“Da dove tutto ebbe inizio”, a Collegno (Torino)

Sergio Donna commenta il docufilm del regista Victor Vegan

Il giorno 20 gennaio 2018 si è tenuta a Collegno, nell’accogliente Auditorium Giovanni Arpino, la proiezione del docufilm “Da dove tutto ebbe inizio” del regista Victor Fiore (Victor Vegan).

Un appuntamento importante per tutti coloro che hanno il Torino nel cuore, ma più in generale per tutti coloro che amano il calcio e i suoi valori originali e autentici, cioè il fair play sportivo, la lealtà, la combattività, la tenacia, e la forza di volontà dei pionieri del football.

Un ruolo chiave nell’organizzazione dell’evento l’ha svolto Rosalbina Miglietti, madrina della presentazione. Molte le autorità presenti in sala e numerosi personaggi simbolo della storia del Torino: oltre al sindaco di Collegno, Francesco Casciano, è intervenuta l’assessore regionale di fede granata Silvana Accossato. Ma si sono notati in sala anche Pier Vittorio Pozzo, nipote del mitico giocatore e allenatore del Football Club Torino, nonché giornalista e tecnico della Nazionale, Massimiliano Romiti, Fabrizio Calzia, i coniugi Gino San Ventura e Kazue Fukumoto, Marco Morelli Di Popolo, Daniele Costelli, Massimo Capirossi, Carlo Capirossi, Milena Garreffa (la ragazza protagonista), Pierino Ampellio. E ancora, seduti tra il pubblico, Franco Ossola junior, figlio del compianto Franco Ossola del Grande Torino, l’allenatore Giancarlo Camolese, insieme ad alcuni azionisti del Genoa Calcio, del Milan Football & Cricket e tanti amici del suggestivo villaggio Leumann, fondato un secolo fa dall’omonimo imprenditore tessile svizzero Napoleone Leumann.


Il docufilm di Victor Fiore, “Dove tutto ebbe inizio | Where it all began”, narra dei pionieristici albori del calcio italiano: un lungo viaggio tra Italia, Inghilterra e Svizzera, passando – anzi partendo – proprio da Torino. La storia del calcio italiano, e della squadra del Torino in particolare (come d’altronde quella di molti altri sport che hanno trovato origine sulle sponde del Po: il canottaggio, la scherma, ecc.), inizia proprio nella città della Mole grazie ad Edoardo Bosio (Torino, 1864 – Davos, Svizzera, Canton dei Grigioni, 1927). Suo nonno Giacomo Bosio, di origini svizzere, aveva fondato nel 1845 un birrificio a Torino per produrre la birra “Cervisia” con un processo tradizionale tipico del genovesato, che sull’etichetta riportava il motto «Bona Cervisia lætificat cor hominum». Quella Birreria era la notissima Birreria Bosio (che aveva sede in Via della Consolata, e che poi si trasferì in Via San Donato), poi diventata Bosio e Caratsch.

Edoardo (Edward) Bosio, dopo essersi diplomato ragioniere, non entrò nell’azienda di famiglia, ma si fece assumere dalla Thomas & Adams di Nottingham, ditta operante nel campo dei tessili: fu in Inghilterra che entro in contatto con gli ambienti inglesi del football e lassù aveva imparato molto bene a praticare quel nuovo gioco di squadra. Ritornato nel 1887 a Torino, impiantò in Val di Susa il Cotonificio di Sant’Ambrogio che alimentava i propri telai con l’acqua della Valle (allora definita “carbone bianco”), e precisamente dal canale Cantarana, derivato dalla Dora Riparia. Vista la sua passione per gli sport, Bosio si avvicinò anche al canottaggio. Divenne così socio della gloriosa Società Armida (di cui in seguito fu nominato Direttore Tecnico). Dall’Inghilterra aveva importato in Italia però, soprattutto, la passione per il football. Si portò con sé in Piemonte qualche pallone di cuoio, non facilmente reperibili all’epoca nei negozi torinesi, e si propose di fondare un Club a Torino appositamente attrezzato per la pratica del calcio, con un campo adeguato dove poter praticare e promuovere questo sport.

