L'Infinita Meraviglia del Cosmo.

Quattordicesima tappa. Sognando a occhi aperti... il giardino di rose dell'Universo.

Attraverso le sterminate lande cosmiche, ove a volte “l’ombra è più nera, vago da mane a sera, sognando ad occhi aperti”

Ma, consuetamente, per non andare errato, economizzo il fiato, e non dico niente”… Magari in virtù di un certo qual sentimento di timidezza a tratti, oppure perché ritrovatasi strabiliata e muta al cospetto delle infinite meraviglie (e degli infiniti ricordi) che la favola bella delle Stelle cela.

Diversamente ancora, per ambedue le motivazioni.

Le armoniose e pittoresche liriche di Arturo Graf (1848-1913), genuino cantore dei sentimenti umani riecheggianti nella natura, forniscono quest’oggi l’abbrivio per novelle contemplazioni celesti.

Ed ecco allora che il vasel di Civico 20 News s’invola verso la Nebulosa Rosetta, un’estesa regione gassosa ubicata a circa 5200 anni luce di distanza dal Sistema Solare, e nota ai più per il caratteristico cromatismo vermiglio delle sue immagini infrarosse.

Come quello di una “purpurea bocca, la bocca rugiadosa, simile a fresca rosa, a rosa ancor non tocca”.

O ancora, simile al sudato sangue che può stillare dai dolori e dalle sofferenze di un nobile cuore umano, laddove “Il core mi disse: Hai torto! Perché volere a ogni patto che lo sperar sia da matto e che il tuo core sia morto? Sono malato? Son vecchio? Forse; ma morto non sono. Il core ha questo di buono, che a sé egli solo è specchio”.

Tuttavia, se il cuore trova, l’intelletto cerca. Così, sempre accompagnati dalla soave presenza della Poesia, ci addentriamo sereni fra le rime della selva di gas e polveri, laddove la radiazione altamente energetica delle stelle più giovani e massicce spazza lontano il residuato del processo di formazione stellare.

Svuotando così il centro della cavità, ove ora imperano liberi e spogli quegli astri caratterizzati da “immortale Favilla, nitida Gemma ardente, Espero in occidente” che “là, sulla selva, brilla”.

Detto fenomeno è per l’appunto rilevabile osservando l’immagine proposta oggidì, frutto della campagna di acquisizione dati operata dal Telescopio Spaziale Spitzer.

All’uopo, si precisa come la regione centrale della nebulosa si estenda per oltre 45 anni luce. Qui campeggiano, irrequiete e turbolenti, le stelle di tipo spettrale O.

In merito, gli scienziati ritengono che la vorace attività termonucleare di detti astri sia in grado di sfrascare e di spazzar via qualunque eventuale disco di accrescimento proto-planetario, posto nell’intorno di stelle entro gli 1.6 anni luce di distanza.

Come petali di rosa trascinati dalle folate del temporale…, quando “piove; fa freddo. Le rose (oh dolci, oh tenere vite!) lungo le piagge melmose le rose sono sfiorite”.

Dunque, “nella luce remota” della Nebulosa Rosetta, “una nuvola nuota e cala” velocemente, addensando gas e polveri ai bordi del sistema.

Le sfumature verdognole individuano invece gli addensamenti di Idrogeno ionizzato, ovvero le regioni (cosiddette HII) dove gli atomi di Idrogeno appaiono giustappunto depauperati del loro unico elettrone, ivi trovandosi in guisa di ioni positivi (cioè con carica elettrica + 1).

Quando elettroni e atomi si ricombinano, il processo emette radiazione a onda lunga (cioè poco energetica), dando luogo a un tracciante luminoso (o pattern) ben codificato, ovvero a una linea spettrale caratteristica.

Nella fattispecie, trattasi della riga cosiddetta Hydrogen-alpha (Hα), giustappunto caratterizzata dall’emissione di luce rossa.

E infatti “la luce è rubiconda, la nuvola è cinerea: la prospettiva aerea come una scena sfonda”… In linea con quanto mostrato nella seconda immagine proposta qui sotto.


E la nuvola pare una nave perduta sulla distesa muta d’un infinito mare”…

Se si potesse solcarlo…

Se si potesse in un tino spremer con agili dita la poesia della vita come dai grappoli il vino!”… quando, a sera, “un vertice selvaggio, scabra, sassosa mole, riceve ancor dal sole il morbido raggio”…

Certo il tempo trascorre anche per le stelle: esse mutano ed evolvono, come tutta la materia peritura. Infatti “hanno comune la sorte tutte le cose finite: appena nate son morte!... Le rose sono sfiorite”. La nostra caduca vita è poi ben pauca cosa rispetto all’esistenza astrale.

Ma la Poesia invece, Essa è plasmata nella stessa materia con cui sono fabbricati i sogni… e non conosce età, né limiti, né confini.

E così, “in quell’innamorato lume il mio sguardo mira: l’anima mia delira risognando il passato”...

 

Il viaggio continua!

 

Image Credit 1: Zoltan Balog (University of Arizona/University of Szeged) et al.; JPL-Caltech; NASA

 

Image Credit 2: Nick Wright (University College of London); IPHAS Collaboration

 

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Articolo pubblicato il 19/04/2018