romagnola Paola Gazzolo.

«Quantificare in 200 euro il costo dello smaltimento dei rifiuti della Capitale in Emilia-Romagna significa sparare numeri in libertà. Le cifre diffuse sono prive di qualsiasi fondamento: come le ha calcolate? Sarebbe interessante saperlo, visto che Ama non ha nemmeno chiesto un preventivo ai nostri gestori e, anzi, si è negata a ogni tentativo di contatto ufficiale come disposto dalla nostra delibera». Le cifre presentate da Gazzolo in effetti sono ben diverse. «Il Rapporto rifiuti urbani 2017 di Ispra parla chiaro», fa notare l'assessore, «il costo medio dello smaltimento in Emilia-Romagna è di 116,7 euro a tonnellata».

Un prezzo inferiore sia alla media delle Regioni del Nord che è di 125,8 euro a tonnellata, sia ai 124,2 della media nazionale. «In ogni caso», prosegue Gazzolo, «anche considerando i costi dei tre impianti che sarebbero stati coinvolti nello smaltimento dei rifiuti di Roma, e aggiungendo la quota di disagio ambientale, prevista dalle norme, e le spese di trasporto, non si sarebbe mai arrivati alle cifre di cui parla il Comune di Roma».

Insomma, cambiano le amministrazioni ma l'emergenza rifiuti a Roma resta una costante. E dire che il 17 giugno 2015 Beppe Grillo dai social picconava l'allora Giunta Pd invocando le dimissioni del sindaco Ignazio Marino: «Prima che Roma venga sommersa dai topi, dalla spazzatura e dai campi dei clandestini gestiti dalla mafia, Marino dimettiti», scriveva sui social il leader del Movimento. Invece anche Virginia Raggi, dall'affaire Muraro in poi, non è (ancora) riuscita a invertire la marcia finendo anch'essa nel tritovagliatore mediatico.

Francesca Buonfiglioli

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 10/01/2018