L'Infinita Meraviglia del Cosmo

Seconda tappa. Rimirando le stelle, "prendiamo le misure" dell'Universo

Come declamava Giacomo Leopardi (1798-1837) nel celebre componimento Canto notturno di un pastore errante dell’Asia, “forse s’avess’io l’ale da volar su le nubi, e noverar le stelle ad una ad una, […] più felice sarei”… Ebbene, dopo esserci lasciati, l’altro giorno, con il capo proteso oltre le nuvole, ci apprestiamo ora a rimirar giustappunto più approfonditamente le stelle…

Per farlo, non volgiamo certo il guardo in una direzione a caso. L’immagine presentata quest’oggi è infatti quella del prospero e sontuoso ammasso globulare M5, localizzato dall’astronomo francese Charles Messier (1730-1817) fra la costellazione della Bilancia e quella del Serpente.

La denominazione di ammasso globulare si deve al fatto che esso rappresenti, in pratica, una densissima sfera di stelle, con oltre 100 000 astri racchiusi entro poche decine di anni luce.

 

Arrivati a questo punto, urge però aprire una breve parentesi: come misuriamo le lunghezze in Astrofisica? Qual è il metro in uso al nostro “pastore errante” nelle lande cosmiche?

L’unità di misura più nota è proprio l’anno-luce: esso corrisponde semplicemente al percorso che la luce, muovendosi alla sbalorditiva velocità di 300 000 chilometri al secondo, riesce a coprire nel corso di un anno. Così, i caldi raggi del Sole impiegano circa 8 minuti per raggiungere la Terra (che dunque si trova a 8 minuti-luce) mentre la stella più vicina al Sole (praticamente nostra dirimpettaia in questo sterminato condominio cosmico…) dista già oltre 4 anni luce.

Per esprimere la scala e la distanza degli oggetti celesti non appartenenti alla nostra galassia è invece piuttosto comune, in Cosmologia, utilizzare i multipli del parsec (1 parsec equivale a poco più di 3 anni luce). Volendo fornire ai lettori alcuni ordini di grandezza, l’estensione tipica di una galassia come la Via Lattea è di circa 10 000 parsec, mentre quella degli ammassi di galassie più grandi supera il milione di parsec.

 

Chiudiamo questa breve parentesi divulgativa con una doverosa precisazione. L’ammasso globulare M5, oggetto del nostro dissertare odierno, giace nell’Universo a una distanza di circa 25 000 anni luce dalla Terra: un’inezia per i performanti occhi elettronici del Telescopio Spaziale Hubble con cui l’immagine è stata ottenuta.

Osserviamo il luccichio della moltitudine di stelle, talmente fitto da ricordare quasi il particolare di un quadro divisionista… Gli ammassi globulari (posti al di fuori del piano galattico, in una regione periferica chiamata alone) rappresentano alcuni fra gli oggetti celesti più antichi, nonché storicamente utilizzati per stimare l’età dell’Universo. Le stelle che li compongono si sono infatti formate tutte nello stesso periodo e hanno dunque la medesima età (circa 13 miliardi di anni). Le loro colorazioni differenti sono dovute a processi che scopriremo nel corso delle prossime tappe, dopo aver brevemente tratteggiato i fondamentali della Fisica stellare.

Abbiamo esordito riportando alcuni versi poetici: vogliamo concludere l’articolo allo stesso modo.

Perché soltanto la Poesia  - oppure l’infinita meraviglia del Cosmo e dei suoi astri -, sono in grado di infonderci appieno quegli ineguagliabili sentimenti di attonito stupore ed esterrefatto sbalordimento tali che, come scrisse il sommo Dante, “all’alta fantasia qui mancò possa”…

Il viaggio continua!

 

Image Credit: HST, ESA, NASA

 

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Articolo pubblicato il 17/01/2018