Figure & Figuri del Risorgimento di Indro Montanelli : Una rilettura interessante

Un libro apparentemente datato, ma di grande attualità e significato

Sovente ricorre la discussione se un libro, su argomenti vari e di rilievo, sia ancora attuale oppure decisamente datato.

L’argomento è, come comprensibile, complesso per la difficoltà di accreditare un metodo condiviso e che in ogni caso veicola, nella decisione definitiva, una inevitabile contaminazione di discrezionalità.

E’ necessaria questa premessa chiarificatrice nel momento in cui riproponiamo la lettura del libro “Figure & Figuri del Risorgimento” – Edizione del 1987 in onore di Indro Montanelli per il suo 78° compleanno – Nota Biografica di Marcello Staglieno - Editoriale Viscontea. 

Infatti, premesso cautelativamente quanto sopra, ci azzardiamo a confermare che il suddetto libro è ancora attualissimo per l’impostazione degli argomenti storici trattati e per la relativa analisi critica dell’Autore.

Una rassegna di fatti, eventi, commenti politici, che offrono uno spaccato di un’epoca travagliata e complessa come quella dei giorni nostri.

Si potrebbe dire che “non c’è nulla di nuovo sotto il sole” se non che, tra i fatti narrati di quell’epoca e le stesse problematiche che ci sovrastano oggi, è passato quasi inutilmente più di un secolo e mezzo senza alcuna credibile soluzione in merito.

Il contenuto del libro si snoda attraverso quattro capitoli di notizie, commenti, curiosità, immagini, stampe dal profumo se non inedito, certamente poco noto.

La sensazione del lettore è paragonabile a quella stessa che potrebbe ricavare nell’ attraversare una galleria di quadri di grande richiamo di colore, che nel contempo esprimono sorpresa e stupore, che trasmettono una sintesi schietta e anticonformista degli eventi (il mio D’Azeglio; Un “Arafat italiano”?; Quell’ “accio” del Giusti; Giuseppe Montanelli, “suocera del Risorgimento”).

Conclude l’interessante Nota di Post-fazione di Marcello Stalieno in cui si evidenzia il pensiero di Montanelli sul Risorgimento come “rivoluzione di Notabili”, ovvero una sorta di “eroico sopruso” voluto e attuato da una minoranza che fu soprattutto “borghese” (senza peraltro sottovalutare il grande apporto nazional-popolare di Garibaldi e del garibaldinismo).

Inoltre è da tenere presente l’attenta valutazione della “vittoria moderata” (quasi tutt’una con la soluzione monarchica) che, pur avendo realizzato sul piano unitario le finalità perseguite anche dai repubblican-mazziniani e dai “rivoluzionari”, si sclerotizzò nella contrapposizione parlamentare (sempre di Notabili) tra Destra e Sinistra “storiche”, senza sanare quegli squilibri sociali che incubarono perciò in sé il virus dell’anarchismo.

Il Risorgimento italiano resta ancora un capitolo enorme e complesso, un “mare magnum” in cui molti aspetti possono ancora essere interpretati da visioni diverse e forse anche complementari.

Di certo una versione storica ufficiale, prodotto di una cultura retorico-risorgimentale dominante, ha condizionato per troppo tempo altre interpretazioni alternative.

Proprio in quest’ottica è interessante citare l’introduzione del libro in questione.

« … Indro Montanelli e il Risorgimento: ovvero l’irresistibile richiamo del “ritratto di famiglia degli italiani” come ben sanno i fedeli lettori del più amato giornalista e scrittore italiano.

Un Risorgimento “a modo suo” e “controcorrente”, senza tanti cimeli, ritratti in posa e storici gridi di dolore.

Gli anni in cui si fece l’Italia senza riuscire a fare in tempo gli italiani.

Un’Italia che non esisteva ancora, senza confini geografici precisi, senza istituzioni e leggi proprie.

Un sogno di pochi, a dispetto di molti e nell’indifferenza dei più: un “eroico sopruso” insomma.

Con Carlo Alberto e Pio IX ben presto “pentiti”; Vittorio Emanuele che era convinto di doverlo fare per ingrandire il Piemonte e il suo Primo Ministro Cavour che conosceva più il francese che l’italiano; mentre l’autore del più grande romanzo dell’Italia unita doveva “risciacquare i panni in Arno” e Garibaldi veniva preso a schioppettate perché pretendeva che l’Italia avesse Roma capitale.

Senza contare Mazzini, che dovette morire a Pisa sotto falso nome inglese perché la giustizia del neonato stato unitario stava già facendo il suo corso e si era ben guardata dal revocare la condanna a morte che gli pendeva sul capo.

Poi il “pittore prestato alla politica”, Massimo d’Azeglio; la “Pasionaria del Risorgimento”; Jessie White Mario; l’implacabile Giuseppe Giusti, impietoso ritrattista di quei “figuri” che mentre si faceva l’Italia badavano piuttosto a “rifarsi” lo stivale a modo loro.

Ed infine il “prozio”, Giuseppe Montanelli, la “suocera del Risorgimento”, il cui sangue scorre “immeritatamente” (ma questo lo dice l’Autore!) nelle vene del pronipote …».

Il libro merita pertanto, per queste peculiarità, di essere riproposto all’attenzione del grande pubblico, anche se il suo reperimento potrebbe riservare qualche difficoltà.

Il consiglio è di cercarlo presso le Biblioteche Pubbliche, Librerie di volumi fuori catalogo, sui siti e-commerce di Internet.

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Articolo pubblicato il 28/03/2018