Roma. Commemorato in tutt’Italia il 40° anniversario del rapimento di Aldo Moro e dello sterminio della sua scorta, per mano delle Brigate Rosse

Lo sdegnato commento del Capo della Polizia – Direttore Generale della Pubblica Sicurezza, Prefetto Franco Gabrielli ed il comunicato del SIAP di Torino

Ieri alla presenza del Capo dello Stato è stata posta una lapide in via Fani, ove alle 9 del mattino del 16 marzo 1978, veniva rapito dalle Brigate Rosse, il Presidente della Democrazia Cristiana, l’onorevole Aldo Moro ed uccisi i 5 agenti della sua scorta.

Tra le autorità intervenute, significativo è stato l’intervento del capo della Polizia Franco Gabrielli che, tra le altre affermazioni ha precisato: “ C'è rammarico per una sorta di perverso ribaltamento in cui si confondono i ruoli e le posizioni. In questi giorni abbiamo subito l'oltraggio di vedere in tv i protagonisti definiti 'dirigenti della colonna romana delle Br'.

Ma dobbiamo ricordare chi stava dalla parte giusta e ha perso la vita nel nome di quei valori che quei delinquenti immaginavano di dovere e potere sovvertire".

Di pare opposto Ezio Mauro, che, intervistato’, difende la scelta di intervistare i protagonisti di quei giorni.

Siamo intervenuti in precedenti articoli stigmatizzando il comportamento, ormai ricorrente di coloro che, in primis il garante dei detenuti del Consiglio Regionale del Piemonte Bruno Mellano, ospitano in molteplici convegni gli ex brigatisti assassini a fini ritenuti pedagogici.

Oltre a ribadire il nostro biasimo, pubblichiamo, in tal senso, il comunicato diffuso dalla Segreteria Provinciale del SIAP di Torino, il sindacato maggiormente rappresentativo delle Forze dell’Ordine.

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“ E’ una vergogna tutta Italia la passerella mediatica offerta ai cattivi maestri di un’ epoca tragica del nostro recente passato marchiato per sempre dalle gesta di assassini mai pentiti” – dichiara Pietro DI LORENZO, Segretario Generale Provinciale del SIAP, sindacato maggiormente rappresentativo della Polizia di Stato – “A 40 anni dall’uccisione di Aldo MORO e dei cinque colleghi di scorta ancor più che il dolore del ricordo sentiamo forte l’orrore per lo spazio dedicato a chi quelle morti le ha provocate”.

“ Uno schiaffo per chi, come noi, non dimentica per un solo giorno l’ignominia di quelle e molte, troppe morti causate da una ideologia folle che ha insanguinato il Paese e prodotto una generazione che ancora influenza negativamente settori nevralgici del Paese. Torino è una città tra quelle più duramente colpite dalle uccisioni dei brigatisti ed è un doppio dolore rendersi conto di come quelle vite falciate contino meno di quelle dei loro assassini”.

“Non è la prima volta e crediamo che, purtroppo, non sarà l’ultima. La presenza in tv, e lo spazio mediatico, dato ai terroristi sono un triste canovaccio che si ripete. Fino a quando in questo Paese avrà campo libero una certa intellighenzia figlia dei cattivi maestri non cesserà il vezzo di far fare passerella ad assassini pluriomicida ” ”

“Condividiamo la rabbia delle tante famiglie che non hanno mai smesso di piangere i loro morti ricordando, in special modo, i cinque colleghi uccisi per rapire Aldo Moro” – conclude DI LORENZO – “ Ci chiediamo quando questo Paese avrà il coraggio di voltare pagina confinando nell’oblio i carnefici di un tempo non ancora passato. ”


Ufficio Stampa Siap Torino

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Articolo pubblicato il 17/03/2018