Le bombe siriane sveglieranno i nostri governanti?

Mentre si continua a perdere tempo per formare il governo Macron mette le mani sulla Siria...

Con oggi fa esattamente un mese e una settimana.
Trentotto lunghi giorni son passati dal momento in cui l’ultima scheda elettorale è stata infilata nell’urna, il 4 marzo, decretando la duplice vittoria mutilata. Quella grillina rivendicata da Di Maio, quella del Centrodestra invocata da Salvini.
Una lettura ambigua del voto che per ora ha partorito due sole scelte, quella della Presidenza della Camera e quella del Senato tanto veloci quanto scontate, visto che il numero dei vincitori e quello dei posti a disposizione combaciavano.

Per il resto si brancola nel buio: si annovera qualche scatto di Roberto Fico sul pullman, le passeggiate ormai quotidiane fatte dalle varie delegazioni dei partiti per incontrare nonno Sergio al Quirinale, e le frecciatine e ammiccamenti che i vari leader si tirano ormai quotidianamente.
Il reggente Martina, e pare ormai reggente sia l’unico aggettivo che qualifichi l’ex Ministro dell’Agricoltura, si ostina a dire che non vuole fare governi con nessuno. Altre idee non ne sono pervenute da via del Nazareno. Figuriamoci una seria analisi seria della sconfitta.
Tutti i parlamentari Pd tendono a ripetere come automi “gli italiani ci hanno messo all’opposizione e lì staremo”, usando la formuletta a mò di schermo da possibili prese di responsabilità.

Salvini è il vorrei ma non posso della situazione, legato mani e piedi al Cav., sa che l’unica possibilità per governare è un alleanza con Di Maio, il quale rifiuta categoricamente Forza Italia.
Ieri la Gelmini ha tuonato “Il Movimento riconosca Berlusconi”: ad oggi viene riconosciuto dalla banda 5 Stelle come il principale artefice della rovina d’Italia.
Da lì non si scappa.
Luiggino detto anche “io son io e voi non siete un ca**” continua a imporre diktat, veti e accordi. Sa per certo che alle sue condizioni solo un kamikaze (politico) accetterebbe, e continua a tenere nel freezer i suoi 11 milioni di voti.

In tutto questo torpore una bella sveglia potrebbe esser data dal riaccendersi del conflitto siriano.
Con l’intervento russo la crisi pareva volta verso una soluzione, ma così potrebbe non essere.
Bashar Al-Assad, dopo aver riconquistato Aleppo e Kobane e decimato l’Isis, si trova di fronte a un accusa tanto infamante quanto decisiva per il suo governo; quella di aver usato armi chimiche una settimana fa sulla città di Duma, provocando la morte di 40 civili .
L’accusa, mossa da Trump, ha scatenato reazioni in tutto l’Occidente: la Merkel ha auspicato un confronto internazionale escludendo però un intervento tedesco in Siria.

Meno cauto il suo collega francese, Emmanuel Macron, che ha dichiarato su TF1 “Abbiamo la prova che la settimana scorsa, dieci giorni fa, armi chimiche sono state utilizzate, almeno del cloro, e che esse sono state usate dal regime di Bashar Assad”. La storia recente ci ha insegnato a fare molta attenzione alla Francia e alla sua politica estera: vedasi la Libia e i finanziamenti di Gheddafi a Sarkozy.

Anche la Nato ha detto la sua per voce del segretario generale Jens StoltenbergConsideriamo l’uso di armi chimiche una minaccia per la pace e la sicurezza internazionali e i responsabili ne  pagheranno le conseguenze. L’ultimo attacco è stato orrendo, con decine di persone uccise, compresi molti bambini”. “Sono in corso consultazioni tra gli alleati della Nato su come rispondere all’attacco”.

Certo viene automatico chiedersi il perché Bashar Al-Assad, ormai in controllo del suo territorio, con a fianco stati come l’Iraq, la Russia e la Turchia abbia fatto un azione del generare, strategicamente insignificante, scatenando le prevedibili reazioni internazionali. E a sentir il Ministro degli Affari Esteri Russo Lavrov l’uso delle armi chimiche a Duma sarebbe da catalogare come l’assassinio della spia Sergei Skripal in Inghilterra, una bufala.

Si tratta di fatti complessi di cui difficilmente si verrà a conoscere la verità.
Una cosa, tuttavia, è certa: mentre i Mondo trema sotto le minacce di un nuovo conflitto russo- americano noi continuiamo a restare legati a vecchi giochi di palazzo e ripicche personali, privi di un capo politico in grado di rappresentarci degnamente all’estero.
L’escalation in Siria potrebbe venirci incontro, mettendo d’accordo i nostri litigiosi governanti …

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Articolo pubblicato il 12/04/2018