#Sanremo2018: Vincono ERMAL META E FABRIZIO MORO

 

Cala il sipario sulla sessantottesima edizione del #Sanremo2018, festival della canzone baglioniana, ops, italiana.

“Baglioniana” certo e confermato: la kermesse di quest’anno e’ stata una colossale ed interminabile marchetta al cantautore romano, tanto che la definizione piu’ gettonata sta diventando “Baglioni & Friends”. Ribadisco, una colossale marchetta, che sicuramente si ripercuotera’ sulle vendite di dischi, di Baglioni naturalmente: state tranquilli, un disco nuovo uscira’, visto che dal 2013 non pubblica un disco di inediti.

Per carita’, la cosa puo’ fare, anzi, fa piacere: alzi la mano chi non ha mai limonato almeno una volta con una canzone di Baglioni in sottofondo, chi non si e’ mai riconosciuto in uno dei suoi testi, chi non si e’ mai fatto due maroni cosi’, perche’ la fidanzata non faceva che parlare e parlare di quanto fosse bono Claudio e di quanto fosse innamorata di Claudio. E poi, diciamola tutta, ascoltare certi suoi successi evergreen, fa sempre piacere, scalda sempre il cuore.

Peccato che questo fosse un Festival della canzone, una “mostra” musicale, per definizione dello stesso cantante, dove le canzoni dovevano essere assolutamente al centro dell’attenzione: si, e’ stato cosi’, peccato solo per le sue.

Tutto il resto e’ passato in secondo piano, travolto dalle canzoni del Dittatore Artistico, definizione che in questo caso calza a pennello; canzoni presentate in tutte le salse, addirittura come sottofondo a gags pseudo-comiche.

Sarebbe stato molto piu’ onesto e molto piu’ logico, tributare ad ogni puntata, una canzone vincitrice dei Festival passati, come ad esempio e’ successo con “Canzone per te” di Sergio Endrigo, cantata con Il Volo. Una sola volta in cinque serate, con sessantasette brani a disposizione tra cui scegliere: poco, davvero troppo poco.

Se Claudio Baglioni, che, proprio in virtu’ della carica di Direttore Artistico, avesse visto e predisposto questo aspetto, avrebbe sfiorato la perfezione invece di farne una caduta di stile. Ma è l’unica, davvero l’unica, pecca che gli si può attribuire. Per il resto, chapeau.

L’edizione del #Sanremo2018, verra’ ricordata dai posteri, anche per l’inciucio, l’linciucione che ha coinvoltoprobabili vincitori Ermal Meta e Fabrizio Moro ed il loro brano “Non mi avete fatto niente”. Si e’ detto e scritto fin troppo e guai a parlare di “plagio”: diciamo che, la “violazione del regolamento” tale non era, a detta dei vertici RAI e che, a mia precisa domanda, oggi, proprio Fabrizio ha risposto: “E’ un brano completamente nuovo, del quale io, Ermal e Andrea Febo, autore anche dell’altra canzone, abbiamo ripreso solo una piccolissima parte ed il verso “…non mi avete fatto niente...”, per poi scrivere un testo completamente diverso. Non abbiamo copiato niente e nessuno”.

Sara’ anche cosi’, ma i dubbi rimangono e soprattutto si apre un pericoloso precedente per le edizioni a venire, dove chiunque, nel limite del 30%, potra’ impunemente copiare a destra e a manca. Urge una revisione del regolamento.

Personalmente ricorderò questo Festival per la presenza sul palco del Teatro Ariston di Midge Ure, fondatore degli Ultravox e “padre” della new-wave.  Si è scritta una pagina di storia della musica. Oggi, in conferenza stampa ho chiesto all’amico Enrico Ruggeri il perché di questa scelta: “Avevamo bisogno di una leggenda, perché la canzone parla di una leggenda della musica. Cercavamo un personaggio vicino a David Bowie, e così la scelta è stata quasi automatica. Ci abbiamo provato, lo abbiamo contattato, facendogli sentire la canzone. Gli è piaciuta molto e così abbiamo organizzato la trasferta. Come tutti i grandi, è una persona umile, molto collaborativa e ci ha fatto sorridere pensare a qualcuno che magari arriva quarto in un talent tre settimane prima, ed arriva a Sanremo con le guardie del corpo e se non ha l’auricolare conformato all’orecchio si rifiuta di cantare… Midge è tutt’altro e ti posso garantire che, durante l’esibizione, quando mi sono girato e l’ho visto di fianco a me, ho provato un’emozione incredibile”. Umiltà, questa sconosciuta, tra le nuove proposte di quest’anno.

Nulla da eccepire invece sui due co-presentatori: Michelle Hunziker, una forza della natura, perfettamente a proprio agio, tranne quando canta, e Pierfrancesco Favino, una piacevole scoperta a tutto tondo, che non ha rimediato le misere figure fatte in tempi andati da Andrea Giordana e Andrea Occhipinti. Oggi, nella calca generale, post conferenza stampa, sono riuscito a chiedere, proprio a Pierfrancesco, chi vincerà la gara ciclistica tra lui (interprete di Gino Bartali) e Rolando Revello (interprete di Marco Pantani), impegnato nel Dopofestival: scoppiando in una risata, mi ha risposto “...nessuno…”. Sportivo.

