Hellas Verona vs Torino FC 2-1

ESSER GRANATA VUOL DIRE FEDE E AMORE: bruttissima sconfitta al Bentegodi per un bruttissimo Toro

Da una settimana mi chiedo cosa cazzo ci sia da applaudire, dopo un derby perso in maniera ignobile, senza gioco, senza grinta, senza anima e senza un vero tiro in porta: un derby che sicuramente ha fatto la felicità di accontentisti, buonisti e perdonisti, ma che ha fatto incazzare come una jena chi, come me, da tifoso del Toro, si trova ad aver a che fare con la Cairese.

Da più di una settimana, anzi, dal 1° ottobre per la precisione, ma forse anche da prima, mi chiedo perchè Belotti continui a prendere botte senza ribellarsi, senza farsi rispettare, senza restituire, limitandosi ad allargare le braccia rivolto all’arbitro, che puntualmente non fischia, e lascia che uno Zuculini qualunque (1 Ottobre, andata col Verona), passeggi sulla carcassa del “Gallo”.

Si, va bene, nel derby il buon Andrea è andato volontariamente a sbattere contro il pugno di Chiellini, ma credo che il centravanti bergamasco abbia urgente bisogno di ripetizioni, su come farsi rispettare in campo: Cristiano Lucarelli e Marco Ferrante, senza andare troppo indietro nel tempo, potrebbero essere validi councelor. Potrà tornargli utile l’anno prossimo, quando giocherà nel calcio che conta.

Comunque, oggi si va in scena a Verona, e c’è chi dice e scrive, che la corsa alla Europa League, vincendo al Bentegodi e poi in casa col Crotone, potrebbe avere una scossa importante: secondo me, la partita odierna, è soltanto la tredicesima stazione di una via-crucis, che servirà solo a portare a termine l’ennesima stagione fallimentare, spacciata per ottimo risultato ottenuto dal Toro più forte degli ultimi 20-30-40 anni.

Quanto vorrei sbagliarmi.

Il famigerato “Burian” colpisce anche la città di Romeo e Giulietta, e nel frigorifero dello stadio veronese, Walter Mazzarri manda in campo (4-3-3): Sirigu; De Silvestri, N’Koulou, Burdisso, Ansaldi; Obi, Rincon, Acquah; Iago Falque, Belotti, Niang.

Quindi Baselli fuori e Ansaldi in sostituzione di Molinaro, gravemente infortunato in settimana (probabile frattura del perone e probabile addio definitivo al Toro). Barreca in panca, chissà perchè, insieme a Ljajic, chissà perchè.

Primo tempo da incubo: Toro non pervenuto.

Granata rimasti negli spogliatoi, o forse ancora sotto la Maratona a prendere gli applausi dopo il derby, o forse davvero congelati dal vento siberiano: fatto sta che non azzeccano due passaggi di seguito, sbagliano tutti gli appoggi, anche i più elementari. Naturalmente nessun tiro in porta, contro la squadra che ne ha subiti di più, e avversari che passano in vantaggio dopo solo dodici minuti: sugli sviluppi di un calcio d’angolo, Valoti segna di testa, in sospetto off-side.

Per fortuna gli scaligeri sono davvero poca cosa, altrimenti il passivo sarebbe ben più grave: comunque i giallo-blu arrivano sempre primi sul pallone e sono più decisi nei contrasti.

Parte arrembante il Verona nel secondo tempo, ma dopo solo due minuti i granata pareggiano: contropiede da manuale, palla che viaggia da Belotti a Iago, per finire tra i piedi di Niang che insacca in corsa.

I gialloblu sembrano accusare il colpo, ma il Toro non ne approfitta: le squadre si allungano e si allargano, la palla gira più velocemente, ma con troppi errori, anche banali, di tocco e di impostazione.

Entra Zuculini, vediamo se riesce ad infortunare nuovamente Belotti e, finalmente, Ljajic al posto di Acquah.

Forse Mazzarri vuole provare a vincere.

Forse, perchè dopo pochi minuti il Verona torna in vantaggio: ancora Valoti insacca a porta vuota, dopo una respinta corta di Sirigu su tiro di Petkovic.

Forcing finale dei granata, entrano anche Baselli e Berenguer, ma il risultato non cambia.

Bruttissima sconfitta, senza attenuanti.

Una sconfitta che spero chiuda definitivamente la bocca, a chi continua a parlare di Europa League, e a chi ha creduto che questa fosse la squadra più forte degli ultimi 20-30-40 anni.

Mancano dodici partite alla fine del campionato, dodici partite perfettamente inutili, per una squadra ridotta ad una armata Brancaleone, con giocatori spaesati e demotivati, scarsi di natura: visto lo stato dell’arte, quest’anno realizzare plusvalenze, la vedo dura (mannaggia la rima).

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Articolo pubblicato il 25/02/2018