Quando la carità è pelosa: Jeff Bezos, il patron di Amazon e proprietario del Washington Post, dona 33 milioni di dollari a un fondo pro Dreamers.

C’è da commuoversi?

La donazione arriva mentre la tensione sul fronte dell'immigrazione è elevata, con le parole dure di Donald Trump e le trattative in corso in Congresso per sciogliere il nodo del Daca, il Deferred Action for Childhood Arrivals, il piano che tutela i Dreamer.

Mercoledì, come era avvenuto per il bando sui musulmani, un giudice federale della California ha bloccato lo stop voluto dalla Casa Bianca al programma di protezione dei Dreamers: 800mila immigrati entrati irregolarmente negli Stati Uniti quando erano minorenni e che Barack Obama decise di tutelare. Con Trump rischiano di essere rimpatriati.

Per questo oltre 100 leader della Silicon Valley e di Wall Street - da Mark Zuckerberg a Jeff Bezos a Tim Cook - hanno già lanciato un appello al Congresso dalle pagine del New York Times e del Wall Street Journal. 

Ci riesce francamente difficile cogliere l’aspetto umano di queste iniziative, mentre emerge con prepotente chiarezza il fine ultimo, unico, di fare politica, di “colpire” ulteriormente l’amministrazione Trump.

Ciò premesso non significa che intendiamo prendere posizione pro o contro il Presidente americano, ma riteniamo di non poter sottacere la presenza negli USA di tanti miliardari umanamente beceri e squallidi.

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Articolo pubblicato il 13/01/2018