Sondaggi post voto: Lega e M5S continuano a volare.

Le formazioni che hanno vinto le elezioni aumentano il vantaggio sugli avversari.

 

Lo stallo fa bene ai vincitori.
Questo sembra evidenziare il sondaggio Swg uscito venerdì scorso per Il Messaggero.
Una situazione fotografata anche con il termine bandwagon, in italiano “effetto carrozzone”: ossia quel fenomeno secondo cui le persone spesso compiono alcuni atti o credono in alcune cose solo perché la maggioranza della gente crede o fa quelle stesse cose. Un mix tra l’effetto gregge e la sempre valida salita sul carro del vincitore.

E se l’aumento delle percentuali per ciò che riguarda il Movimento 5 Stelle è contenuto, un +1.8% che lo proietterebbe al 34,5%, il travaso di voti nei confronti del Partito di Salvini è impressionate: un +5% secco che farebbe della Lega il secondo partito più votato dagli italiani, portandolo al 22,5%.
Questa impennata del Carroccio sarebbe da imputare quasi esclusivamente all’emigrazioni di elettori provenienti dai due alleati, Forza Italia e Fratelli d’Italia, che perderebbero in tutto esattamente quanto guadagnato da Salvini.
Insomma, stando ai sondaggi odierni, la coalizione di Centrodestra non avrebbe fatto mezzo passo in più verso l’agognato 40%.

Come accennato i grillini sarebbero cresciuti in maniera contenuta, anche perché non hanno partiti vicini a cui attingere altri voti, ma a esaltare il leader del Movimento ci sarebbe il consenso legato alla leadership: per  l’istituto Pagnoncelli Di maio godrebbe del 42% del consenso dell’elettorato italiano, primo tra i leader e in crescita costante egli ultimi mesi.
Anche dando un’occhiata al gioco delle intese quella più gradita resta l’asse Lega e 5 Stelle: il 37% degli italiani la vedrebbe di buon occhio, a differenza di un’alleanza dem- Grillo, approvata dal 15% dell’elettorato e, per carità, un governo di larghe intese Centro Sinistra - Centro Destra visto con favore solo dal 12% degli interpellati.
Vallo a spigare a Salvini, che pare aver firmato un’unione indissolubile con Berlusconi, che forse la soluzione più semplice sarebbe quella di rompere (almeno a livello nazionale) con il fedele alleato per gettarsi tra le braccia dei Grillo e Co.
Un’altra domanda che spesso ricorre in questi giorni di stallo è: meglio tornare alle urne subito, magari cambiando la legge elettorale, o cercare di creare un governo e farlo durare possibilmente tutta la legislatura? Al riguardo tanto gli italiani quanto i partiti sembrano indecisi, e ad oggi non sembra esserci un’idea predominante.

Volendo deprimersi- o esaltarsi- un po’ si può dare un’occhiata a quello che fu il Pd, un partito derenzizzato, ormai in balia dell’anarchia più assoluta, con Emiliano, Orlando, Calenda che un giorno si e l’altro pure si insultano via stampa e Tv, e l’insipido Martina assurto a salvatore del salvabile.
Ad oggi sarebbe al 18% tondo tondo, ma l’emorragia non pare sanabile nel breve periodo.

A sinistra perdono un po’ tutti, chi più chi meno, con il caso clamoroso di Liberi e Uguali oggi addirittura sotto il 3%. E dire che doveva lottare per la doppia cifra, Grasso dixit.
A colpire sono i comunisti di Potere al Popolo, già sorpresa alle elezioni, che avrebbero raddoppiato il proprio consenso e sarebbero a un dignitosissimo 2%.
Restando agli estremi dello scacchiere politico fa sorridere lo 0,6% di Casa Pound, la gravissima minaccia fascista, ridotta a un manipolo di persone che tutte insieme farebbero fatica a riempire una discoteca.
Forse impostare la campagna elettorale sulla dicotomia fascisti/ antifascisti non è stata un idea brillantissima, vero Boldrini?

 

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Articolo pubblicato il 18/03/2018