L'anno è iniziato da un po'. Un brindisi posticipato, il "sistema Paese", può ancora concederselo. E non è per nulla fuori luogo. Un brindisi a base di spumante, ovviamente.

Anche perché sono proprio le "bollicine italiane", e il loro sempre più vasto successo sul mercato globale, a ispirarlo. Settimana scorsa, infatti, con uno dei suoi sempre significativa rapporti, Coldiretti ha certificato il doppiaggio, in fatto di esportazioni, dello spumante sullo champagne. L’Italia, nel 2017 appena archiviato, ha mandato all’estero 360 milioni di litri, con un aumento dell’11% rispetto all’anno precedente.

"Fuori dai confini nazionali - sottolinea la Coldiretti - i consumatori più appassionati sono gli inglesi che non sembrano essere stati scoraggiati dalla Brexit e sono nel 2017 il primo mercato mondiale di sbocco delle spumante italiano con le bottiglie esportate che fanno registrare un aumento del 13% di gran lunga davanti agli Stati Uniti, mentre in posizione più defilata sul podio si trova la Germania".

Prosecco, l’Asti, e il Franciacorta sono sempre più apprezzati nel mondo. Nel 2017 è stato raggiunto per la prima volta il record storico dell’esportazioni di spumante italiano all’estero anche in valore per un importo stimato a 1,3 miliardi anche se, secondo a grande organizzazione di rappresentanza degli agricoltori, "risulta ancora molto elevato il differenziale di prezzo medio per bottiglia rispetto allo champagne che spunta quotazioni medie molto superiori".

Permane, poi, per questa come tante eccellenze enogastronomiche il grande problema delle imitazioni, molte anche prodotte nel nostro continente.

Questi dati, pur considerando le criticità non occultate da Coldiretti, ci confermano la strategicità di un comparto che richiederebbe forse una maggior accompagnamento politico, per consacrare il ruolo planetario dell'Italia come "patria del gusto".

Intanto, alla luce dei dati, "cin cin!"

Marco Margrita