Marocco - Quel posto da sogno (villaggio nel sud-ovest del paese che attira ogni anno numerosi turisti) in cui ammazzano i cani a fucilate.

Nel villaggio marocchino di Taghazout è in atto una strage di randagi - Un volontario educatore cinofilo racconta la sua esperienza.

TAGHAZOUT - Spiagge color rame baciate dal sole. La brezza dell'oceano che accarezza i surfisti, impegnati a domare l'onda perfetta. Cammelli che passeggiano pigri sul bagnasciuga, mentre il tramonto dipinge un incendio all'orizzonte. Sembra un angolo di paradiso Taghazout, villaggio nel sud-ovest del Marocco che attira ogni anno numerosi turisti, ma la colonna sonora di questo paesaggio da cartolina non è altrettanto idilliaca.

Negli ultimi giorni infatti nella località marocchina in riva all'Atlantico ciò che si sente in lontananza sono latrati, guaiti e fucilate. A Taghazout è in atto un vero e proprio sterminio di cani: solo nello scorso weekend ne sono stati abbattuti una trentina dagli enti locali.

La notizia ha subito fatto il giro della rete, tra siti di informazione e social media, e sempre sul web è stata lanciata una petizione rivolta al ministro degli Interni e al capo del Governo, per fermare il massacro di randagi, che convivono da anni con gli abitanti del villaggio e con i turisti. Secondo la versione marocchina dell'Huffington Post, i motivi della strage, che sta avvenendo anche ad Agadir, capoluogo della regione di Souss-Massa, sarebbero legati alla visita di una delegazione della Fifa nella regione per un'eventuale candidatura del Paese ai Mondiali del 2026, e alla continua costruzione di resort e alberghi per far fronte alla crescita di turisti. 

Le uccisioni avvenute tra il 7 e l'8 aprile scorsi, non sarebbero purtroppo casi isolati, ma rappresenterebbero l'apice di un'usanza che va avanti da diverso tempo, nonostante l'impegno di associazioni come l'italiana "Stray Dogs International Project", che si appoggia alla marocchina "Le Coeur Sur la Patte", ed è attiva sul territorio con gli educatori cinofili Clara Caspani e Lorenzo Niccolini, insieme ad alcuni volontari. Proprio uno di questi, Matteo, ci ha raccontato la sua esperienza a Taghazout.

"Sono stato a Taghazout dal 13 al 20 novembre del 2017 per un tirocinio da educatore cinofilo. Volevo vedere con i miei occhi quali fossero le linee guida che Stray Dogs stava impostando per gestire il fenomeno del randagismo." racconta Matteo, che spiega come lavorano le associazioni: "L'obiettivo principale è quello di far convivere al meglio la popolazione con i numerosi cani randagi. Si effettuano castrazioni e sterilizzazioni mirate, campagne di vaccinazione, si somministrano antiparassitari e si cerca di sensibilizzare chi vuole nutrire gli animali su come gestire il cibo. Queste operazioni vengono fatte dopo aver raccolto i dati e aver censito i numerosi randagi (in una settimana ne sono stati censiti qualcosa come 120, ndr.). Agli animali trattati viene applicata all'orecchio una targhetta con un codice, per identificarli e permettere alla gente di riconoscere un cane già vaccinato e sterilizzato, e che quindi non rappresenta un problema".

Secondo il nostro interlocutore, "queste sono pratiche svolte con cognizione di causa. In questo modo infatti si evita che la nicchia ecologica venga alterata (una nicchia ecologica è, citando da wikipedia, "la posizione di una specie all'interno di un ecosistema, ossia il suo modo di vivere, il suo ruolo e tutte le condizioni fisiche, chimiche e biologiche che ne permettono l'esistenza in quel particolare ambiente(...), una nicchia ecologica esiste solo se esiste una popolazione che la occupa"), mentre dietro all'uccisione sconsiderata da parte delle autorità, oltre a non esserci alcun senso etico e civile, non c'è nessuna prova scientifica".

