Il rientro in Italia delle salme del Re Vittorio Emanuele III° e della consorte Regina Elena
Il santuario di Vicoforte (Avvenire)

Operazione Vicoforte?

Il rientro in Italia, dopo settanta anni, e la definitiva tumulazione delle due regali spoglie, avvenuta nella splendida basilica di Vicoforte, il giorno 17 dicembre 2017, è il risultato di una trattativa durata sei lunghi anni, e portata avanti, in segreto e tra estenuanti difficoltà diplomatiche, politiche e burocratiche, dalla principessa Maria Gabriella di Savoia e dal Presidente della Consulta dei Senatori del Regno, Aldo A. Mola.

 

Il felice esito della traslazione ed in particolare la collocazione delle salme dei due reali nella basilica piemontese, ha sollevato tuttavia qualche obiezione che ha turbato una parte dell’ambiente monarchico italiano.

 

In particolare l’UMI, Unione Monarchica Italiana, per bocca del suo presidente avv. Sacchi, ha dichiarato di non condividere l’esito dell’odierna operazione, perché riteneva che l’unica degna destinazione dei reali, fosse quella del Pantheon di Roma.

 

Ha pertanto bollato, con il termine piuttosto risentito di “OPERAZIONE VICOFORTE” il difficile accordo con molte istituzioni italiane, portato a termine grazie anche alla condivisione dell’attuale presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

 

Il presidente dell’UMI non è riuscito inoltre a nascondere il suo disprezzo per quelle che lui chiama le “valli cuneesi” nelle quali la basilica di Vicoforte sarebbe situata ed ha ignorato in questo modo il parere espresso dalla principessa Maria Gabriella e dagli altri discendenti della dinastia, che hanno dichiarato di ritenere il santuario piemontese la sede più degna ad accogliere le spoglie dei loro antenati.

 

La Consulta dei Senatori del Regno ha ritenuto necessario rispondere e far presente all’avv. Sacchi che la tumulazione da lui ipotizzata all’interno del Pantheon di Roma avrebbe presentato difficoltà tecniche, politiche e normative ad oggi insormontabili. Ed anche ricordargli che quelle che lui chiama valli di Cuneo (la provincia granda) rappresentano da sempre uno dei più importanti territori storici del Piemonte.

 

Forse il presidente dell’UMI dimentica che il Piemonte e la Savoia sono le terre di origine della dinastia sabauda.

 

Su queste regioni i Savoia, sia pure alternandosi con un’altra storica grande casata, quella dei Valperga Masino, (ambedue si contendevano una discendenza da Arduino d’Ivrea) hanno regnato per circa mille anni.

 

I Savoia sono arrivati a Roma, nelle vesti di conquistatori, solo nel 1800.

 

Appare pertanto logico ritenere che il Pantheon, monumento romano per eccellenza, sia, e non da oggi, inadatto ad ospitare il sacrario dei Savoia.

 

L’afflusso disordinato di viaggiatori di tutto il mondo all’interno della sua struttura e la sua apertura su di una piazza caotica, occupata quasi per intero da dehors e gremita da giullari, cantanti di piazza e bancarelle, rendono difficile la sosta e negano ogni possibilità di commosso raccoglimento.

 

Tre storici siti lontani da Roma sono oggi ben più idonei del monumento romano ad ospitare le spoglie dei discendenti di Casa Savoia ed a ricordarle ai posteri.

 

Sono la Reale Abbazia di Hautecombe, dove Re Umberto II° ha disposto nel suo testamento di essere inumato insieme al reale sigillo della dinastia, la storica Basilica di Superga che sovrasta la Torino Capitale ed infine, proprio nelle valli di Cuneo, il Santuario Basilica di Vicoforte.

 

Anche l’UMI e la città di Roma devono farsene una ragione.

 

 

  

         

 

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Articolo pubblicato il 23/04/2018