Ricordo di Camillo Brero.

Una lettera inviata da una professoressa russa nel 1997 a Camillo Brero rievoca una storia di “amore” per la lingua piemontese nata nel 1970, a Togliattigrad.

Per ricordare Camillo Brero mi è sembrato bello pubblicare nella versione italiana una lettera che gli è stata inviata da una professoressa russa nel 1997 e pubblicata sulla rivista “Piemontèis ancheuj” dell’aprile 1997, e che rievoca una storia di “amore” per la lingua piemontese nata nel 1970, a Togliattigrad (m.j.).

Un saluto e tanti ricordi dalla Russia!

Gentile Professor Camillo Brero, cari lettori di “Piemontèis ancheuj”, cari amici piemontesi, con onore e con gran piacere ho ricevuto l’invito di presentarmi di nuovo sulle pagine del Vostro mensile di poesia e di cultura.

Dico “di nuovo” perché sono quella professoressa russa che tanti anni fa , nel 1983, è venuta a Torino per vedere i suoi amici e conoscere la città e la gente del Piemonte. È stato un soggiorno che non posso dimenticare…

Ho conosciuto tanta gente simpatica che spero si ricordi un po’ di me, anche se per varie ragioni le mie lettere non erano molto regolari (per non dire di più!).

Volevo spiegare questo fatto “strano” (visto che sono russa) della mia passione per la lingua piemontese, ai lettori che sono magari della nuova generazione, e non mi conoscono.

Questa storia “romantica” è iniziata nel 1970, quando, come studentessa del 3° anno dell’Università di Leningrado, sono stata mandata a Togliattigrad (al centro della Russia, sul fiume Volga) a lavorare come interprete con i tecnici della FIAT. A quell’epoca la FIAT aiutava i russi a costruire una fabbrica di automobili che esistono anche oggi. (La macchina russa si chiama VAZ o LADA).

Il mio lavoro consisteva nel fare la traduzione dal russo in italiano e viceversa. Ma i tecnici erano quasi tutti piemontesi e torinesi e parlavano la loro lingua! Era una lingua difficile da capire, ma suonava tanto bene! E mi è piaciuta, molto! Ho iniziato a studiarla. Le prime parole, le ho scritte nel quaderno così come mi erano dettate dai miei amici. Lo facevano con tanto entusiasmo, tanto piacere e tanto orgoglio!

Più tardi mi hanno portato in Russia diversi libri in piemontese. I miei primi libri piemontesi erano: la Gramàtica di C. Brero, un libro di poesia: “’L Bochèt 1969” e un volume raro e prezioso: il grande “Dizionario” di Vittorio di Sant’Albino! (Questo volume poderoso è arrivato con l’entusiasmo di gente piemontese fino al cuore della Russia!).

Poco a poco cominciavo a capire questa bella lingua particolare e a pronunciare qualche parola. Ho fatto un questionario di circa 20 domande sull’uso del piemontese nel Piemonte (l’età delle persone che parlano il piemontese, dove, quando, ecc.). Le risposte sono state registrate sempre dai miei amici, i tecnici della FIAT. Queste registrazioni le ho conservate fino ad oggi nella mia casa.

Ho lavorato sei mesi con gli specialisti piemontesi. A Leningrado (ora San-Pietroburgo) dovevo fare ancora due anni di studio all’Università. Ma non ho dimenticato il piemontese! Ho scritto prima una tesina (il compito di fine anno) poi la Tesi di Laurea sui diversi aspetti del vocabolario della lingua piemontese. Più tardi ancora, ho fatto il Dottorato di ricerca, e nel 1981 ho scritto la Dissertazione “Particolarità del lessico piemontese in confronto con quello dell’italiano standard”. Come fonte del materiale ho usato vari libri di poesia e di prosa, il giornale “’L Caval ëd brôns”, il dizionario di V. Di Sant’Albino, articoli di studiosi della lingua piemontese.

Non mi mancava il materiale perché a quell’epoca (dal 1979) ero già in corrispondenza con la signora Bianca Barbero e con il suo aiuto ho conosciuto il Prof. Camillo Brero, la signora Concetta Prioli, il Prof. Pino Perrone e tanti altri amici piemontesi della “Companìa dij Brandé” e tanti altri ancora (mi mancherebbe il posto per citarli tutti!), che mi avevano mandato tantissimi libri preziosi per il mio lavoro. Vorrei anche ringraziare il signor Aldo Petrini, il dipendente della FIAT, che con il suo articolo sulle pagine della “Gazzetta del popolo”, del 1979 mi ha fatto avere tanti amici nel Piemonte.

Grazie agli amici, alla loro attenzione, all’amore per il loro linguaggio, io, vivendo lontano dalla Vostra terra, ho nella mia casa una ricchissima biblioteca (più di 50 volumi) di libri in piemontese di vario genere. Sono: grammatiche, dizionari, bibliografie, articoli scientifici, romanzi, racconti e favole, una grande raccolta di poesie, calendari, ricette di cucina ecc. In più, riviste “Piemonte vivo”, “Musicalbrandé”, il mensile “’L Caval ëd brôns”. Ricevo regolarmente ogni mese “Piemontèis ancheuj”. Ringrazio ancora molto tutti per la gentilezza e la generosità.

Tutti questi anni ho dovuto occuparmi di diverse cose. Ma adesso di nuovo sento una nostalgia del piemontese. Ho rivisto i libri della mia biblioteca, ho risentito registrazioni di poesie e canzoni: anche “Le cansôn dla piòla” registrate da torinesi nel 1970 a Togliattigrad. Sul piano scientifico ho il progetto di fare una relazione sul Piemontese nel quadro di Convegni di docenti e professori della mia Università (della Facoltà di Lettere) a metà di marzo. L’argomento è “Il Piemontese tra le altre lingue neo-latine”.

Devo aggiungere che per combinazione (o per destino!) nel mese di gennaio di quest’anno sono stata invitata da una mia collega italianista di Germania di tenere una conferenza sul Piemontese. Gli studenti tedeschi dell’università di Osnabrück hanno un Seminario: “Le regioni d’Italia: Piemonte”. Erano interessati a conoscere anche cosa è il Piemontese. La mia conferenza era intitolata: “Il Piemontese nel contesto linguistico”.

La conferenza è andata bene. Nel gruppo degli studenti, a proposito, vi era una bambina di origine piemontese! Alla fine della lezione abbiamo ascoltato il “Tango di Torino” e abbiamo fatto la lettura del testo di Pinin Pacòt “Ij Brandé” della Grammatica di Camillo Brero.

Per me è stato un grande piacere riprendere a studiare la lingua e la cultura piemontese.

Così è la mia breve e insieme lunga “storia d’amore” con la vostra lingua che è diventata anche un poco mia.

Saluti sinceri e arrivederci presto sulle pagine di “Piemontèis ancheuj”.

Vostra

Svetlana Kokochkina

27-2-1997 San Pietroburgo

Ringrazio l’amico Flip di Gioventura Piemontèisa che mi ha segnalato questo episodio (m.j.).

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Articolo pubblicato il 14/01/2018