Il leader “moderato” palestinese intrappolato in una bolla di allucinazioni, illusioni e falsità.

Abu Mazen ha chiarito che non è un interlocutore, che rifiuta la legittimità di uno stato nazionale ebraico. Ma forse c’è del metodo nella sua follia.

È il leader più moderato che i palestinesi possono scegliere, e proprio qui sta la loro tragedia. Domenica scorsa, il celebre “moderato” ha dichiarato che non intende ripetere il 1948 e il 1967, perché quei tragici errori portarono al disastro palestinese, quello che chiamano nakba. Eppure sta ripetendo esattamente quegli stessi errori: ancora allucinazioni, ancora illusioni, ancora rifiuti.

In Israele, si discute se l’origine del problema sia il 1948 o il 1967. Abu Mazen ha messo in chiaro che il problema è il 1917. Vale a dire la Dichiarazione Balfour, quella che riconosceva il diritto degli ebrei ad avere una sede nazionale. C’è discussione sull’esistenza o meno di una linea netta che separi anti-sionismo e antisemitismo. Abu Mazen ha messo in chiaro che non esiste nessuna linea: entrambe le ideologie si fondano sulle menzogne.

È persino imbarazzante dover confutare le sciocchezze proclamate dal leader moderato dell’Autorità Palestinese, ma a quanto pare non si può farne a meno perché ogni menzogna che viene ripetuta mille volte nel primo atto, arriva nei libri di testo e nei campus universitari al terzo atto, e alla fine anche la bugia più stupida viene legittimata con l’argomento che si tratta della “narrativa palestinese”. Di tutte le panzane di cui era pieno il discorso fatto domenica da Abu Mazen, almeno tre devono essere confutate.

Innanzitutto, secondo Abu Mazen la Dichiarazione Balfour è un progetto colonialista. Ma è proprio il contrario. La Dichiarazione Balfour venne emanata nel quadro di un crescente riconoscimento del diritto all’autodeterminazione dei popoli, frutto a sua volta di una battaglia antimperialista che portò alla dissoluzione degli imperi e alla creazione di stati nazionali. Gli ebrei, che vivevano sotto svariati imperi, ottennero il riconoscimento del loro diritto all’autodeterminazione insieme ad altri popoli.

Quindi il sionismo è un movimento di liberazione antimperialista (ne sanno qualcosa gli inglesi). Il sionista non mirava a bandire nessuno, e la nakba (il dramma dei profughi palestinesi) fu il risultato del rifiuto arabo e della conseguente aggressione militare. E comunque, decine di milioni di persone hanno subito sradicamento ed espulsione e vi sono stati grandi scambi di popolazione, nel corso del processo di creazione degli stati nazione: anche fra arabi e ebrei.

In secondo luogo, Abu Mazen – senza citarlo espressamente – ha fatto intendere che il piano di pace che gli era stato offerto nel 2008 dall’allora primo ministro israeliano Ehud Olmert prevedesse 40 anni di presenza israeliana sul fiume Giordano e che questo sarebbe il motivo per cui l’ha rifiutato. Ebbene, in un’intervista a Jackson Diehl del Washington Post, lo stesso Abu Mazen aveva spiegato, in tempo reale, che aveva rifiutato il piano perché non garantiva un “diritto al ritorno” su ampia scala. Questa fu anche la sua reazione immediata di fronte all’allora Segretario di stato americano Condoleezza Rice, che gli presentò i principi del piano poche ore dopo averne sentito parlare da Olmert. Domenica scorsa, invece, abbiamo sentito una versione riveduta e corretta, completamente falsa.

In terzo luogo, stando ad Abu Mazen “gli europei vollero portare qui gli ebrei per preservare i loro interessi nella regione e chiesero all’Olanda, che allora aveva la flotta più grande del mondo, di trasportare gli ebrei”. E qui Abu Mazen ha superato se stesso.

L’Olanda? Quando esattamente l’Olanda avrebbe spostato masse di ebrei? L’Olanda venne occupata dai nazisti all’epoca in cui il mufti Haj Amin al-Husseini, l’eroe di Abu Mazen, collaborava attivamente con i padroni dell’Europa di allora, i nazisti, per allargare lo sterminio degli ebrei al mondo arabo e alla Palestina. Ma di cosa cavolo va blaterando Abu Mazen? 

Il discorso di Abu Mazen è sostanzialmente un regalo a quella parte della destra israeliana che vorrebbe un unico grande stato su tutta la Terra d’Israele/Palestina. Il leader moderato palestinese infatti mette in chiaro che non c’è nulla di cui parlare o negoziare. Rifiuta di riconoscere il diritto stesso degli ebrei all’autodeterminazione in un loro legittimo stato sovrano. Dunque, non è un interlocutore. È intrappolato in una bolla di allucinazioni, illusioni e falsità.

Ma può anche darsi che non si tratti davvero di un’allucinazione, bensì di un disegno. Dopotutto, Abu Mazen – coi suoi rifiuti di negoziato e compromessi – vuole proprio portarci tutti verso lo scenario di un unico grande stato (ben presto arabo-islamico, naturalmente). E’ esattamente ciò che vogliono gli odiatori di Israele, è ciò che vuole la coalizione Hamas-BDS-Iran. Quindi non è il caso di minimizzare le assurdità enunciate nel discorso di Abu Mazen. Perché se non stiamo attenti, quel discorso farneticante potrebbe trasformarsi in un’altra tappa sulla strada che porta al raggiungimento di quell’obiettivo.

Di Ben-Dror Yemini - israele.net

 

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Articolo pubblicato il 19/01/2018