Tangenti nella sanità, raggelante scandalo a Milano

Intollerabili delitti. Vanno puniti. Proposta di legge anti-mafiosanitaria. 2ª puntata.

 

Mercoledì 11 aprile 2018, notizie di sporca cronaca. Sanità: enorme scandalo a Milano, caos ospedali, tangenti al Galeazzi e al Pini di Milano 6 arresti, coinvolto anche un magistrato, l’inchiesta si allarga, operazioni inutili, regali, concussioni, la rottura di un femore tanto per fare un po’ di allenamento, il tutto quantificato in euro a milioni, sottratti alle casse dello Stato. Notizie da far accapponare la pelle, sui particolari e sui nomi degli indagati non intendo soffermarmi, lo stanno facendo molti colleghi. Lascio agli inquirenti accertare le colpe e alla legge fare il suo corso.


Il vero problema è un altro, raccapricciante. Quattro anni fa, su queste stesse pagine, in seguito all’ennesimo scandalo perpetrato al bancomat della sanità scrivevo l’articolo qui di seguito riassunto e che già voleva arrivare a una morale repressiva. Il fenomeno è criminale, va stroncato definitivamente. 


Sabato 23 settembre 2014. Dalle indagini della Guardia di Finanza ogni anno in Italia vengono sottratti 23 Milioni di euro alla Sanità a causa di corruzione, concussione, appalti truccati, concessioni, falsa invalidità e malaffare d'ogni genere, eppure, a detta dell'Arma non è facile arginare il problema a causa di una burocrazia funambolica. L'incertezza su più dure sanzioni sembra un altro "via libera" al saccheggio in corsia, ricorrente oggetto di cronache che offendono l'opinione pubblica, attonita e succube. Nel Settore Pubblico, non è facile far giustizia. Sarebbero in troppi a correre il rischio?  


Ed è qui che rinnovo la medesima opinione personale: qualsiasi furto ai danni della Sanità è peggiore del riconosciuto reato di Omicidio stradale. Si tratta quanto meno di tentato Omicidio, se non Omicidio Volontario, e l'iter d'un delitto quasi premeditato è sostenibile. 

Chiunque peschi nel pozzo d'oro della Sanità, è un potenziale assassino, e lo sa. E' di sicuro cosciente che il ladrocinio passa da un'altrui sofferenza, per un tiket in più, per una lista d'attesa, per un taglio a qualche settore della ricerca, per un'ecografia in meno, mentre intanto, aumentano le tasse, il tempo passa, qualche male avanza. Chi tempo e soldi non ha, nel frattempo muore.

 

Volendo, non sarebbe difficile spezzare certe nauseanti abitudini italiche, basterebbe adeguare le pene ai delitti senza regalare sconti. Sono persuaso che, chiunque preso ad arricchirsi sulla pelle di chi soffre, fosse condannato per procurato Omicidio a "Qualcuno", con pene pesantissime, queste raggelanti abitudini andrebbero calando da sole. 

Lo Stato sociale è patrimonio di Tutti, e la Sanità, Il Fiore all'occhiello della Civiltà, non una carta di credito per squallidi, vergognosi camici sanitari che mortificano chi lavora con passione e serietà. La prigione è un brutto posto, tremendo per chi è abituato alla barca, al Rolex da collezione, alla cravatta firmata.


Interrompevo questo delirio di pancia, ricordando che sono un invalido riportato al mondo dall’eccellenza del sistema sanitario ormai 31 anni fa.  

Ne scrivevo sospinto dalle troppe follie che ci stanno trascinando in fondo, ispirato da una depressione dilagante che coinvolgeva gente umile, famiglie monoreddito, con padri disoccupati e madri costrette a inventarsi il giorno.

In quattro anni tutto è degenerato con inesorabile lentezza, voluta e scritta dalle alte, “illuminate” sfere che decidono tutto. Sono molti di più gli italiani a razzolare dentro qualche cassonetto.

 

Restando in area sanitaria, le cose sono andate peggio. Oggi le liste d’attesa sono più lunghe, gli esami prescritti sono sempre meno e il ricorso alla visita privata da € 200 è una quotidianità quasi accettata con rassegnazione, figlia di una spending review che c’è stata somministrata come ultima supposta.

Ne scrivevo allora, lo grido adesso! Chi ruba in guanti sterili nelle tasche della sanità, è un assassino! Uccide a caso in vergognoso silenzio, e chi ne ha conoscenza è un complice; tutti in prigione senza passare dal via. Nessun patteggiamento.

 

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Articolo pubblicato il 12/04/2018