Alla riscoperta dei sensi dimenticati dall’essere umano.
tre piani sensoriali devono tornare ad interagire coerentemente

un quadro d'insieme per comprendere l'essenza della complessa percettività umana

Da un po’ di tempo si fa un gran parlare dei sensi dell’essere umano. La sintesi di tutto questo gran parlare sembrerebbe portare alla conclusione che i cinque sensi noti siano solo alcuni di essi; molti altri, presenti ma dimenticati e da riscoprire, dovrebbero essere presi in considerazione a completamento della funzionalità di tale meraviglioso complesso sistema operativo.

Quanti essi siano realmente non lo sapremo mai, se è vero che il modo di procedere investigativo standard della mente umana è quello della ricerca continua nel sempre più dettagliato, nel più invisibile, nascosto e separato dal contesto generale.

È solo questione di tempo e risorse perché la lista si allunghi. Infatti, ammesso che ogni particella interagisca con le altre, non può che farlo attraverso un sistema sensoriale, non importa in quale modo costituito o funzionante. Quindi tanti sono gli organi, gli apparati, le cellule, le molecole, le proteine, le particelle atomiche e subatomiche costituenti l’essere umano, tanti potranno dirsi i sensi relativi al loro modo di scambiarsi informazioni.

Con buona pace di chi continuerà a cercare in tale direzione, ma a integrazione di tale visione, un altro punto di vista ci aiuterà a semplificare le cose e permetterci una riflessione personale al riguardo, anche se, come persone comuni, non siamo addetti ai lavori o specialisti in una qualche disciplina correlata a tale campo di indagine. Poiché senza dubbio tutti noi apparteniamo alla specie vivente in oggetto, abbiamo potenzialmente un rapporto diretto con tale sensorio.

Quindi ne possiamo fare, e ne facciamo, l’esperienza, anche se non abbiamo mezzi comunicativi personali sufficientemente adatti a spiegarla a noi stessi e agli altri in modo razionalmente comprensibile, come invece possono fare gli specialisti. Ciò premesso e con il beneficio del dubbio legittimo, ecco un’altra possibile ipotesi sulla questione in oggetto.

Per l’essere umano comune (come me) non si tratta di indagare, scandagliare, separare sempre di più quanto lo costituisce, bensì di poter maturare un’idea complessiva del quadro funzionale nel quale egli interagisce. Questa condizione è la base essenziale da cui iniziare a riflettere in se stesso, su se stesso e l’ambiente in cui vive, per raggiungere una comprensione sufficientemente efficace che gli permetta di afferrare il modo di funzionare equilibratamente rispetto al quadro in cui si trova.

Ecco il quadro sintetico proposto per tali riflessioni.

Esistono solo tre sensi:

il primo, quello più vicino alla nostra esperienza sensoriale materiale è IL SENSO DELL’ESISTENZA;

il secondo, sul quale regna una gran confusione e una moltitudine di opinioni è IL SENSO DELLA VITA;

e il terzo, praticamente sconosciuto, dal quale dipendono i primi due e che li ingloba, è IL SENSO DELL’INTELLIGENZA.

 

SENSO DELL’ESISTENZA

In questo strumento relazionale dell’organismo vivente in questione, sono comprese le funzioni sensoriali fisico-chimiche biologiche necessarie al trasferimento delle informazioni verso l’interno e l’esterno dell’essere umano, comunemente conosciute come olfatto, udito, tatto, vista e gusto. A queste se ne possono aggiungere altre come equilibrio, percezione del corpo, delle sue parti e della sua posizione nello spazio, temperatura, prurito, pressione (sensibilità sia alla pressione esercitata su una parte specifica del corpo che alla pressione atmosferica), tensione, dolore, stiramento, sensibilità agli stimoli chimici e ormonali, sete, fame, magnetismo (sensibilità ai campi magnetici di qualsiasi origine), tempo (sensibilità al variare della sua velocità percepita), intuizione (chiamato anche sesto senso).

 

Altre ancora sono considerate patologie della sensorialità come per esempio la sinestesia (associazione automatica involontaria tra uno stimolo sensoriale e la risposta ad esso proveniente da un altro campo sensoriale, per esempio sento un suono e, associato ad esso, nella mente vedo un colore o sento un gusto o un odore particolare) e la metereopatia (sensibilità verso il variare delle condizioni meteorologiche). Anche l’orecchio assoluto (capacità di accostare ogni tipo di suono o rumore ad una nota musicale) può essere considerato una particolarità sensoriale non comune.

