Bergamo - La Simbologia della montagna in un libro

Il mondo delle vette alpine raccontate attraverso i suoi simboli

 Nel corso degli anni, sia compiendo ascensioni e traversate, sia scrivendo di alpinismo  - dice l’autore Franco Brevini  nell’introduzione del libro  - mi sono spesso ritrovato a fare i conti  con immagini, figure, oggetti e icone della montagna, carichi di una tale esemplarità da risultarne  inconfondibili simboli”.

Sono le rappresentazioni, le icone, le figure, gli emblemi con cui nel corso dei secoli la montagna è venuta rivelando le sue infinite sfaccettature. L’autore spiega poi che i simboli della montagna trattati nel libro ad ognuno si è posto tre domande tipicamente iconologiche: a che cosa serve questo determinato simbolo? Che cosa si propone di celebrare? Come si è trasformato nel tempo?

Si parte dagli animali: l’aquila, lo stambecco e il camoscio, il cervo, espressioni della wilderness. Si prosegue con il Cervino:   Tre righe convergenti verso un vertice ed è subito Cervino. Nel gigante delle Alpi Pennine vive la perfezione simmetrica della piramide, il sogno pitagorico, l’impeccabilità di un equazione geologica”, che ne esalta la vetta come altezza, slancio.

“Lo chalet svizzero, che da un capo all’altro del mondo  dici montagna ed subito chalet. Beninteso ogni regione di montagna alpina e non, ha la sua tipologia architettonica rurale.

 L’Edelweiss. Chi si chieda perché l’edelweiss (Stella alpina) si sia imposta come il fiore – simbolo della montagna ad altri più scenografici, le pagine del libro  spiega che il nome”Edelweiss”in tedesco significa letteralmente - bianco nobile - e la borghesia ottocentesca di allora  lo associava alla montagna all’alpinismo.

 Nelle pagine del libro incontriamo anche  Heidi, la popolare eroina del romanzo di Johanna Louise Spyri,destinata a diventare un’icona planetaria della montagna, fino a giungere all’attrezzo-simbolo: la piccozza, emblema di sfida e di ardimento. Dalla letteratura  alla pubblicità, dagli stemmi dei club alpini ai canti di montagna, dalla storia alle cronache. Uno sguardo esemplare sulla civiltà del verticale”.

Nell’introduzione Franco Brevini , spiega  anche come  mai  in questo libro non vi è traccia dei simboli legati allo sci, oggi la più popolare oltre che economicamente parlando, la più strategica e renumerativa delle attività legate alla montagna.

Credo che dipenda dalle caratteristiche di questa attività, che si serve della montagna solo come terreno di pratica, ma che fa riferimento a valori estranei alla tradizione alpina. Nello sci assumono un’importanza decisiva due aspetti. Il primo è la meccanizzazione. A rendere possibile l’allargamento del numero dei praticanti è stata la costruzione degli impianti di risalita. Il secondo aspetto né è la conseguenza: eliminata la fatica dell’ascesa a piedi o con le pelli di foca, lo sci a visto imporsi le componenti del divertimento, della velocità, della competizione, che, se non mancano nella montagna degli ultimissimi decenni, non appartengono alla tradizione alpina”.

Un altro interessante libro che si va aggiungere all’affascinante mondo della editoria riguardante la  montagna, e come si è detto mai nessuno aveva analizzato con meticolosa descrizione gli strumenti gli oggetti che le appartengono come è avvenuto in questo volume:”Simboli della Montagna”.

Franco Brevini insegna all’Università di Bergamo collabora con il “Corriere della Sera”. Ha pubblicato una trentina  di volumi, fra cui “Le parole perdute”(Einaudi 1990; “La poesia in dialetto. Storia e testi dalle origini al Novecento”, 3 voll (Mondadori 1999); “La letteratura degli italiani”(Feltrinelli 2010); “L’invenzione della natura selvaggia. Storia di un’idea dal XVIII secolo ad oggi”(Bollati Boringhieri, 2013); ”Così vicini, così lontani. Il sentimento dell’altro, fra viaggi, social, tecnologie e migrazioni”(Baldini & Castoldi, 2017) e, per il Mulino, ”Alfabeto verticale”(2015).  Alla ricerca scientifica ha affiancato un’intensa attività di alpinista e viaggiatore.

 

 

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Articolo pubblicato il 19/02/2018