Una cronista segnala la comparsa di un volto su di un marciapiede a Torino. Manufatto o immagine sorta in maniera misteriosa?

 

ergeeAlcuni giorni or sono , nella pagina “Eventi e Cultura” del diario di Torino, è comparso un originale articolo dal titolo:  “L'uomo imprigionato nell'asfalto: il mistero di Barriera di Milano” di Daniela Marrese*, in cui viene segnalata la presenza di un viso, comparso sul marciapiede di via Mercadante, all'altezza del numero 25. Le circostanze della sua comparsa non sono meglio definite; al momento pare difficile comprendere quali siano le cause che ne hanno determinato la sua presenza in un luogo di grande passaggio.

 

Il viso, da quanto è possibile cogliere dallo scatto fotografico pubblicato, è ben delineato. Ha un colorito verdastro e sembra rappresentare un uomo adulto addormentato. Gli occhi sono  chiusi, l’espressione è tranquilla, la fronte è alta, la capigliatura è folta e il labbro superiore  è parzialmente coperto da un  paio di baffi. Di cosa si tratta e perché un viso è comparso in un modo tanto misterioso in una città come Torino, nota per gli arcani che, da sempre, la rendono famosa? Probabilmente si tratta di  street art, è possibile sia un disegno effettuato da un artista bravo, capace di creare una figura evocativa, in grado di attrarre l'attenzione del passante, stimolatoad interrogarsi su quella strana presenza apparentemente sorta dal nulla.

 

Eppure una simile rappresentazione grafica non costituisce una novità, ma rimanda alla anticatrrrr tradizione alchemica, il cui studio permette di scoprire come, studiosi attivi nei secoli passati, parlino di immagini formatesi spontaneamente nella materia. Queste sono infatti descritte da tempi immemorabili; tali figure sono conosciute con il termine di "Gamahes" e sono rintracciabili in tutti i materiali naturali, in prevalenza fra le venature del marmo e sia pure nascoste, ma non troppo, possono essere identificate al pari di veri e proprie disegni, molto simili al lavoro di un artista. Immagini  realizzate con tale dovizia di particolari che non possono fare a meno di attrarre l'attenzione di colui che  si trova a passare accanto a loro. Però la loro realizzazione, a differenza della interessante figura segnalata da una accorta cronista non è, senza dubbio alcuno, dovuta ad intervento umano.

 

Uno degli ultimi a parlarne, in un lavoro comparso sulla rivista "INITIATION" nel 1896,  è stato un medico, alchimista, ed ipnologo, relativamente conosciuto alla sua epoca, il dottor Emmanuel Lalande, il cui nome mistico nella congrega Martinista a cui apparteneva, era Mark Haven. Il suo curioso scritto tratta di una manifestazione nella pietra, ma non solo in questa, ma anche nel legno e nelle cortecce degli alberi,  in cui verrebbero a formarsi figure  note, a volte anche ben rifinite, facilmente riconoscibili, in grado di sorprendere e stupire l’osservatore. In effetti il  fenomeno è molto più conosciuto di quanto non si creda; capita talvolta di  soffermarsi ad osservare una pietra in cui compaiono segni in grado di richiamare alla nostra mente qualcosa di conosciuto.

Il dottor Lalande lascia scritte alcune considerazioni dotte, brillanti, attribuendo a tali figure un significato alchemico, mistico e magico, assai  interessanti , in grado di fornire una visione del mondo diversa da quella materialista, cui siamo ormai abituati.

 

Il medico, rifacendosi ad  un sapere tramandato da almeno duemila anni, di cui esiste una ricchissima bibliografia in tutto il mondo, corredata da una iconografia di rara bellezza, sostiene che le figure formatesi nella  pietra , prevalentemente tra le venature del marmo, sono la “materializzazione di quanto circola nell’invisibile”. Rappresentano, dice Lalande, la volontà di mostrarci l’attività che ferve nel mondo spirituale e collega la loro presenza ad un insegnamento relativo all’ottenimento della Pietra Filosofale,  aggiungendo dotti richiami alla Cabala .

