L’EDITORIALE della DOMENICA di CIVICO20NEWS – Enrico S. Laterza – : La stramba accoppiata

Domani il dinamico-duo DiMaio-Salvini varerà il bifrontale governicolo legastellato? Probabilmente sì. Ma, alle loro spalle, il terzo-incomodo (che conta) tira le fila

La limonata è servita. La slinguazzata raffigurata dal murales di TVBoy (alias S. Benintende, cognomen omen), opera apparsa nottetempo a marzo – e subito cancellata da insolitamente solerti funzionari municipali – sull’intonaco scalcinato di un edificio che si trova nel cuore di Roma, nelle vicinanze di Camera e Senato, quell’abbracciaccio grossolano che invia alla Quirinalana diverrà realtà. Ah, sì, i sogni son desideri… the dreams that your heart makes true… e d’incanto s’avveranosalagadula magicabula bibbidi-bobbidi-bu! Peccato che, purtroppo, è proprio quando vogliono punirci, che gli dèi esaudiscono le nostre preghiere…

Menti eccelse hanno concepito e dato-alla-luce (dei riflettori teleinternautici), con parto podalico-cesareo, il fantomatico travagliato Contrattone (pesante alla nascita 30 paragrafini e quasi 60 paginette, arrotondando) che preluderebbe – il condizionale prudenziale è d’obbligo – al prossimo governicolo legastellato del Belpaesello dei Baloccanti: un po’ libretto onirico, un po’ incubo postelettorale, tra grandi speranze meravigliose di “magnifiche sorti e progressive”, dallo strombazzatissimo “reddito di cittadinanza” al “fisco amico” (con la flat tax, ossia tassa-piatta, favorevole ai ricconi, l’usuale “semplificazione” e la “pacificazione” – non “condono”! – per gli “evasori di necessità”, ehm…) e alle pensioni (con l’ineludibile soppressione della Legge Fornero), dalla tutela dell’ambiente alla lotta alla corruzione eccetera eccetera, e scarsi accenni alla cultura, incerte coperture economico-finanziarie, l’ambizioso, gravoso, esoso superprogramma si propone, magari ingenuamente, di ricostruire tanta roba, con una dichiarata “svolta storica”, sulle italiche rovine ereditate dai precedenti amministratori espertoni inglobalizzati. Specialmente all'area sinistrorsa, non ambidestra, prevalentemente meridionale, della militante base grillina sparlante, con scarsa voce-in-capitolo, tale squilibrata soluzione di innaturale congiungimento da carnevale lascia l’amaro in bocca e parecchi rospacci all'olio-di-ricino da ingoiare, sui temi, ad esempio, dell’immigrazione (da disintegrare, azzerare), della “sacrosanta” autodifesa personale (armata), della inevitabile Tav (non più da depennare tout-court, ma da “ridiscutere”) e del Sud (praticamente, ovviamente, ignorato). E l’esito plebiscitario, dalle cifre bulgare (uno strepitoso 94 per-cento di  all'accordo pre-matrimoniale), del rapido referendum in-linea tra gli iscritti all’Emme-Cinque-Esse, non fa che confermare seri dubbi e perplessità sull’affidabilità/credibilità d’un simile sistema di consultazione. Insomma, lo scafato Salviniello nordista sembra uscirne decisamente vincente.

Ecco che la stramba accoppiata Giggino-Matteuccio convola a giuste-nozze. Lieto-fine lunimieloso, almeno per il dinamico-duo?

Tertium apparitur (antiaristotelicamente), però: alle spalle dei promessi-sposini gialloverdini, il Cava/liere Dimez/zato o raddoppiato Cavaliere, Cavaliere raddoppiato o Convitato di Pietra (non Di Pietro!), ringalluzzito dalla fresca riabilitazione “per buona condotta” – e conseguente candidabilità –, conta ancora assai, non lesina critiche all’atteggiamento forcaiolo che impronterebbe, secondo lui, l’ipotetico esecutivo entrante e si appresta ad ostacolarlo occultamente e/o palesemente, stringendo poi il guinzaglio all’alleato-avversario non appena sia fruttuoso, sondaggi alla mano. Si pronunci subito o taccia per sempre! Se no, egli, biscione tentatore, s’insinuerà continuamente fra marito e marito, a minare la serenità del talamo domestico, giacché Belzebù tarda a presentarsi a riscuotere il saldo del patto sanguigno col suo vecchio adepto.

Quarto uomo, accucciato nell’ombra: il muzioscevolubile pluriritirato Rignanese. Accomodato sugli scranni di Palazzo Madama (la Marchesa…) a rifiatare dopo le sconfitte a iosa, dure batostazze ai seggi e aspri conflitti intestini del bellicoso Pidì nazionalrenzista, adesso sta lì sull’Aventino, o sulle rive dell’Arno, appunto, ad aspettare i cadaveri dei nemici “portati in braccio dalla corrente”, meditando inoltre di (af)fondare un nuovo soggetto politico paramacroniano (le malelingue suggeriscono di chiamarlo Nel Marcio!).

Che cerimonia affollata, manco fosse il royal wedding di Harry e Meghan! 

Ad ogni modo, domani, lunedì 21, a un mese e alcune settimane dall’ultimo responso delle urne, in queste piovose, senza Raggi, irradiose giornatacce Di Maio, reuccio detronato-intronato-rintronato, probabilmente proclamerà urbi et orbi il felice annuncio augurale (auspicabilmente comprensivo dell’identità del misterioso premier “equidistante”, da incaricare/incoronare) e insieme al barbuto fidanzatino ascenderà al Colle, dall’officiante Presidente della Repubblica delle Panzane.

Come ci si domandava in un recente articolo editoriale, sin qui tutto ottimo?

O peggio di un salto nel v(u)oto?

 

Enrico S. Laterza

 

 

 

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Articolo pubblicato il 20/05/2018