 

Cosa dire poi di altri stati percettivi associati a stimoli sensoriali ancora non chiaramente localizzati in luoghi specifici della mappa fisica del nostro sistema funzionale. Tra questi possiamo ricordarne alcuni come il senso di giustizia, impotenza, onnipotenza, solidarietà, svenimento, vertigine, malessere, benessere, inferiorità, superiorità, solitudine, isolamento, ribellione, abbandono, rabbia, pace, repulsione, separazione, appartenenza, estraneità, colpa, impunità, leggerezza, pesantezza, pericolo; l’elenco potrebbe continuare all’infinito in infinite sfumature strettamente in relazione con il livello di coscienza del singolo individuo.

 

Coscienza, appunto! Anzi relazione tra stato di coscienza e sensori che lo determinano e ne vengono determinati. Tuttavia, qualunque sia il grado di affinamento o sviluppo di tali sensori e relativa coscienza, o viceversa, si tratta sempre e solo dell’affinamento della “macchina” deputata al conseguimento sempre più efficace ed efficiente della sopravvivenza dell’organismo che li esprime.

 

SENSO DELLA VITA

Questo strumento relazionale riguarda, come abbiamo detto, una parte dell’essere umano di cui si parla molto ma si conosce poco e di quel poco si hanno opinioni contrastanti e confuse. Questa parte dell’essere umano è spesso chiamata anima e viene associata a un livello meno materiale, più impalpabile addirittura delle più impalpabili espressioni sensoriali del senso dell’esistenza.

 

Tuttavia ci viene ricordato che tale parte non è solo caratteristica degli esseri umani ma anche degli animali; entrambe le specie di esseri viventi sono sensibili alla sofferenza e alla morte; occorre quindi prendere atto che anche questi aspetti sensoriali hanno più ragione di essere inseriti nel precedente senso dell’esistenza piuttosto che in quello della vita. A meno che non si comprenda a che tipo di anima ci si riferisca. Infatti il senso della vita è strumento percettivo di uno stato di essere continuamente vivente anche allo scomparire della forma che, pur volendo sopravvivere ad ogni costo, ha un termine nella morte.

 

Ciò che anima tale stato si relaziona ad una coscienza non più solo o strettamente dipendente dai rimandi dei sensi sviluppati dal sistema che si è organizzato per sopravvivere ad ogni costo, pur comprendendoli, ma ad una coscienza in grado di superare le limitazioni poste dal termine funzionale della forma animata con la quale è in relazione. Tali diverse animazione e coscienza sono in grado di generare una visione complessivamente unitaria di quanto esprimono, come in un continuum non interrotto da spazio o tempo; per questo sono alla base della capacità di progettare ed esperire qualsiasi idea si presenti all’interno di tale visione.

 

Il senso della vita è latore di una mancanza essenziale che deve essere colmata dalla riunione sistemica con il tutto da cui ogni cosa trae origine e scopo.

 

SENSO DELL’INTELLIGENZA

Infine il senso dell’intelligenza, oltre a integrare i due precedenti, ha la sua ragione d’essere nell’accoglimento di tutto senza alcuna distinzione, poiché esprime lo stato originale sublime che è alla base della ideazione e concepimento del piano di realizzazione di tutto. Il senso dell’intelligenza non è soggetto alla dialettica contraddittoria poiché riunisce in sé ogni aspetto, anche apparentemente contrapposto, di cui tutto vive.

 

È quindi in grado di riunire in se stesso totalmente ciò che emana e ciò che ad esso ritorna come se tali aspetti fossero coincidenti ed indistinguibili ma assolutamente chiari alla coscienza nella loro ragione d’essere. Accoglie in sé il senso di beatitudine senza oggetto, il senso di completo appagamento che permette il movimento non ostacolato, il flusso continuo di ciò che deve essere, in una necessaria tensione completamente disciolta in se stessa.

 

Questi tre sensi insieme manifestano perfettamente l’Amore.

 

.... in altre parole potremo dire che ….

Il senso della sopravvivenza è un’automobile perfettamente funzionante nel suo insieme ma il più delle volte inutilizzata per lo scopo per cui è stata creata; il senso della vita è l’utente che la utilizza, il senso dell’intelligenza è ciò che muove l’utente a fare una certa cosa usando l’automobile, e l’Amore è la sconosciuta ragion d’essere di tutto ciò.

 

Simboli e testo: Pietro Cartella

 

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Articolo pubblicato il 20/04/2018