Saluzzo (CN) "Non appendete le Cetre della gioia e della vita”

Le iniziative per celebrare il giorno della memoria

Sabato 26 gennaio 2018 si sono svolte, anche a Saluzzo, alcune importanti iniziative per celebrare il giorno della memoria.

Alcuni esponenti delle autorità civili e religiose locali, guidate dell'ingegnere Beppe Segre, dalla comunità ebraica di Torino, si sono raccolti prima in Sinagoga, poi al cimitero ebraico, per fare memoria, per ricordare insieme i tragici avvenimenti dell'Olocausto; in particolare tali manifestazioni si sono tenute il giorno 26 gennaio e non il 27, come previsto, per rispettare il giorno di festa per la religione ebraica, cioè il sabato.

Durante la celebrazione, i presenti sono stati aiutati da alcuni gruppi di studenti, rappresentativi di tutte le scuole superiori saluzzesi, che all'inizio e al termine del raccoglimento in sinagoga hanno scandito i nomi, uno per uno, di tutti i deportati saluzzesi ai campi di concentramento, principalmente Auschwitz e Mauthausen.

Per il liceo Bodoni erano presenti Matteo Cesano III Classico, Luca Madala e Giorgia Darie 5^A, Samuele Rosso 5^E, Francesco Lauro 5^B, Elena Giletta 5^C, studenti dell'ultimo anno, accompagnati dal Dirigente scolastico Lorenzo Rubini e dal tecnico Alberto Mazzucotelli.

La celebrazione ha avuto inizio in sinagoga, verso le 10:30, con una folla che a malapena riusciva ad essere contenuta nel locale.

Il primo a intervenire, l'ingegnere Beppe Segre, rappresentante della comunità ebraica di Torino, ha fin da subito posto in evidenza l'importanza della memoria, molto lontana dal semplice ricordo. Ricordare significa riportare alla mente qualcosa che appartiene al passato, fare memoria, invece, richiede riflessione, per poter imparare dagli errori passati e non commetterli nuovamente.

Questo è lo scopo ultimo della memoria, in un anno, il 2018, in cui ricorre l’ottantesimo anniversario dall'entrata in vigore delle Leggi razziali del 1938: una terribile data, che ha significato per migliaia di italiani, colpevoli di portare cognomi ebrei, non solo dover lasciare il lavoro, o dover fare a meno della radio, ma soprattutto smettere di essere uomini e cittadini come tutti gli altri.

Molto spesso si incorre nell'errore di considerare gli Ebrei immigrati o persone emarginate dalla società, ma si sbaglia, le persone deportate nei campi di concentramento erano individui come altri, perfettamente inseriti nella società da secoli, colpevoli semplicemente di essere nati.

L'incontro è proseguito con il discorso di mons. Cristiano Bodo, il quale invita a tenere presente che "troppo spesso si calpesta la dignità e la grandezza dell'uomo, che la vita è un dono prezioso" e termina rifacendosi ad un passo della Bibbia: "Non appendete le cetre della gioia e della vita, ma suonatele, perché non accada più quello che l'uomo è stato capace di fare."

Termina il sindaco di Saluzzo, Mauro Calderoni, che si scaglia contro le recenti ondate nazionalistiche e razziste, contro quelli che, ancora, oggi, nel gennaio 2018, osano inneggiare alla razza bianca e alla sua protezione, o negare l'olocausto.

Nessun Paese, in fondo, tranne forse la Germania, ha fatto veramente i conti con il suo passato, inclusa l'Italia, che nel '45 ha velocemente accantonato i recenti e terribili eventi per proiettarsi verso il futuro.

È giunta l'ora che si vada a ripescare il passato e ammettere che non solo i Tedeschi ma anche molti Italiani si sono resi responsabili, iniziando dalle leggi razziali per giungere alle deportazioni.

Verso le 11:30, al cimitero ebraico di Saluzzo si è concluso il momento di memoria, con la lettura del salmo n. 14, sotto una pioggia sempre più battente, quasi a ricordare quel giorno del 1945, quando i carrarmati dell'Armata Rossa sono entrati per la prima volta, finalmente, ad Auschwitz.

Samuele Rosso 5^E

Foto: Madala Luca 5^A

Liceo Bodoni - Saluzzo

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Articolo pubblicato il 31/01/2018