Protagonista assoluto in sala stampa Red Canzian, ultimo a presentarsi nella sala Lucio Dalla pochi minuti prima dell’esibizione al teatro Ariston, nella serata finale. Ha distribuito una energia incredibile, intonando “Volare” che, inutile dirlo, ha trasformato la sala in un coro totale, per poi dire: “la musica è vita, è divertimento, divertiamoci tutti insieme, non prendiamoci troppo sul serio”.  Quando gli ho chiesto il perché della scelta di Marco Masini per la serata duetti, mi ha risposto: “Marco è un amico da sempre. Anni fa, quando mangiavo ancora esseri viventi (vegano da ventiquattro anni, ndr), andavamo a pescare insieme. Ho scelto lui perché lo conosco bene, siamo amici sul serio, con lui c’è un feeling vero. Sai, mi hanno proposto altri nomi, grandi nomi, ma ho rifiutato: volevo qualcuno con cui avessi davvero qualcosa da condividere”.

Nota dolente relativa al folklore: da quando Sanremo è Sanremo, il bello è sempre stato il girare per la cittadina, con la concreta possibilità di incontrare i propri beniamini, in giro per il centro, al ristorante, al bar. Da qualche anno non è più così: artisti blindati negli hotel, servizio d’ordine incompetente e spesso maleducato, controlli e metal detector ovunque (io ci ho rimesso un pc a forza di radiazioni). Di questo passo, a Sanremo non verrà più nessuno, ho personalmente raccolto parecchie lamentele a proposito. Aggiungiamo la classica ospitalità ligure, e il gioco è fatto.

L’esempio di cosa dovrebbe essere il Festival, lo ha dato proprio stasera Laura Pausini: artista in mezzo alla gente, e non succede assolutamente niente, nonostante la sicurezza.

Ancora una considerazione: Ferdinando Salzano, il direttore artistico occulto, può essere contento. Frantumati tutti i record di ascolto, la presenza massiccia di pubblico ai concerti è garantita. Naturalmente ai concerti dei propri assistiti, cioè praticamente tutti i partecipanti al Festival, James Taylor compreso.

Ultima cosa che vorrei sottolineare: questo è stato un Festival di canzoni tutto sommato decenti, dai testi importanti, peccato per certe interpretazioni a volte un tantino naif, per non dire peggio, anzi lo dico, #stendiamounvelopietoso sulle troppe stonature. L’esatto contrario delle ultime edizioni contiane, dove spesso le canzoni latitavano, a beneficio di voci molto più interessanti, e non stonate.

Fin qui considerazioni sparse, ma, almeno secondo me, degne di nota.

Tornando alla cronaca spicciola, Ornella Vanoni si è aggiudicata il premio “Sergio Endrigo”, per la migliore interpretazione e Ron il premio della critica “Mia Martini”, sezione “senior”.

Due grandi risultati: la ex voce della mala milanese, a ottant’anni suonati, ha ancora carisma da vendere e Rosalino ha riportato in vita il grande Lucio. Bravi.

Lo Stato Sociale hanno vinto il premio della sala stampa “Lucio Dalla”, sezione “senior”. Io non ho votato per loro, giuro.

Come per le precedenti edizioni del Festival, non vi ho raccontato la serata finale, abbiamo avuto modo di parlare delle canzoni e degli ospiti nei precedenti articoli.

Ma e’ arrivato il momento delle giurie, e bisogna scoprire chi sono i tre finalisti: Annalisa, Lo Stato Sociale e Ermal Meta – Fabrizio Moro. Tutto secondo previsione.

Riparte il televoto e sono in trepida attesa, anche se vi confesso, mi vien voglia di cambiare mestiere: lo so, lo dico tutti gli anni e poi non lo faccio, sarà lo scoramento del momento, daje con la rima.

Comunque, la classifica finale di questo #Sanremo2018: terzo classificata Annalisa, secondo classificato Lo Stato Sociale, primi e vincitori del Festival 2018 Ermal Meta e Fabrizio Moro.

In buona sostanza: terza classificata una cantante, cantante?, che si esibisce solo a Sanremo una volta l’anno, secondi quattro sciagurati che nessuno conosceva prima di martedì sera, e di cui nessuno si ricorderà più a partire da domani, e ha vinto la canzone che non doveva vincere, ma che invece ha vinto, interpretata da un duo formato per l’occasione e che da domani andrà per la propria strada, singolarmente.

Il #Sanremo2018 e’ stato vinto dall’inciucio, e non poteva essere che cosi’, visto che siamo in campagna elettorale.

Stay always tuned!!!


 

 

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Articolo pubblicato il 11/02/2018