Un automobilista che guida guardando indietro

Bilancio e andamenti aziendali non necessariamente sono una tendenza per il futuro

Molte aziende che basano la loro attività prevalentemente sulla analisi finanziaria e di bilancio si comportano come un automobilista che guida l’auto sulla base di quel che vede nello specchio retrovisore. Può prevedere un ostacolo o una curva osservando l’impostazione del veicolo che segue, o vedendolo rallentare, ma nel frattempo lui è già nei guai.

Il bilancio e gli andamenti aziendali di un periodo appena trascorso non necessariamente sono una tendenza per il futuro, specie in tempi di grande incertezza come quelli che stiamo vivendo.

È quel che si evince dagli studi e dall'esperienza del prof. Simone Brancozzi. Lo strumento che propone il professore attraverso la sua organizzazione di consulenza aziendale è il cruscotto aziendale, una serie di indicatori non solo economici e finanziari, ma anche commerciali e tecnici per aiutare l'imprenditore a “capire meglio e più prontamente” come va la sua azienda, mentre è ancora in tempo a sterzare.

Il cruscotto aziendale, come il suo omologo a bordo dei veicoli, fornisce vari tipi di informazioni, personalizzabili da azienda ad azienda.

A lanciare l'idea di monitorare gli andamenti aziendali attraverso una balanced scorecard furono due docenti americani nei primi anni '90 del secolo scorso. La scheda ponderata dei risultati aziendali può dare risultati molto precisi perché viene “calata” nell'azienda studiando preventivamente l'importanza specifica da attribuire a vari fattori di funzionamento.

I KPI, Key Performance Indicators (indicatori fondamentali delle prestazioni d'azienda) sono possono essere rilevanti senza essere economico-finanziari: pensiamo a una azienda il cui successo dipende in misura importante dalle vendite; il numero di telefonate che fanno i suoi venditori in un giorno non è una grandezza economica in senso stretto, ma è misurabile e importante ai fini del successo; questo è determinato - supponiamo – in misura proporzionale da un 20% di successo del fattore K1, dal 30% da K2 e 50% di K3 (la lista può essere assai più variegata).

I fattori economico-finanziari che compongono questa lista contribuiscono a una percentuale non preponderante del successo; quando divengono noti perché calcolati sono ormai “vecchi”, forse obsoleti. Gli altri fattori della lista crescono di importanza.

Nelle parole del professor Brancozzi riecheggiano esempi biblici, come quello del seminatore: una parte del seme cadde sulla strada, vennero gli uccelli e lo divorarono.

Un'altra parte cadde dove non c'era molta terra e il sole lo bruciò. Un'altra parte cadde fra le spine e fu soffocato. Quello che cadde sulla terra buona diede frutto, dove il 100, dove il 60, dove il 30.

Attenzione quindi per le aziende non solo a investire, ma a scegliere come e dove, in Ricerca & Sviluppo piuttosto che nelle Vendite o nella Assistenza post-vendita, secondo le specificità del momento e del settore.

E non arroccarsi nella convinzione di conoscere la propria attività meglio di chiunque altro, consulenti compresi.

Giancarlo Micono

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Articolo pubblicato il 23/04/2018