Regione Piemonte: La Consulta delle Elette dice no alle mutilazioni genitali femminili

Ieri si è celebrata la Giornata Internazionale per la lotta alle mutilazioni genitali femminili

In occasione della Giornata mondiale contro le mutilazioni genitali femminili, che si celebra il 6 febbraio, la Consulta regionale delle Elette ha ribadito il suo impegno contro questa pratica brutale e disumana, che colpisce nel mondo almeno 200 milioni di donne, prevalentemente bambine.

Un fenomeno, frutto di rituali ancestrali e senza alcuna motivazione terapeutica, diffuso in 30 Paesi del mondo (di cui 27 nel Continente africano), ma che oggi coinvolge anche l’Italia e il Piemonte luoghi di accoglienza, attraverso i flussi migratori, di molte donne vittime di questa barbarie.

La Consulta delle Elette è impegnata da tempo in iniziative di sensibilizzazione dell’opinione pubblica e di educazione, rivolta in particolare al mondo della scuola, per il contrasto di ogni forma di violenza sulla donna e per l’affermazione della parità di genere.

In particolare, su questo tema la Consulta promuove e finanzia ogni anno la proiezione di un film per gli studenti e le studentesse delle scuole medie e superiori piemontesi e nel novembre scorso, in concomitanza con la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, ha proposto la pellicola “Fiore del Deserto”.

Il film racconta la vera storia di Waris Dirie, sottoposta a tre anni ad infibulazione e poi scappata dalla Somalia per sfuggire a un matrimonio combinato a soli 13 anni, oggi top model di fama internazionale e portavoce ufficiale della campagna dell'Onu contro le mutilazioni femminili.

Per debellare questa piaga sociale il Piemonte si è inoltre dotato di una legge, la n.4 del 2016 (Interventi di prevenzione e contrasto della violenza di genere e per il sostegno alle donne vittime di violenza ed ai loro figli), che contempla azioni specifiche per prevenire la pratica delle mutilazioni genitali femminili, anche attraverso iniziative di formazione allo scopo di favorire l'integrazione socio-culturale nel rispetto dei diritti fondamentali della persona, in particolare delle donne e delle bambine.

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Articolo pubblicato il 07/02/2018