L’EDITORIALE della DOMENICA di CIVICO20NEWS – Enrico S. Laterza : Fin-a si tut bin

“Sin qui tutto bene”: ce lo ripetiamo per farci coraggio, madama la marchesa, mentre stiamo precipitando verso la catastrofe planetaria, tra la grande sindrome siriana in Medioriente e la piccola ininfluente crisi nervosa sull’orlo di una italica ingovernabilità nella Penisoletta?

Questa è la storia di un uomo che precipita dall’attico d’un grattacielo; man mano che, piombando giù a-rot/ta-di-col/lo, passa di piano in piano, il tizio, per incoraggiarsi, si ripete “sin qui, tutto bene… sin qui, tutto bene… sin qui, tutto bene”. Il problema non è la caduta, ma l’atterraggio.

 

Tale citazione, fra le preferite – ed abusate – dal sottoscritto, risulta liberamente tradotta dalla seguente frase in francese, pronunciata dalla voce-narrante, ovvero dal pensiero nella mente del protagonista Hubert (Koundé) nel film La Haine (L’odio, 1995) di Mathieu Kassovitz: C’est l’histoire d’un homme qui tombe d’un immeuble de cinquante étages; le mec, au fur et à mesure de sa chute, il se répète sans cesse, pour se rassurer, “jusqu’ici tout va bien... jusqu’ici tout va bien... jusqu’ici tout va bien”; mais l’important, c’est pas la chute, c’est l’atterrissage. [link © M. Kassovitz / Lazennec / MKL] Tornerà utile a chiosa del presente articoletto, come al prologo e all’epilogo della pellicola da cui è tratta. 

 

Anche tramite l’ausilio d’una miniserie di supergettonate iperevocazioni audiconiche cinemusicali (si scusasse la crasespressione) – per ascoltare/guardare le quali, pregasi cliccare i rispettivi irrispettosi collegamenti [link] internautici accanto a ciascuna –, proviamo a delineare, dipingere e connotare alcuni temi inerenti alle crisi attualmente in-ballo sull'ininfluente palchetto tattico del tragicomico teatrino politico interno al Belpaesello e sull’ultradrammatico megascenario strategico planetario.

 

Nella nostra Penisoletta dello Stivaletto, la leggina inelettorale rosatella sfiorita, seminata e concepita apposta (da nazionalrenzisti, forzisti e leghisti), in funzione anti-cinquestelle, ha germogliato e partorito gli attesi frutti avvelenati d’ingovernabilità.

 

Insomma, tra Quirinale, Palazzo Madama (la marchesa…) e Chigi, i tentativi un po’ pazzerelli di Mattarella sbattono rimbalzando contro le gommose muraglie delle patenti incompatibilità dei (com)promessi sposi (così manzonianamente li ha parodiati la salace sagace Sara Garino nell’editoriale dell’8 aprile), reduci dalla semivittoria pirrica all’urna marzaiola (secondo l’acuta disamina di Franco Rossa, pubblicata domenica scorsa), cioè le maresciallesche truppe-truppe pentastrali grilline sparlanti, guidate dall’impaludato reuccio Di Maio, alquanto schizzinoso (non trovando chi s’intoni al modo suo, tipo In my Way, 2016, di Calvin Harris [link © aut. / Sony-ATV Music Publishing]), e i brancaleonini berlusalviniani-melonici mal-as-sem-bla-ti, colla palla-al-piede del calvinico ex Cava/liere Dimez/zato, plasticamente mummificato, assai incavolato, un tantinello rincitrullito, mentalmente obnubilato e irriducibile; a latere, i perdenti di/visi del Pi-Di (Pseudo-Democratici?), succubi del Rignanese e sempre più appannati (Faded, 2015 [link © A. Walker / Warner-Chappell Music / Sony-ATV Music Publishing / Kobalt Music Publishing]), al limite della cancellazione, s’esiliano sdegnati in pessimo ritiro aventiniano (giacché non si capacitano della cruenta emorragia di consensi – ahi, ingrati plebei! –, considerati i meravigliosi progressi economici ottenuti dal loro esecutivo: per tasso di occupazione siamo ottimi penultimi in Europa, davanti alla povera Grecia, e il pil ci cresce rigoglioso all’1,5% annuo, a paragone di una media continentale del 2,4).