 

Dopo aver letto  simili affermazioni ho iniziato a cercare qualcosa che potesse avallare similiqwqq affermazioni, avendo modo di identificare alcune immagini assai insolite, indubbiamente capaci di stimolare la fantasia e di creare un  richiamo  fra  queste e  quanto esiste sul piano fisico. In effetti alcune sono veramente degne di nota, ed in particolare, il volto descritto  da Daniela Marrese mi ricorda una figura, da me  fotografata a Torino, all'angolo fra via Mercantini con via Giannone. Si tratta di un volto appena abbozzato, comparso in un rattoppo in cemento  delle dimensioni di circa 20 x 20 cm, molto simile al disegno di un bambino. La testa è ad uovo e si può notare un sorriso beffardo di questo insolito personaggio. La figura è rimasta visibile alcuni giorni, poi si è modificata fino a scomparire.

 

qaqqqSembrerebbe una interpretazione forzata di alcune linee comparse su un marciapiede, ma ve ne sono di ben più suggestive. Gli studi di Lalande trovano un  riscontro in altre immagini sorte per caso come quelle che, nel corridoio principale dell'ospedale di Chieri, nascoste fra le venature dei marmi, sembrano riprodurre in modo fedele la nota statua della regina Nefertiti mostrata dal celebre busto conservato a Berlino.

Ancora, nel medesimo corridoio, un'altra venatura particolare rappresenta una figura vagamente antropomorfa, con una bacchetta fra quelle che sembrano wqqqqessere le  braccia, lunghe e sottili: tale immagine assomiglia molto all'icona del Mago, come la si vede rappresentata nei testi relativi all’argomento e ricorda in modo stupefacente, il simbolo del “Mercurio Filosofale” , un composto chiave della Grande Opera, presente in tutti i trattati di Alchimia Operativa. Di entrambe le figure si era occupato, alcuni orsono, il "Corriere di Chieri", dedicando ampio spazio a quei due singolari ritrovamenti

Ancora, persi fra le venature del marmo di una finestra, è ben visibile il volto di una ragazza; accanto a lei,di profilo, un volto maschile pare sfiorare la sua guancia con un bacio. Una perfetta rappresentazione di due innamorati, anche questa sorta in maniera spontanea.

 

2r222Altrove ne è visibile una in cui è ben stilizzata la figura umana rappresentata nel tentativo di innalzarsi in volo, forse il suo desiderio di accedere a livelli superiori di conoscenza, ma in questo suo tentativo l'essere umano è trattenuto dai piaceri grossolani della vita materiale, da un’ancora che non gli consente di volare via, ben disegnata al posto dei piedi. La figura, degna di una pittura di Chagall, è visibile anch'essa nella pietra, formata dalle venature del marmo che, dalla loro disposizione caotica e casuale, sembrano assumere un aspetto più ordinato, fino a formare un disegno ben riconoscibile. La loro  formazione è, avvenuta per caso o rappresentano, come vogliono antichi autori, un messaggio proveniente dal mondo invisibile?  

 

Queste considerazioni, forse solo un gioco consistente nel  notare insoliti reperti un po' ovunque attorno a noi, riprende semplicemente una infima porzione dell’insegnamento alchemico, molto conosciuto fino ai primi anni dell'ottocento. Un insegnamento ormai seguito da poche persone nel mondo occidentale, ma sempre vivo e tutt’altro che ridotto a rango di solo reperto archeologico letterario, per lo meno da alcuni sempre più rari amanti di tale materia. Tradizione  ancora molto diffusa in Oriente, mentre da noi si guarda a tale lato della wwwwcultura in modo puerile, affidando  antichi insegnamenti a  racconti avvincenti, sia pure sotto forma di autentici capolavori, come nel caso della fortunata saga di Harry Potter, in grado di affascinare un vasto pubblico appartenente a tutte le fasce d’età calamitato dalla magia di un'Arte Antica, l'Alchimia, stravolta nella sua reale essenza. 

 

Il disegno rintracciato a Torino da Daniela Marrese, pur se probabilmente un manufatto, ha comunque colpito la fantasia di numerose persone, permettendo di richiamare alla mente il modo in cui i nostri antenati osservavano la Natura e la poesia che questa nasconde. Un esercizio di cui noi siamo sempre meno capaci, impegnati a correre affannati, come insegnava il Maestro Kremmerz, alla ricerca di un premio che non esiste, se non nelle nostre menti.

 

“L'uomo imprigionato nell'asfalto: il mistero di Barriera di Milano” di Daniela Marrese

https://torino.diariodelweb.it/torino/articolo/?nid=20180430-506968 

 

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Articolo pubblicato il 14/05/2018