L’EDITORIALE della DOMENICA di CIVICO20NEWS – Enrico S. Laterza : Fantocci vanno al v(u)oto

Il vano bestiario pre-elettorale continua: i giudici-segugi s’accaniscono contro i lupacchiotti delucani, le Iene azzannano i grillini (che devono ringraziare), le faine berlusalvine già si contendono il trofeo dell'ipotetica vittoria; a perdere saremo sempre noi bovini popolani

Stoltopoli. O Dogville. Sì, perché qui, nella capitale e nelle periferie del Belpaesello dello Stivaletto, come nell’apocalittico film L’Esercito delle Dodici Scimmie (1995) di Terry Gilliam, qualcuno avrà probabilmente aperto il caravanserraglio zoocircense, lasciando scorrazzare liberamente per le strade ed autostrade informatiche gli animaleschi malfattori orwelliani d’una bestiale, demenziale campagna elettorale, tra lapsus o raptus, rigurgiti veterofascistoidi o neoanarcotici e le superballe speciali sparate dai fieri candidati d’ogni schieramento, senza pietà, contro noi disperso gregge di pecoroni inermi, allo scopo di stupirci, rimbecillirci e tramortirci, onde scuoiarci semivivi e vendersi la nostra irsuta pellaccia prima ancora d’averci uccisi. Ai pochi interessati (e subissati) spettatori simil-Fantozzi i fantocci partitici, gattopardeschi brancaleonini domatori tristemente pagliacceschi, somministrano impareggiabili numeri di iperverbosa giocoleria, prestidigitazione affabulatoria, ambidestrezza e sinistraggine compromissoria, con mirabolanti funambolismi radenti, banalissime assurdità, truismi o adìnati retorici, quasi ipnotici, pur di strap/pare quella agognata ics sul loro simbolo in scheda.

 

Nel frattempo, a sconfortare l’affondante zatterone del pidì nazionalrenzista, vieppiù abbandonato da quaquaraquà, ominicchi e topolini che fiutano – e rifiutano – la sconfitta, ci pensano i giudici-segugi che s’accaniscono contro i lupacchiotti delucani, mentre le Iene azzannano i grillini sparlanti (che devono ringraziare per il favore insperato, data la pubblicità sui rimborsi-donazioni dei deputati e senatori pentastrali, cioè dell’M5S “pauperista”), e le faine berlusalvine, ossia il mummificato, plastificato, impomatato mascherone carnevalesco dell’ex Cavaliere raddoppiato, raddoppiato cavaliere calvinamente testardo, che si risolleva da sé, afferrandosi per la catramata chioma posticcia, di fronte all’edulcorato celodurista lepennuto, al pari di due ringalluzziti galletti che si pavoneggiano nel pollaio saccheggiato, beccandosi a vicenda, ovvero il gattaccio e il volpino in procinto di reinfinocchiare insieme i pinocchietti cittadinelli invisibili, baloccantisi in cellulari trastulli asinini, già si litigano il trofeo-trono di un’ipotetica vittoria: a perdere, nel v(u)oto, saranno semmai sempre i bovini popolani.

 

Tanto non è difficile governare gli Italiani. È inutile.

 

Chi è che l’ha detto? (Forse uno che appeso finì.)

 

Insomma, che schifezza d’immondezza! Potrebb’esser peggio? Certo. Parafrasando per ascendenza l’irresistibile Igor di Frankenstein Junior, magari se dopo ci diluviasse addosso…

 

Ma non arrendiamoci, non scoraggiamoci, stringiamci a coorte.

 

Passato il fatidico infausto 4 marzo (dunque vicino a mefitiche mimose muliebri e in prossimità di idi iettatorie), gabbata la sacrosanta urna, essendoci ricordati di tirare lo sciacquone della cabina (“una cagata pazzesca!”), stappando il naso all'uscita dal seggio, e in messianica attesa d’un’incredibile resurrezione pasquale dell’Intelligenza nella concomitante giornata dello scherzetto ittico d’aprile, ci rimangono i medesimi dubbi e problemi, incalmabile caos e irrespirabili polveri-sottili, nel desolato deserto quaresimale.

 

A tutti non resterà che silenziarsi.


Enrico S. Laterza


 

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Articolo pubblicato il 25/02/2018