L'Infinita Meraviglia del Cosmo

Quindicesima tappa. Passeggiando ancora nei giardini dell'Universo

Dove ci condurrà quest’oggi il di Civico 20 News  velivolo? Termine quest'ultimo, lo ricordiamo ai Lettori, di conio dannunziano.

Chi sa dove, chi sa dove!

Di certo continueremo a vagabondare fra le stelle, ove tutta la vita è in noi fresca aulente, primaverile e vivida: giustappunto non bianca, ma colorata e quasi fatta virente.

All’uopo, c’incamminiamo dunque in un altro ameno e armonioso giardino.

Addentrandovisi, secondo le fronde più rade men rade, con il guardo della Scienza scopriamo come esso sia collocato all’interno di M16, oggetto celeste meglio noto in guisa di Nebulosa dell’Aquila e distante dalla Terra appena 6500 anni luce.

Vi si distinguono scuri e scultorei tronchi di polveri, sbattuti e allontanati dalla pressione di radiazione delle stelle più giovani e massicce.

Detti pilastri cosmici posseggono tuttavia dimensioni colossali: quello dell’immagine qui proposta (realizzata in falsi colori con l'ausilio del Telescopio Spaziale Hubble) si protende, infatti, per oltre 10 anni luce.

Sullo sfondo campeggiano giustappunto gli astri appena formati, tremolanti e turgidi come stille trafitte da un raggio di sole.

  

Immergendosi invece appieno nello spirto silvestre, quasi d’arborea vita viventi, con gli occhi della Poesia vi scorgiamo un altro degli idillici antri cantati dal Vate Gabriele D’Annunzio. Questa volta nell’ambito dell’opera L’innocente (1892), secondo scritto della trilogia dedicata ai Romanzi della Rosa.

Ambedue ascoltammo, guardando verso il giardino…

Il giardino s'era confuso in una massa violacea […]. Una zona di luce persisteva ai confini del cielo, una larga zona tricolore: sanguigna in basso, poi arancia, poi verde del verde d'un vegetale morente. Nel silenzio crepuscolare una voce liquida e forte risonò, simile al preludio di un flauto.

Cantava l’usignuolo.

[…]

Ambedue ascoltammo, guardando verso l'estrema zona che impallidiva sotto la cenere impalpabile della sera. […]

L’usignuolo cantava. Da prima fu come uno scoppio di giubilo melodioso, un getto di trilli facili che caddero nell’aria con un suono di perle rimbalzanti su per i vetri di un’armonica. Successe una pausa. Un gorgheggio si levò, agilissimo, prolungato straordinariamente come per una prova di forza, per un impeto di baldanza […]. Una seconda pausa.

Un tema di tre note, con un sentimento interrogativo, passò per una catena di variazioni leggere, ripetendo la piccola domanda cinque o sei volte, modulato come su un tenue flauto di canne, su una fistula pastorale. Una terza pausa. Il canto divenne elegiaco, si svolse in un tono minore, si addolcì come un sospiro, si affievolì come un gemito, […] gittò un richiamo finale, improvviso, acuto come un grido di angoscia; si spense.

Un’altra pausa, più grave. Si udì allora un accento nuovo, che non pareva uscire dalla stessa gola, tanto era umile, timido, flebile, tanto somigliava al pigolio degli uccelli appena nati, […] poi, con una volubilità mirabile, quell’accento ingenuo si mutò in una progressione di note sempre più rapide che brillarono in volate di trilli, vibrarono in gorgheggi nitidi, si piegarono in passaggi arditissimi, sminuirono, crebbero, attinsero le altezze soprane.

Il cantore s’inebriava del suo canto.

Con pause così brevi che le note quasi non finivano di spegnersi, effondeva la sua ebrietà in una melodia sempre varia, appassionata e dolce, sommessa e squillante, leggera e grave, e interrotta ora da gemiti fiochi, da implorazioni lamentevoli, ora da improvvisi impeti lirici, da invocazioni supreme.

Pareva che anche il cielo ascoltasse, che il cielo s’inchinasse su l’albero melanconico dalla cui cima un poeta, invisibile, versava tali flutti di poesia.

La selva dei fiori aveva un respiro profondo ma tacito. Qualche bagliore giallo s’indugiava nella zona occidentale; e quell’ultimo sguardo del giorno era triste, quasi lugubre.

Ma una stella spuntò, tutta viva e trepida come una goccia di rugiada luminosa…

 

Il viaggio continua!

 

Image Credit: The Hubble Heritage Team, (STScI/AURA), ESA, NASA  

 

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Articolo pubblicato il 21/04/2018