RED CANZIAN, testimone del tempo

Grande successo al Teatro Colosseo (To)

E’ proprio vero che “Ognuno ha il suo racconto”: Red Canzian ne ha uno molto interessante, molto personale, e lo narra durante i due tempi del “Testimone del tempo Tour”.

Il primo atto è dedicato alle canzoni che hanno caratterizzato la sua vita, il secondo a quelle dei Pooh che più lo rappresentano, il tutto inframmezzato da parecchie canzoni, sapientemente inserite in scaletta, tratte dal nuovo disco.

 

Testimone del tempo Tour” è uno spettacolo che merita di essere visto, curato nei minimi dettagli: suoni, luci, video, arrangiamenti, voci, che servono a raccontare la storia della musica, da parte di chi la storia della musica l’ha fatta davvero.

Una persona che, col cuore in mano, ripercorre la sua vita a suon di canzoni, coinvolgendo il pubblico, in un viaggio spettacolare ed indimenticabile.

 

Giusto il tempo di partire con il brano presentato a Sanremo lo scorso febbraio, seguito da “Meravigliami ancora”, uno dei brani migliori del nuovo cd, dedicata al pubblico che lo segue e lo ama da tanti anni, e Red dice: ”C’era una volta un bambino che si chiamava Bruno…” e che la storia cominci.

La storia comincia con “Tutti Frutti” di Elvis e “She loves you” dei Beatles, e forse non poteva essere diversamente, ma la favola personale che Red ci racconta comprende anche brani immortali della musica di casa nostra come “Mi sono innamorato di te” di Luigi Tenco, e “Il cielo in una stanza” di Gino Paoli, cantata magistralmente dalla figlia Chiara.

Poi una nuova puntatina oltreoceano, “Blowin’ in the wind” di Bob Dylan e “California Dreamin” dei Mamas & Papas, ma siccome “le canzoni all’epoca si assomigliavano un po’ tutte” e soprattutto visto che “Liverpool e Bologna non sono poi così lontane” è giusto che “All you need is love”, diventi improvvisamente “Piccola Ketty”, tra la sorpresa, piacevole sorpresa, del pubblico.

 

Ma è soprattutto oltremanica, che la generazione beat ha attinto l’ispirazione, compresi i discografici, che spacciavano per originali, brani tradotti dall’inglese, soprattutto dei Procol Harum, e proprio alla band di Southend-on-Sea è dedicata una versione “anglo-italiana” di “A whiter shade of pale/Senza luce”: la prima strofa cantata da Chiara in inglese, la seconda proposta in italiano da Red.

L’organo hammond ha sempre la sua magia, la canzone stessa è magia, a distanza di cinquant’anni, e come dice il mio amico Pietruccio Montalbetti (Dik Dik), probabilmente ha contribuito, all’epoca, ad un sostanzioso incremento delle nascite, come del resto anche “Your song” di Elton John, cantata ancora da Chiara.

 

Ma chi conosce bene Red, sa che sotto la sua giacca (sempre elegantemente glamour), batte un cuore progr, che più progr non si può, perché: ”quel tipo di musica è come un virus, ti entra nell’anima e non ti lascia più”.

E allora spazio alla sua prima band importante, i Capsicum Red, spacciati per inglesi, di cui propone “Oceans” (sullo schermo scorrono le immagini di un rarissimo video d'epoca), e, Fender Stratocaster d’annata a tracolla, “La danza delle sciabole” di Aram Khachaturian.

E proprio perché il progr è come un virus, allora è giusto che “Shine on you crazy diamond” dei Pink Floyd diventi di colpo “Parsifal” e che “Cantico”, unico brano progr del nuovo cd, chiuda la prima parte dello show.

 

Il secondo atto si apre con “Noi due nel mondo e nell’anima” ultimo successo dei Pooh con Riccardo Fogli nel line-up, seguita a ruota da “L’anno, il posto, l’ora”, primo successo dei mitici con la nuova e definitiva formazione.

Chi si aspettava un greatest-hits della band nata a Bologna, forse è rimasto deluso: anche in questo caso, Red ha voluto proporre brani con i quali lui stesso ha avuto un feeling particolare e personale, tipo “Maria marea” o “Ali per guardare, occhi per volare” che non sentivo da tempo immemore.

 

La notte è un’alba”, bellissima, scritta con Ermal Meta e Phil Mer, e la “parigina” “Reviens moi”, entrano benissimo nel contesto del racconto e servono ad introdurre lo spazio dedicato alle donne, che comprende, oltre a “Città di donne”, un medley unplugged semplicemente da brividi, “Stare senza di te/Cercando di te”, due canzoni che raccontano una storia che è la mia storia, e che come sempre provocano un groppo difficile da mandar giù.

 

Le emozioni continuano con “Uomini soli”, cantata in duetto da padre e figlia che proseguono offrendo “Chi fermerà la musica”, in una versione riarrangiata, bella e godibile.

E’ vero, per chi vola non c’è frontiera, e tra una padre e una figlia, lo dico anche per esperienza, c’è sempre un rapporto speciale: veramente bello vedere Red e Chiara cantare e fischiettare, mano nella mano, uno dei più grandi successi ei Pooh.

 

Ancora “L’impossibile” dal nuovo disco e “L’aquila e il falco”, il progr è una brutta malattia, lo confermo, poi purtroppo, è davvero il caso di dirlo, “Stai con me”, altro brano che sento particolarmente mio, chiude la storia.

 

Menzione particolare alla band, che ha interpretato alla grande un cross-over di generi così diversi e distanti tra di loro: Daniel Bestonzo, tastiere, raffinato e virtuoso, Alberto Milani e Ivan Geronazzo, chitarre elettriche ed acustiche, perfettamente intercambiabili tra ritmica e solista, Chiara Canzian, cori, gran voce e gran presenza on–stage e Phil Mer, batteria, granitico ed eclettico.

Bravi davvero

 

"Sarò, in musica, parole e immagini, il testimone del tempo che ho vissuto", missione compiuta.

Grazie Red.

 

Stay Always tuned !!!

 

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Articolo pubblicato il 18/05/2018