Che fine ha fatto Guido Bertolaso?

Tornato a fare il medico nella “sua Africa”, l’ex capo della Protezione civile racconta e commenta. Riflessioni sul caso.

Guido Bertolaso, ex capo della Protezione civile, è tornato a fare il volontario in Africa, dove da giovane esercitò già la sua professione di medico. Deluso dal trattamento ricevuto in patria, oggi Bertolaso esprime il suo talento in luoghi lieti di accoglierlo, dove si reca per lunghi periodi e collabora con altri medici per costruire punti di pronto soccorso, con un particolare impegno nella lotta all’ebola e alla malaria. In questi anni le sue mete sono state il Sudan, l’Etiopia, l’Uganda, il Camerun e soprattutto, la Sierra Leone.

Al momento Guido Bertolaso non pare interessato dalla politica. L’unico rammarico è non essere diventato sindaco di Roma nel 2016, a causa delle beghe di Lega e Fratelli d’Italia, ed essendo ancora indagato. A ripensarci oggi, con tutte le grane che mortificano la Capitale, forse sarebbe stato l’unico in grado di metterci una pezza.

È malcostume italico inibire le eccellenze per esaltare le mediocrità e Bertolaso ne è un esempio, obiettivo di critiche e di citazioni giudiziarie, accusato di ogni pittoresca infamia: smaltimento illegale di rifiuti, inquinamento, procurato allarme, omicidio colposo e persino di aver mandato troppi cessi all’Aquila.


Tutto finito in processi terminati nel nulla. Quello della Commissione grandi rischi lo ha visto assolto e per quello relativo il G8, a luglio 2007 il PM ha chiesto la prescrizione. Bertolaso ha accettato per i tempi eterni della giustizia e anche dopo la presenza in qualche udienza che descrive: “in aula, sembri un mascalzone. Perdi ogni dignità. Sei colpevole già quando t’arriva l’avviso di garanzia. Devi tu dimostrare che sei innocente, non loro a dimostrare la tua colpevolezza! 

Ma non sempre gli è andata liscia, Bertolaso è stato condannato dal tribunale di Roma a… € 6000 per risarcimento a Marco Travaglio a causa di “una lite temeraria”.

Passando agli incarichi relativi al territorio, nel secondo inverno dal terremoto che ha devastato il centro Italia, indugiare sullo stato dell’arte e rimpiangere Bertolaso è doveroso. Non solo ad Amatrice la ricostruzione per mano burocratica ha toccato il fondo con quattro casette malandate che hanno fatto scandalo. Sulla responsabilità di Renzi e dei suoi esperti, Bertolaso si esprime chiaramente: “non hanno competenze, arrivano, fanno promesse, stringono mani e poi fanno ritorno a Roma”. I fatti non gli danno torto. 

Il paragone con l’intervento di Bertolaso al terremoto dell’Aquila è obbligatorio; intuì subito che era impossibile restituire alla città il suo volto in tempi brevi. Dichiarare che non sarebbero bastati vent’anni e scegliere di edificare in periferia, fu oggetto di critica feroce. Oggi è chiaro che aveva ragione, ci sono voluti 10 anni a capirlo. Una tra le tante dimostrazioni che l’Italia si è perduta un altro personaggio con idee chiare e metodi spicci.

Vi fu un momento in cui Bertolaso godeva di molta popolarità, quando fu capace di risolvere molti problemi senza ambizioni di potere e di politica. Poi il vento è cambiato.

Nel 2010, giunto ad Haiti 48 ore dopo che il terremoto aveva devastato l’isola, Bertolaso dichiarò l’assenza di ogni coordinamento, calcando la mano in tv sull’ex presidente Bill Clinton che scaricava le cassette dell’acqua, mettendosi in posa per le foto ricordo. La cosa fece infuriare la moglie Hillary che era segretario di Stato e Bertolaso è persuaso che molta persecuzione giudiziaria sia nata da quelle dichiarazioni, affermando su La Repubblica, di essere poi stato distrutto dall’accoppiata magistratura-stampa per questa e altre storie.

Attualmente la Protezione civile, dopo aver perduto il suo “dittatore” è stata racchiusa in una dinamica di competenze che burocraticamente , e non solo, si annullano tra loro. È quindi lecito sospettare che la direzione precedente era scomoda da un punto di vista degli emarginati che ora sono al lavoro.

