Governo. L’incarico esplorativo a Fico, e poi?

Un’indicazione percorribile o un diversivo già fallito sul nascere?

I 50 giorni trascorsi nel nulla evidenziano l’assoluta inconsistenza politica e mediatrice del M5S.

Pur tra le innumerevoli dichiarazioni pubbliche, dall’esito dei colloqui con il Capo dello Stato e con la Presidente del Senato Alberti Casellati, è fondamentalmente emerso solo l’imperio antidemocratico di Di Maio nel voler governare a tutti i costi, con l’intento di ridurre Salvini a mero esecutore di volontà altrui.

Ieri il Presidente della Repubblica - e citiamo la versione ufficiale - “ha conferito al Presidente della Camera Roberto Fico il compito di verificare un'intesa per una maggioranza parlamentare tra il Movimento Cinque Stelle e il Pd per costituire il Governo.

Fico proverà dunque a fare un passo risolutivo, nell’ottica di sbloccare lo stallo post-elezioni in una direzione che, seppur non conclusiva, per Sergio Mattarella riveste l’importante significato di aver esperito ogni possibilità spendibile, lasciando (almeno in questa fase) il merito al partito di Di Maio.

I tempi sono contingentati e Fico Giovedì dovrà tornare al Colle. Ma le acque, a prescindere dalla cortesia istituzionale, in casa PD sono tutt’altro che quiete.

Viene così archiviato, dopo il tanto tempo perso, il connubio innaturale con il Centro-Destra. Coalizione vittoriosa nelle elezioni regionali svoltesi Domenica in Molise, ove peraltro il M5S è franato vistosamente rispetto alle Politiche del 4 marzo.

Il tempo stringe e Fico, da stamane, dovrà cercare d’intravedere le possibili intese, o meglio il tracciato percorribile per un sodalizio che porti il M5S al Governo con il PD (ma con quale dei tanti rivoli del PD?) e con apporti residuali da parte di parlamentari del Gruppo Misto. Soluzione non esclusa da molti capicorrente Dem (da Andrea Orlando a Dario Franceschini) mentre continua a essere fumo negli occhi per la componente renziana, peraltro ancora maggioritaria nel partito.

Difficilissimo, quindi, che Fico possa riuscire nel tentativo di convincere tutto il Pd a fare un’alleanza di governo con il suo Movimento. Già nella serata di ieri si erano infatti levati i primi sospettosi distinguo. Se Fico fallisse, rimarrebbero due strade: un “Governo del Presidente” o le elezioni anticipate, oppure….

Non è un mistero che Mattarella e gran parte dei parlamentari appena eletti, timorosi di non riuscire a tornare in Parlamento, facciano sotto sotto il tifo per la prima eventualità. Tuttavia bisognerà capire fino a che punto i vincitori delle elezioni del 4 marzo vorranno rendersi disponibili ad appoggiare un Esecutivo simile, guidato da una personalità super partes e composto da tecnici e figure competenti ma lontane dai partiti.

Uno schema già praticato nel 2011 con il Governo Monti, per quanto all’epoca fosse stato digerito dai vari schieramenti politici solo in nome del rischio default per l’economia italiana.

Oggi quell’emergenza finanziaria non c’è: parrebbe dunque arduo per Mattarella riuscire a convincere Salvini e Di Maio circa l’opportunità di rinunciare alla guida del Paese, per far posto a figure prive di legittimazione popolare.

Contro quest’ipotesi (e corroborato dal positivo risultato che il Centro-Destra potrebbe conseguire anche nelle elezioni del 29 aprile per il rinnovo del Consiglio regionale del Friuli) Salvini sta già rivendicando il diritto della sua coalizione di formare il prossimo Esecutivo: “Farò di tutto perché non accada questa presa in giro”, ha tuonato. “Alla fine - ha aggiunto - possiamo tirarci su le maniche e provare a far da soli”.

Dichiarazione che segue quella rilasciata nella mattinata di ieri da Silvio Berlusconi, dopo lo spoglio dei voti in Molise. “Dal Molise parte un segnale nazionale importante: il Centro-Destra unito ha la capacità di raccogliere il consenso degli Italiani per guidare le regioni ed il Paese. Il messaggio degli elettori è stato chiaro, ora dobbiamo impegnarci con tutte le nostre energie per ripetere lo stesso successo in Friuli”.

Dal Cavaliere arriva anche una stoccata, l'ennesima, al M5S. “Dal Molise però - scrive infatti l'ex premier - esce anche battuto e fortemente ridimensionato il dilettantismo dei Cinque Stelle, rispetto al voto di protesta espresso dagli elettori alle Politiche. I grillini si confermano del tutto non credibili per una funzione di Governo”.

Segue a ruota Giorgia Meloni. “Il risultato è una indicazione chiara per il Quirinale: gli Italiani vogliono un governo di Centro-Destra con un programma di Centro-Destra”.

Che cosa potrà profilarsi dopo il prevedibile insuccesso di Fico e i fremiti che scuotono la base e la dirigenza del M5S, divisa tra i seguaci dei due leader e dal paventato rischio di svendita del programma elettorale a uso del PD?

L’incarico (preceduto forse da ulteriori consultazioni) di Mattarella a Salvini o ad altro esponente della Lega, affinché formi un Governo capace, alla bisogna, di ricercare in Parlamento i voti mancanti. Ipotesi peraltro invocata da tempo anche da Berlusconi.

La stagione dei governi balneari o assembleari è stata assai seguita nella prima repubblica quando, per far scemare frizioni e diatribe conseguenti a crisi di Governo, il Presidente della Repubblica soleva assegnare a una personalità della DC l’incarico di formare un Governo monocolore.

Quello che per appropriatezza intendiamo ricordare è il secondo Governo Rumor: esso durò 7 mesi e 22 giorni, dal 6 agosto 1969 al 28 marzo 1970.

Quale percorso potremo scorgervi?

Il riferimento va a quanto ci dissero due esponenti autorevoli del PCI e del PSIUP, gli onorevoli Raffaelli e Libertini, che per anni rimpiansero quell’Esecutivo.

Infatti il PCI ottenne in sede parlamentare ampie concessioni, perché - ovviamente - per restare in piedi una “mano lava l’altra”.

Proponiamo qualche assaggino al lettore: (Legge sul Divorzio, Statuto dei Lavoratori, Istituzione delle Regioni, Riforma della Casa e del Fisco). Tutti provvedimenti onerosi e opinabili, che un Governo di coalizione difficilmente avrebbe varato a cuor leggero.

Quindi, anche quest’ipotesi non potrebbe risultare per il Centro-Destra una strada in discesa, soprattutto per quanto concerne i temi ampiamente dibattuti in campagna elettorale (riduzione delle aliquote fiscali, chiusura della frontiere colabrodo, o peggio ancora i respingimenti di clandestini in mare).

Mentre la proroga dei lauti contributi a coloro che, generosamente, ospitano clandestini e vù cumprà (certificati e non) continua a tornare comodo a tanti, ma proprio a tanti…

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Articolo pubblicato il 24/04/2018