Fu così che, con i colleghi d’oltre Manica della filiale torinese della Thomas Adams, fondò il Football & Cricket Club Torino, società sportiva che praticava il canottaggio d’estate e il football d’inverno. Si ha anche notizia del look e dei colori dell’abbigliamento usato dai calciatori: i giocatori indossavano una camicia a righe rossonere con il colletto bianco, un berretto in testa e calzoni lunghi.

Prima dell'inizio del film un extra del dvd mostra un’intervista a Carlo Capirossi, alias Bosio, da parte di Victor Fiore registaPoi il film prende avvio, snocciolando un po’ alla volta gli avventurosi capitoli iniziali della storia italiana (ed internazionale) del calcio. Scopriamo così che quel Football Club italiano fondato da Bosio nel 1887, con il nome di “Football & Cricket Club Torino”, fu in effetti il primo nel nostro Paese. Due anni dopo (nel 1889) nascerà il “F.C. Nobili Torino”; due anni dopo ancora (siamo nel 1891), i due club si fonderanno tra loro, dando origine all’ “International Club Torino” (o Internazionale Torino).

Tra i promotori della fusione, il nostro Edoardo Bosio e il Duca degli Abruzzi: personaggi carismatici e davvero importanti per il calcio torinese di quegli anni, che si erano assunti la missione di diffondere l’essenza autentica del “movimento” sportivo calcistico, fondato su valori di lealtà, sportività e combattività, tutti assai più importanti della mera vittoria in sè.

In contatto epistolare con gli amici inglesi Herbert Kilpin (di Nottingham) e Gordon Thomas Savage (di Lenton, Nottingham), li convince a trasferirsi in Italia, a Torino. In effetti, Kilpin giocherà nell’Internazionale Torino, e più tardi diventerà il fondatore del Milan Football & Cricket Club. Savage giocò il primo campionato italiano nelle fila dell’Internazionale Torino, rivelandosi un forte attaccante; militò anche nella Juventus, e più tardi divenne un valido allenatore di squadre inglesi.

Il film racconta dunque l’età dei pionieri del calcio italiano. Il protagonista interpreta il ruolo di Edward Bosio junior, pronipote dell’omonimo fondatore della nota birreria Bosio, con il quale vive e condivide una sorta di sdoppiamento di personalità, disturbo psicologico che emergerà in seguito ad una seduta di ipnosi regressiva, che gli fa rivivere nella memoria nitidi déjà vu di esperienze di vita già trascorse.

Nel 1900, intanto, l’Internazionale Torino veniva assorbita dalla F.C. Torinese, nata nel 1894. Nel 1906 (impropriamente considerato l’anno di nascita del Torino, la cui articolata genesi, come si è visto, inizia invece circa vent’anni prima) la F.C. Torinese si scioglie, e contestualmente, alcuni membri del Club (insieme ad alcuni fuoriusciti dalla Juventus, tra cui Alfred Dick e suo figlio Carlo Dick, ed altri soci fondatori svizzeri ed italiani) danno vita a un nuovo Club, il Football Club Torino, presso i locali della Birreria Voigt (Hotel Fiorina), ora Bar Norman, all’angolo tra Via Pietro Micca e Via Botero. In quella sede, si adottò ufficialmente il colore granata per le casacche dei giocatori, con pantaloncini bianchi, proprio come “Les Grenats” del Servette, garibaldina squadra svizzera ginevrina.

Nel film, anche Alfred Dick (intraprendente industriale di pellami e calzature, che poi si uccise per i debiti della sua azienda nel 1909), co-fondatore del Football Club Torino nel 1906, si ritrova a vivere una seconda vita in un altro personaggio dei giorni nostri. I due protagonisti, il redivivo Bosio e il redivivo Dick, inevitabilmente, s’incontrano e si riconoscono, e dal loro magnetico incontro, nascono rievocazioni e rivelazioni sorprendenti di fatti, imprese sportive ed emozioni di un’epoca risalente a centoventi e più anni prima.

Alfred Dick nel 1905 era stato Presidente dello Juventus Football Club Torino ed era colui che amministrava il campo della Juventus (all’epoca, il Velodromo Umberto I, posto alla confluenza tra la Via La Marmora e Corso Re Umberto). Poi Dick rompe i ponti con la squadra bianconera e mette quel campo a disposizione della squadra F.C. Torino, appena ricostituita.

