Torino - Piazze pedonali senza eventi.

Terminato il Jazz Festival, rimangono gli effetti positivi ma anche qualche rimpianto.

Il Torino Jazz Festival appena conclusosi è tornato quasi al suo vecchio format, ossia quello di un evento fatto di concerti e jam session itineranti in diversi punti della città, dopo l’infausta scelta di relegarlo, lo scorso anno, in un padiglione del Lingotto come appendice del Salone Internazionale del Libro.

Domenica pomeriggio mi è capitato di andare ad assistere al concerto del chitarrista norvegese Terje Rypdal presso il Conservatorio Giuseppe Verdi di Piazza Bodoni e il tutto esaurito ha dimostrato ancora una volta come i Torinesi apprezzino eventi di questo genere.

Prima dell’esibizione, dal palco gli organizzatori hanno evidenziato come molte persone abbiano lamentato di non essere potute venire a causa dei “pochi” posti disponibili e di quanto sia necessario far ripartire un dibattito sull’opportunità o meno di far tornare il Torino Jazz Festival nelle piazze o quanto meno in luoghi in grado di contenere più spettatori.

I tristi fatti dello scorso anno avvenuti in Piazza San Carlo per la finale di Champions League rendono certamente ardua la sfida di riportare i concerti nelle piazze, nelle vie e nelle gallerie del centro cittadino, ma che si debba fare uno sforzo per rendere di nuovo ancor più partecipativo questo festival musicale credo sia un obiettivo imprescindibile.

D’altra parte, da quando Torino ha iniziato a chiudere al traffico molte vie e piazze (si pensi solo a Piazza San Carlo, Piazza Castello e Via Lagrange) il senso di ridare gli spazi del centro storico alle persone era ed è volto a far sì che piazze e vie diventino luoghi di passeggio, di confronto, di divertimento.

Così è stato per diversi anni se si pensa a Portici di Carta, Biennale Democrazia, Torino Spiritualità e lo stesso Jazz Festival con l’imponente palco che veniva allestito in Piazza San Carlo.

Se, per timore che riaccadano eventi come quello mal gestito nella finale della Juventus dell’anno scorso, il centro cittadino diventa solo più luogo di passeggiata e di shopping, si rischia di perdere il senso di quella stagione iniziata con le Olimpiadi Invernali del 2006.

Quel senso di libertà di stare in mezzo alle persone vedendo vie e piazze pulsare di eventi, musica, dibattiti non può mancare per una città come Torino; lo spazio naturale consente spesso di fruire in maniera altrettanto naturale di un evento che unisce le persone, riappropriandosi di uno dei centri storici meglio conservati e restaurati d’Italia.

Negli ultimi mesi, il capoluogo piemontese sembra volersi ricandidare per i Giochi Invernali del 2026. Possiamo lontanamente pensare di ospitare migliaia di stranieri che arriverebbero per le Olimpiadi, quando abbiamo paura di poter organizzare e gestire qualche concerto musicale jazz nelle piazze del centro storico?



Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 01/05/2018