Tutto tace nel nome del politically correct , antisemitismo alla francese.

La lista dei crimini di matrice antisemita è drammaticamente lunga. E non se ne parla.

Il male, quando è troppo grande e doloroso, può addirittura perdere i connotati dell’eccezionale spregiudicatezza e diventare ordinario, ovvio, irrilevante.

Ce lo hanno insegnato gli scritti di Hanna Arendt sulla “banalità” degli uomini che, senza alcuna esitazione, si sono prestati al tremendo progetto di sterminio degli ebrei durante il Nazismo. Ce lo conferma il “rassicurante” silenzio in cui cadono i gravissimi, sempre più numerosi, episodi di antisemitismo in Francia.

Il 12 gennaio scorso, a Sarcelles, nella periferia nord di Parigi, una ragazza di 15 anni torna a casa da scuola. Indossa una divisa ebraica e un ciondolo con la stella di David al collo. Un uomo armato di coltello l'aggredisce, le taglia la faccia e scappa via.

Dopo neppure una settimana, uno dei leader della comunità ebraica di Montreuil, a est della Capitale, viene torturato tutta la notte da due uomini che erano entrati in casa da una finestra mentre lui dormiva.

Calci e pugni, di lì a poco, anche per un bambino di soli 8 anni con una kippah in testa. Poteva andare anche peggio se ricordiamo che un anno fa, a Bondy, a un ragazzo ebreo hanno addirittura tagliato le dita con un seghetto.

La lista dei crimini di matrice antisemita è drammaticamente lunga. E non se ne parla.

Quel che è peggio – ha denunciato in un rapporto al Governo il Servizio di protezione della comunità ebraica – è che gli atti di aggressione che non causano lesioni, oggi, non vengono più neppure segnalati.

Il timore di una rappresaglia vince ormai sull’imperativo civico e morale della denuncia. Così, anche se una mattina ci si trova con un  proiettile nella cassetta della posta o con le mura di casa imbrattate da scritte ingiuriose, si fa finta di nulla. Chi può, prova a cambiare quartiere svendendo in fretta e furia il proprio appartamento. Altri lasciano definitivamente il Paese.

Va a finire, così, che una delle realtà più multietniche d’Europa, quella che, forse, più di ogni altra ha in questi anni costruito la propria identità culturale sull’integrazione (talvolta forzata) dei suoi “nuovi” cittadini, si ritrova, cieca e impotente, a lasciar andare chi, davvero, ha per generazioni scelto la Francia come patria. Ma perché?

La verità sull’antisemitismo francese è pericolosa perché, a quanto pare, affonda le sue radici nell’odio razziale dei musulmani verso gli ebrei. E guai a parlarne: chi osa infrangere le regole del politicamente corretto che, ormai ovunque, schermisce la comunità islamica da qualsiasi critica, viene pubblicamente “stracciato”.

Nessuno, invece, si indigna se Laura Laune, la comica che qualche giorno fa ha vinto il reality "France's Got Talent", si burla del fatto che nel 1945 nel mondo c'erano meno ebrei di quanti ce ne fossero nel 1939. Anzi. La Laune riempie le sale di gente che l’applaude divertita.

Angela Napoletano - loccidentale.it

 

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Articolo pubblicato il 23/03/2018