Roma - “RAFFAELE DE VICO: i giardini e le architetture romane dal 1908 al 1962” di Ulrike Gawlik
Raffaele De VIco

La tesi di dottorato della storia dell’Arte dei Giardini e Architettura di Ulrike Gawlik diventa libro

 Nelle pagine dell’introduzione del libro”RAFFAELE DE VICO “I Giardini e le architetture romane dal 1908 al 1962” di Ulrike Gawlik edito dalla casa editrice Leo S. Olschki di Firenze (Il. ni bianco nero 441 pp.) si riscopre un grande architetto progettista di opere importanti sul territorio della capitale italiana, e non solo come era stato definito “L’Architetto dei Giardini”.

La mia conoscenza con Ulrike Gawlik - dice Massimo De Vico (nipote di Raffaele de Vico) - risale all’anno duemila quando come tirocinante presso l’allora Soprintendenza Archeologica di Roma e in particolare nel mio ufficio che mi occupavo dei parchi e i giardini archeologici romani tra cui il Foro Romano, il Palatino, le Terme di Caracalla …. Durante questo periodo che durò diversi anni, Gawlik fu affascinata dalla bellezza dei giardini e delle architetture di Roma, e in particolare dalla figura di mio nonno, nacque così il desiderio in lei di dedicare a lui  il suo dottorato in storia e dei giardini e architetture  conseguito poi nel 2012 presso l’Università di Karlsruhe ….. “.

Luigi Zangheri,  porta anche lui  il suo contributo nel volume: ”Raffaele de Vico è senza dubbio il paesaggista che maggiormente ha segnato la storia del giardino pubblico nell’Italia tra il 1922 e il 1962, nella progettazione e nell’assetto del verde di Roma come tecnico e funzionario  dell’amministrazione Capitolina …. ”.

Ma chi era Raffaele de Vico? Nasce nel 1881 a Penne in provincia di Pescara studia all’Accademia Belle Arti a Firenze è allievo degli scultori Lorenzo Bartolini, Giovanni Duprè e Vincenzo Consani. L’arte sarà la sua occupazione per tutta la vita. Grazie alle opere di architettura e di arte dei giardini che Raffaele de Vico progetta ed esegue fino al 1962, è da annoverare come uno tra gli artisti più importanti  per Roma. Fu lui a dotare del verde pubblico la capitale dell’Italia fascista e poi la capitale della Repubblica Italiana.

Claudio Parisi Presicce Sovrintendente Capitolino ai Beni Culturali nella presentazione del volume scrive:”Parallelamente alla sua attività di architetto dei giardini de Vico porta avanti anche la sua carriera di progettista e architetto, dotando Roma di molte importanti opere fra cui, solo per citarne alcune il Serbatoio idrico a villa borghese1925 ,il giardino Caffarelli  dei musei capitolini (in origine Giardino del Museo Mussolini), il Monumento  Ossario ai caduti  della grande guerra al Verano (1931), le aree verdi di piazza e viale Mazzini, il Parco di Colle Oppio, il parco Nemorense (1930), l’ampliamento del Giardino Zoologico, la sistemazione delle aeree verdi dell’EUR (1951-59). Volitivo e caparbio, ma anche sentimentale – continua Claudio Parisi Presicce – onesto e altamente ironico Raffaele de Vico, nel ricordo dei suoi familiari, è un solitario, che non si lascia inquadrare all’interno di gruppi. E per questo suo desiderio  di trascorrere molto tempo  da solo studia, da autodidatta, la storia dell’architettura  romana ….”.

Nell’introduzione il nipote Massimo De Vico Fallani riporta :” La ricerca sull’opera di Raffaele de Vico, condotta da Ulrike Gawlik con grande accuratezza, ha dovuto fare i conti con il fatto che una parte consistente e significativa dell’Archivio di Raffaele de Vico (i disegni, il carteggio e la biblioteca) è andata perduta dopo la scomparsa. Quando andavamo con mio padre a fare visita,  ricordo bene che lo studio del nonno in piazza Ferro di Cavallo ( che gli era stato dato in uso dall’Accademia Belle Arti di Roma) era ricco di materiale che comprendeva disegni volumi, in quanto Raffaele de Vico disegnava personalmente quasi tutti i progetti, e conferiva grandissima importanza al linguaggio grafico,che riteneva protagonista per l’illustrazione delle sue opere …”.

“Sono molto grato - conclude  Massimo De Vico Fallani – ad Ulrike Gawlik  per aver accolto le mie esortazioni a pubblicare in Italia la sua accuratissima opera, che permette di capire la silenziosa e duratura attività di Raffaele de Vico. E soprattutto può dimostrare che non fu solo come scrisse Valerio Mariani sul Giornale d’Italia il 30 agosto 1969 nel necrologico della scomparsa :” E’ morto il giardiniere di Roma”,  ma le sue numerose architetture approfonditamente studiate dalla Gawlik, dimostrano invece che la realtà artistica della sua figura fu molto più variegata e complessa, e lo pone fra i protagonisti dell’immagine pubblica di Roma in quegli anni”.Un libro, impegnativo, molto  tecnico, ma  importante  per riscoprire un grande progettista.

Per richiedere la pubblicazione: “Raffaele de Vico I giardini e le architetture romane dal 1908-1962”Casa Editrice Leo S. Olschki Viuzzo del Pozzetto 8 50126 Firenze (www.olschki.it)

Ulrike Gawlik, è dottore in ingegneria ha studiato progettazione del paesaggio all’Università Tecnica di Berlino. Grazie ad un tirocinio presso la Soprintendenza Archeologica di Roma, e la Biblioteca Hertziana ha potuto iniziare lo studio dell’opera di Raffaele de Vico.

 

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Articolo pubblicato il 22/02/2018