Matteo spiega inoltre che: "I volontari cercano di individuare le giovani femmine in calore, per sterilizzarle e reimmetterle, e gli individui maschi, da castrare, che potrebbero altrimenti risultare avversativi. In questo modo si possono evitare i surplus di nascite, che non hanno nulla a che fare con la mattanza in atto". Le testimonianze del volontario in questo senso fanno rabbrividire: "È difficile imbattersi nei cadaveri dei cani, gli agenti partono armati sulle camionette, ammazzano gli animali a fucilate e poi caricano i corpi senza vita sui loro mezzi. E li fanno sparire. Purtroppo non sono solo i poliziotti ad aprire il fuoco sui randagi, ma chiunque possegga un'arma. Forse questo avviene dietro una ricompensa. Ma è solo una mia supposizione, non ho le prove che vi sia una taglia sugli animali". Inoltre prosegue Matteo: "Non vengono uccisi solo i cani senza padrone, ma anche quelli di proprietà.

Una volontaria ha denunciato proprio in questi giorni la storia di Ahmed, un parcheggiatore a cui hanno ammazzato a fucilate la sua Laika, proprio mentre questa era ai suoi piedi. Qualcuno, per evitare che ciò avvenga, porta il suo cane in canile, o lo nasconde in casa", denuncia Matteo, che prosegue: "Le uccisioni avvengono lontano dai turisti, ma in lontananza si possono udire gli spari, i latrati e i guaiti dei cani".

Ma com'è il rapporto tra gli abitanti e gli animali a quattro zampe? Secondo il nostro interlocutore: "I residenti non si lamentano più, dopo gli interventi della Stray Dogs International Project. Ora sono abituati a convivere con i randagi, che dagli abitanti del luogo sono visti come da noi i piccioni, basta sensibilizzare la popolazione sul tema. I cani a cui è stato somministrato il vaccino antirabbico non sono pericolosi, bisogna farlo capire alla gente. Per questo vengono messe le etichette a quelli già vaccinati. I volontari inoltre stanno insegnando ad abitanti e turisti a nutrire i cani in modo adeguato: prima l'immondizia veniva buttata indistintamente da tutte le parti, anche nel centro del paese, e questo ovviamente attirava numerosi animali affamati.

Ora sono stati creati punti di raccolta rifiuti in zone periferiche, che comunque, essendo Taghazout un villaggio non troppo esteso, sono a circa 300 metri dalla zona abitata. Il cibo va dislocato in punti diversi, lontano dal paese, per non far concentrare tutti i cani in una sola area e creare dinamiche di competizione". La presenza dei randagi ha poi un effetto "positivo" all'interno dell'ecosistema, continua Matteo, poiché questi "insieme a gatti e capre sono degli 'spazzini'. I cani tolgono di mezzo gran parte dei rifiuti dalle strade. Ti parlo di feci umane, ma anche di plastica. Senza contare i topi e i ratti che infesterebbero le zone in cui è ammassato il pattume, o le spiagge dove i pescatori gettano i loro scarti. I branchi, una volta formati, tengono inoltre a distanza altri animali provenienti da fuori: nel periodo in cui ero lì, sono riusciti a scacciare dei cinghiali in cerca di cibo".

A Taghazout si sta dunque consumando una strage di animali senza senso, che purtroppo rischia di vanificare il duro lavoro delle associazioni impegnate sul territorio. Il modo di dire "ti ammazzo come un cane" perde il suo senso figurato ed abbraccia tristemente quello letterale, proprio in un angolo di mondo preso di mira da ignari turisti. Una fucilata in lontananza, e il problema è risolto. Perché evidentemente secondo qualcuno è questa la fine che merita "il miglior amico dell'uomo". 

cdt.ch

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Articolo pubblicato il 14/04/2018