 

Stallo. Ogni minuto ed ogni ora (every minute and every hour) sembra tempo perso (preso da Bastille, Good Grief, 2016 [link © aut. / Universal Music Publishing / Sony-ATV Music Publishing]).

 

Un nulla-di-fatto, o una nullità disfatta.

 

Pronti a un altro salto nel v(u)oto?

 

Invece, qui nelle lande subalpine, quasi in simultanea con un’ennesima bruciante esclusione sportiva dell’ossimorica Juventus “Vecchia Signora” ad opera dei sicumerici borbonici galattico-madrileni, ecco che d’emblée sarebbero stati identificati e fermati i probabili principali corresponsabili del disastro di piazza San Carlo in Torino: un gruppetto di sbandati ragazzotti, figli d’immigrati regolari e dediti alla delinquenza per svago, non necessità, colpevoli caproni sparatori (di spray urticanti) e/o capri-espiatori ideali per scagionare le alte autorità chiamate in causa (dal Prefetto alla Sindaca).

 

In cauda venenum (addirittura di incerta natura chimico-batteriologica), s’assiste impotenti, sul serio, all’endemica, inguaribile, esiziale sindrome siriana (Syriana, 2005, di Stephen Gaghan, con George Clooney da Oscar [link © aut. / Warner Bros. Pictures / Participant Productions]), dove “amici” e “nemici” mortali si confondono: ad esempio, il sultano neottomano Erdogan, ehm, membro della Nato, marcia a braccetto con lo zar russovietico Putin, a massacrar curdi, sacrificati dal tramontante Occidente per combattere l’Isis, dunque dimenticati; e tralasciamo l’inestricabile mix di allegri belligeranti o minaccianti americani, francesi, inglesi, iraniani, israeliani, sauditi, nonché hezbollah libanesi, sciiti, sunniti, wahabiti, hashemiti eccetera. A danno di civili e civiltà. Là, se i bimbi, li arrostiscono allo spiedo col lanciafiamme, convenzionale, nessuna obiezione; però, niente gas nervini, che innervosiscono, giustappunto, l’inesistente fantasma ipocrita dell’Onu e inquinano troppo, mi raccomando!…

 

Per fortuna, almeno l’Imperatore di Cina Xi I ha spinto lo stranichiomato vassallo dittatorello Kim Jong-un a rappacificarsi con la Corea Meridionale e a fissare un faccia-a-faccia (di tolla) col platinatissimo zietto (Mc)Donald Trump: speriamo non si prendano a… testate!

 

Ricordate le bombatomiche delle scene terminali del Dottor Stranamore (Dr. Strangelove, or ‘How I Learned to Stop Worrying and Love the Bomb’, 1964, di Kubrick [link 1 - link 2 © aut. / Hawk Film / Columbia Pictures / CEIAD]) e l'ending dell’allucinante Spellbound (1945) di Hitchcock [link © Selznick International Pictures / Vanguard Films / United Artists / MGM-UA], con la pistola girata negli occhi dello spettatore?

 

C’est l’histoire d’une société qui tombe et qui au fur et à mesure de sa chute se répète sans cesse pour se rassurer “jusqu’ici tout va bien… jusqu’ici tout va bien… jusqu’ici tout va bien”; l’important ce n’est pas la chute, c’est l’atterrissage. (Hubert, La Haine, 1995, di Mathieu Kassovitz) [link 1 - link 2 © M. Kassovitz / Lazennec / MKL] 

 

È la storia di un mondo che precipita e che, mentre sta scendendo vertiginosamente, si ripete di continuo, per rassicurarsi, “fino a qui, tutto bene… fino a qui, tutto bene… fino a qui, tutto bene”. Il problema non è la caduta, ma l’atterraggio.

 

Non buttiamoci, senz’ali remiganti, nel folle volo!


Enrico S. Laterza


 

 

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Articolo pubblicato il 22/04/2018