Torino - 501 luoghi visitati e descritti in un libro

Luoghi visti, fiumi di parole versate, la città non finisce mai di stupirci

Cosa si potrebbe  ancora raccontare su Torino? Sull’argomento  è già stato detto tutto: è la città magica e la culla del Risorgimento, la prima capitale del Regno  d’Italia, la (ex ) capitale dell’automobile, la patria dell’ultima dinastia sabauda, la fucina di infinite invenzioni, che nel capoluogo piemontese hanno avuto inizio e molto altro ancora. E invece non è così il libro di Laura Fezia  edito dalla Newton Compton Editori:” IL GIRO DI TORINO IN 501 LUOGHI”(559 pp. - € 9.90) dimostra che Torino riserva sempre qualche sorpresa: molto dipende da quale angolo la si guarda.

La copertina del volume è accattivante in quanto ti riproduce in primo piano il retro della vecchia e mitica “ FIAT 500” invitandoti a partire alla riscoperta dei luoghi riportati nella pagine del libro. Nell’introduzione l’autrice Laura Fezia  (torinese di nascita dove vive e lavora,  studiosa del mistero in tutti i suoi aspetti, appassionata di cronaca giudiziaria esperta di tecniche per il riequilibrio  energetico.  Molti libri pubblicati in diverse case editrici) scrive “I  torinesi stessi (soprattutto i più giovani) sanno ben poco della loro città o ne conoscono gli aspetti superficiali e allora vale la pena organizzare un itinerario che li accompagni in una visita un po’ speciale di Torino, non come in un semplice giro turistico attento unicamente ai più celebri monumenti, ma scoprire gli angoli i palazzi dimenticati  carichi di emozioni e storia”.

Il libro si compone di sei capitoli, si   parte in ordine cronologico  dalla leggenda più mitologica (ve ne sono molte)  quella di Fetonte ( è più attendibile) che racconta le origini di Torino, al periodo d’oro che visse la città.

Dalle proteste del boia Pantoni, che fece nascere dai panettieri torinesi  il pancarrè, il palazzo dove avveniva il sogno dell’Italia Unita di Camillo Benso conte di Cavour; la bottega di monsù Marendazzo, in contrada Sant’Emanuele (all’angolo tra le attuali piazza Castello e via Viotti), che nel 1786 il  giovane Antonio Carpano, con una miscela fatta di moscato, erbe e spezie secondo un’antica ricetta delle sue parti (era biellese di origine) creò il vermouth, che chiamò così a causa dell’assenzio (in tedesco Wermut) che era il principale ingrediente.

Fu così  che a partire dal XVIII secolo, a Torino e in altre località del Piemonte, nacque l’aristocrazia dei “maestri  vermuttieri”, che vide schierati i Cora, i Cinzano, i Rossi di Montelera (poi diventati Martini & Rossi” e infine solo “Martini”), i Gancia e tanti altri ancora, che decretarono il successo internazionale del moscato ”rangià”(aggiustato) di Carpano. Nel quarto capitolo, ogni pagina si apprende  qualcosa che non si sapeva su una determinata vicenda,  o si conoscevano ma non  certi particolari che  ora Laura Fezia ci svela in queste pagine del libro. Ad esempio, in via Dora Grossa (oggi via Garibaldi) al numero 1  vi era una  stamperia  quella del cavalier Francesco  Matraire, nel 1851 nacque il  primo francobollo d’Italia.

Nel V capitolo da “salotto di corte a polo industriale”, nella zona Vanchiglia e nell’antiqua Vanchiglietta sorsero i primi opifici tessili meccanizzati, la società del Gas le carrozzerie di Battista”Pinin” Farina, la dolciaria Venchi, la nautica  Cigala & Bertinetti , la Società del Gas il cielo di quella  zona si riempì di ciminiere fumanti (la cultura ecologica era ancora distante) nacque così: “El borg del fum”, il borgo del fumo, senza che nessuno pensasse di offendersi come accadrebbe oggi. L’autrice ci riporta anche una nota romantica di questo borgo del fumo : in largo Montebello abitò Eugenia Barruero, che ispirò a De Amicis uno dei personaggi più amati del libro Cuore:”la Maestrina dalla penna rossa”.  

Nel VI capitolo “dal XX secolo ai giorni nostri” non esisteva  solo la  Fiat , ma  molte altre realtà, di cui un episodio come questo: “un lungo tratto di storia”, dove si narra  che nel 1919 il ricco commerciante ebreo Isaia Levi, ad affiancare il suo negozio di tessuti affiancò un laboratorio-negozio di penne stilografiche, facendo nascere una delle più importanti e prestigiose aziende italiane di penne, quella dell’“Aurora” che tutti conosciamo; nel dopoguerra  a causa di un incendio scoppiato nei locali di via della Basilica (dove tutto era nato), l’azienda si trasferì all’Abbadia Stura ( zona Torino Nord). Una storia avvincente e commovente.

Villa Scott (in corso Giovanni Lanza 57)  sarebbe rimasta sconosciuta, se non per il regista Dario Argento che nel 1975 la individuò per girare le scene del conosciutissimo film“Profondo Rosso”, elevandola  per un certo periodo un polo di attrazione per il grande pubblico, ora questa villa è di proprietà privata, ma alcuni collezionisti dei film gialli   arrivano ancora a sbirciare o per individuare il luogo  e se trovano ancora qualche riferimento dove fu girata una determinata scena cinematografica.

Per scoprire la vera anima di Torino l’autrice ci invita poi  a salire sulla Mole Antonelliana magari un giorno feriale, quando la gente in vena di turismo è poca e giunti lassù, ci guarderemo intorno, ascolteremo in silenzio il respiro della città: avvertiremo come un leggero ribollio, un sussurro di voci lontane, il soffocato rumore di una officina che in segreto, lavora instancabilmente. Un libro di storie aneddoti, leggende  e figure intriganti, commoventi drammatiche, divertenti, il cui misterioso fascino accenderà l’interesse anche del turista più disincantato. I torinesi, che passano per gente austera e magari anche un po’ noiosa, sono, invece, dei fini umoristi, che in ogni tempo seppero scherzare su ogni cosa, dedicandosi in special modo, ad appioppare soprannomi ironici a persone e cose.

“Perché  poi Torino, e i torinesi in fondo sono sempre  stati così: possono suscitare simpatia o antipatia, affascinare o respingere, ma ogni volta che è stato necessario ma  necessario davvero, si sono alzati di colpo, imprimendo le svolte che contano”. Completa il libro una ricca bibliografia e il riporto della sitografia (ogni luogo trattato il proprio sito).

 

 

 

 

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Articolo pubblicato il 01/03/2018