Bertolaso era sempre sul posto, gestiva le emergenze con rapidità, coordinando altri enti, vigili del fuoco, polizia, carabinieri, esercito etc. poiché per coprire emergenze che non aspettano tempo, occorrono poteri particolari e concentrati. A qualcuno può non essere piaciuto. Le regioni sono piene di funzionari vari, ansiosi di mettere in pratica i loro "talenti".

In un’intervista rilasciata a “Il Giornale”, Bertolaso esprime stima a Fabrizio Curcio attuale capo della Protezione civile, indicando nella regia politica del PD e nella nomina dei commissari speciali Vasco Errani e Paola de Micheli, la minore efficienza dell’ente, precisando che i sindaci, come essi stessi denunciano ai Tg, sono stati imbrigliati dalla burocrazia, e che soldi stanziati sono stati usati per creare consenso. Ribadendo infine che, in caso di emergenza, la democrazia è un ostacolo, pur ascoltando tutti occorre un responsabile solo che si prenda l’incombenza dell’azione e dell’uso dei fondi. Ripetizione di un concetto forse impopolare, ma una cosa è certa, le macerie del terremoto nel centro Italia sono ancora lì.

Bertolaso ha ricoperto il ruolo di responsabile della Protezione civile la prima volta dal 1996 al ‘97 col governo Prodi, quindi dal 2001 al 2010,  tra i governi Prodi e Berlusconi, coprendo ruoli di commissario per emergenze straordinarie di ogni genere. Ha dato le dimissioni ed è andato in pensione nel novembre del 2010, sostituito da Franco Gabrielli.

Uomo d’azione alle dipendenze dello Stato Bertolaso ha maturato delle interessanti opinioni su alcuni personaggi politici (da un’intervista a La Repubblica del 2017).

Parlando di Berlusconi: “insieme a lui sono state affrontate decine di emergenze, risolvendo sempre tutto. Anche il casino del G8. A un certo punto è venuta fuori l’ipotesi che potessi essere il suo delfino. All’Aquila disse: «Ringrazio Guido, lo farò ministro». Ho pagato per questo. Se m’avesse nominato il centro sinistra adesso avrei un monumento in Piazza del Popolo”. Non va tenero su Matteo Renzi: “lo conosco bene, è un arrivista disposto a tutto”, mentre giudica Gentiloni una persona seria con cui ha collaborato in modo proficuo, ma se gli viene chiesto un paragone su Gentiloni o Berlusconi presidenti del Consiglio, risponde con un goliardico esempio calcistico: “è come scegliere tra Chiellini e Messi!”

Riassunto di una ricerca nel Web sulle sorti di Bertolaso. È scaturita dall’immobilismo nelle zone terremotate, ma ancor più dai toni dell’attuale campagna elettorale. Non vi sono né voci né volti che rappresentino le emergenze del Paese. Solo fatue promesse, rimpalli di critiche e un’unica meta: vincere!

In questo triste contesto, ho cercato un uomo responsabile e di alto profilo. Ho ritrovato Guido Bertolaso a fare delle cose da gente per bene, felicemente volontario in Africa, e ancor di più mi spiace che l’Italia, fatue e manipolabile, si sia lasciata depistare sul valore della persona.

Ho tracciato il profilo di un uomo che avrebbe potuto accettare altri ruoli di dirigenza ovunque, che ha avuto più di 80 cittadinanze onorarie, varie lauree “honoris causa” e riconoscimenti che non ostenta, tra cui: Grande ufficiale del merito alla Repubblica nel 1991, Cavaliere di gran croce dell’Ordine al merito della Repubblica nel 2005, medaglia d’oro al merito della sanità pubblica nel 2005. “Cosette da nulla” per le quali mi torna la domanda: perché questo Paese ingrato glorifica e poi condanna con disinvoltura e memoria corta?

C’è un’Italia con svariate macerie da ricostruire, ma per Bertolaso forse è meglio che resti dove lo lasciano lavorare in pace, vero ambasciatore della cultura italiana, portatore di pace e solidarietà in un’Africa che anch’essa ha molto da ripristinare, soprattutto in tema di rapporti umani tra le loro opposte, sanguinarie fazioni, ma questa è un’altra storia.


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Articolo pubblicato il 03/02/2018