Il film, attraverso i suoi personaggi ed i loro incontri incrociati, svela generosamente episodi di storia sportiva poco noti ai più, che costituiscono delle ghiotte e sorprendenti chicche di curiosità. Si viene così a sapere che nel 1898, alla Reale Società Ginnastica di Via Magenta, a Torino, nacque la Federazione Nazionale Italiana Football, e che lì si organizzò il primo Campionato Italiano di calcio: a quel campionato – che durò una sola giornata – parteciparono l’Internazionale Torino di Bosio ed il Genoa (fondato nel 1893), che lo vinse. Poi la sede della Federazione si trasferì in Piazza Castello, all’angolo Via Pietro Micca, in quei locali di fine ottocento, magnificamente arredati, che ora accolgono la Banca Sella (e che in passato furono anche sede di un elegante negozio di abbigliamento).

Altra curiosità: il colore delle maglie adottate dall’Internazionale Torino furono ispirate a quelle del Sheffield F.C.: il colore scelto fu il “maroon”, termine con cui gli inglesi identificano il granata scuro (o il bordeaux e l’amaranto). Il Sheffield F.C. adotta ancor oggi questo colore per le sue seconde maglie. L’Internazionale Torino giocò anche con maglie a strisce oro-nere o arancio-nero. Il sig. Marco Morelli di Popolo, presente in sala, ha osservato che ciò poteva forse dipendere dalla effettiva disponibilità o meno, al momento della partita, di un set di maglie lavate e pulite per i giocatori, tutte uguali: per cui poteva capitare che la squadra indossasse maglie di colore insolito, ma uniforme per tutti (anche se spesso c’erano giocatori che portavano maglie che potevano presentare nuances differenti, a causa di lavaggi delle stesse più o meno frequenti).

Si scopre inoltre che in Brasile milita una squadra con la maglia granata (maroon): è l’Atletico Juventus. La squadra fu fondata da un imprenditore italiano emigrato in Sud America, che aveva impiantato laggiù una fabbrica tessile, il Cotonificio Rodolfo Crespi. Così pure si viene a sapere, che accanto alle partite di campionato, a quei tempi erano frequenti i tornei di football collaterali, come ad esempio, il Torneo Lipton, molto conosciuto, combattuto e prestigioso.

Molto ampio il cast degli attori: tra i personaggi del film c’è anche Marco Morelli, che già abbiamo citato. Il nipote di Vittorio Morelli di Popolo tra il 12 ed il 24 marzo esporrà i suoi numerosi e rari cimeli e documenti storici sulla squadra granata in una Mostra che si terrà presso la Biblioteca Centrale di Torino in Via della Cittadella. Nel cast, la ragazza di Edward junior è l’attrice Milena Garreffa; poi c’è Daniele Costelli, e tanti altri ancora. Tutti si muovono con disinvoltura, bravura e realismo.

Nel film appare anche il nipote di Guido Castoldi, che fu presidente del Torino tra il 1911 e il 1914 e che è mancato nel 1963. Castoldi junior, conservando il ricordo e l’operato del nonno, cerca di trasmettere gli autentici valori sportivi di allora ai giovani d’oggi, partendo dal suo nipotino. Nel suo colloquio con Marco Morelli, spicca una frase, ancor oggi, purtroppo attualissima: “I troppi soldi rovinano il calcio. Gli autentici valori sportivi devono andare ben oltre il denaro”. Parlando del Grande Torino, Morelli ci ricorda inoltre che le imprese straordinarie della Squadra degli Immortali-Invincibili hanno le loro radici nell’albero della storia del Football Club Torino, e nelle virtù morali e sportive di chi ha indossato la maglia granata nei sessant’anni che precedettero la tragedia di Superga.

Insomma, un film davvero edificante, didattico e documentatissimo dal punto di vista storico, che ci fa meditare sugli autentici valori dello sport, oggi quasi del tutto dimenticati.

Sergio Donna

Presidente Ass. Monginevro Cultura

Torino, 20 gennaio 2018

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Articolo pubblicato il 24/01/2018