Sondaggi: le elezioni sotto l’ombrellone favoriscono Matteo il Padano

Boom della Lega, M5S stabile, Sinistra e Forza Italia in alto mare …

“Un’estate al mare,
Voglia di votare…”

...potrebbe essere questa la colona sonora italiana per le vacanze 2018.
Un’estate bollente, soprattutto per ciò che sta accadendo in politica, dove l’opzione di recarsi alle urne a luglio –il 22 la data proposta da Lega e M5S- sembra via vi più concreta.
Una scelta, quella di mandare tutto il popolo italiano a votare, che verrà osteggiata fino all’ultimo dal Presidente della Repubblica Mattarella, ben conscio dell’effetto che le vacanze potrebbero avere sulla partecipazione.
Sono solo due i Paesi europei in cui si è votato nei due mesi centrali d’estate- luglio e agosto- negli ultimi vent’anni, Bulgaria e Ungheria, e la cosa non è mai capitata nella nostra Penisola.

Ma la situazione è in stallo da mesi, le tre consultazioni han finito per servire a nulla, semmai marcare le distanze tra i tre poli, i due giovani pretendenti al trono – Luigi e Matteo- scalpitano, l’idea di un governo del Presidente, o neutro, come è stato furbamente rinominato non piace per nulla, e allora via con le possibili code davanti alle cabine, non da spiaggia, ma elettorali, con in mano una matita e la scheda piuttosto che i racchettoni e la crema solare.

I sondaggi sembrano invogliare i due giovani leader, specie quello leghista che vede il suo partito in costante crescita: lo studio Swg per La7 proietta il leader del carroccio al 24,4%, oltre sei punti in più del voto di marzo anche se sarebbe più che altro un travaso di voti da Forza Italia, oggi di poco sopra al 10%. Fratelli d’Italia resta fissa al 4,4%, e ciò garantirebbe alla Coalizione di Centrodestra di agguantare soglia 40%.

La speranza, più che prendere voti da altri schieramenti, è quella di far passare le votazioni prossime come una sorta di ballottaggio tra grillini e Centrodestra, lasciando a casa gli elettori di sinistra.
Sinistra che continua una sua lenta discesa: il Pd, per Swg, resta fermo mentre perde qualche decimale secondo Tecnè: la sostanza non cambia, con o senza Renzi dovrebbe esser fermo intorno al 17-18%.
Proprio da via del Nazareno quest’oggi è circolata con molta insistenza la possibilità di proporre Gentiloni  come candidato Premier. Una scelta insipida che ha il gusto della resa: verrà intercettato l’elettorato “responsabile” , quello che ha bisogno di essere rassicurato, ma non ci sarà il rimbalzo di consensi da molti auspicato.

Non se la passano meglio i rivali di LeU a rischio 3% quindi con forti possibilità di non entrare nemmeno in parlamento: generali senza esercito, li definirebbe mio padre, elencando i vari Grasso, Boldrini, Fassina, Bersani, D’alema, Speranza, Fratoianni, Civati, così tracotanti ed esaltati dai media, ma così poco seguito dall’elettorato.

Luigi Di Maio ha addirittura proposto di far approvare dal Parlamento un provvedimento speciale per modificare la legge Tremaglia – che regola il voto degli italiani all’estero da avvisare con almeno 60 giorni di anticipo- e recarsi alle urne il mese prossimo, a giugno.
Una fretta che fa a pugni con la calma e la saggezza messa i campo dal Colle e che, probabilmente, non verrà premiata.
I sondaggi danno il Movimento 5 Stelle saldamente primo partito, di poco sopra il 32%, in lievissimo calo rispetto al 32,7 % di marzo.
Un voto subito potrebbe sì sbloccare la situazione, ma non in favore dei grillini che, con la politica dei due forni e il patto di governo proposto a tutto l’arco parlamentare, di sicuro non ne sono usciti benissimo.

Il leader grillino ieri a DiMartedì ha annunciato l’inizio della nuova campagna elettorale.
Come se fosse mai finita.

Non si capisce bene quale sia la sua strategia per arrivare al 40% dei consensi, a meno che non sia quella di puntare su un’insolazione collettiva

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Articolo pubblicato il 09/05/2018