Chi dorme non piglia pesci ma vive meglio (prima parte).

Il riposo, terzo pilastro del metabolismo umano, è una necessità essenziale da rivalutare.

………. e il settimo giorno si riposò!

 

Proprio così!  Si dice che perfino il creatore di questo mondo, dopo tutto il lavoro fatto, dovette riposare! Molti di noi, invece, pensano di poterne fare a meno, o di poter decidere quanto sia sufficiente e quando sia necessario riposare. Tour de force continui, divertimento a tutti i costi, fare un sacco di cose per utilizzare al meglio il tempo, correre da una parte all’altra per non perdere le occasioni prima che non ci sia più tempo per fare quello che ci piace o quello che crediamo essere assolutamente necessario per la qualità della nostra vita, inducono a ridurre i tempi, a forzare le condizioni del necessario riposo.

 

Cominciamo dal principio………..

In una precedente occasione abbiamo preso in considerazione come l’uomo sia stato costretto a muoversi per procurarsi il cibo e per non diventare cibo a sua volta. Ripartiamo nuovamente dallo stesso punto per osservare un fatto certo: usando correttamente alcuni meccanismi come articolazioni, muscoli ed altri organi, essi si sviluppano e si mantengono in forma. Ma ciò non è per sempre; come tutte le cose che si usano continuamente, non si può evitare il loro naturale deterioramento con conseguenze più o meno importanti.

 

Insistere nel riposare poco porta allo stesso risultato che si avrebbe in una respirazione squilibrata.

Infatti ecco le relazioni:

 

  • alimentarsi equivale ad inspirare,
     
  • riposarsi equivale al momento di pausa che c’è tra l’inspirazione e l’espirazione,
     
  • muoversi equivale ad espirare.
     

Se le relazioni tra queste funzioni sono disarmoniche il nostro sistema si deteriora più rapidamente e non funziona in modo regolare.

Il riposo applicato correttamente è il modo migliore per rallentare tale processo. Vediamo perché:

 

1 – RIPOSO E MEMORIA

 

Se riposiamo bene, le nostre esperienze si fissano correttamente nella memoria e possono essere utilizzate efficacemente in relazione alle necessità. Diversamente può accadere che esse vengano ritenute in maniera frammentata o distorta e si leghino in relazione a eventi non pertinenti. Potranno così nascere strane paure correlate ad eventi normali oppure reazioni anomale a stimoli corretti e così via.

 

Ad esempio, alcuni studenti, prima degli esami, fanno uso di stimolanti per poter migliorare le proprie prestazioni mnemoniche; così possono, apparentemente, apprendere meglio le nozioni, ma, di conseguenza all’uso di tali artifici chimici, sembrano avere meno bisogno di riposo. Non riposando adeguatamente, le nozioni non sedimentano nella memoria e quindi non sono disponibili quando richieste. Ne risulta che, nella maggior parte dei casi, il risultato non sia quello desiderato.

 

Un altro esempio che possiamo sperimentare quotidianamente è non ricordare dove abbiamo messo le chiavi o gli occhiali, oppure se abbiamo chiuso la porta dopo essere usciti di casa. In questi casi accade che, dopo l’azione specifica, manca il tempo di riposo prima di una azione successiva e quindi il relativo processo mnemonico risulta solo parzialmente realizzato. Così ci ricordiamo di aver maneggiato le chiavi ma non dove le abbiamo lasciate o come le abbiamo usate.

 

Moltiplicate questo processo per tutte le azioni che abbiamo svolto nella giornata e potrete trarre le conclusioni sul modo in cui i dati delle esperienze sono racchiusi nella memoria. I dati che non ricordiamo, fortunatamente, non sono andati del tutto perduti, ma sono finiti nel subconscio da dove è più difficile estrarli nuovamente. Proprio per tale condizione, nel tentativo di riportarli alla coscienza, può avvenire che essi riaffiorino durante la notte, mescolati ai sogni, sotto un aspetto simbolico o sotto altre forme diverse.

 

2 – RIPOSO E SCARICO DELLE TENSIONI ACCUMULATE DURANTE IL GIORNO

 

Le nostre cellule sono come dei complessi accumulatori di energia, emozioni e pensieri; sono legate tra di loro in organi e complessi di organi che possono funzionare anche grazie all’apporto di quanto esse mettono a loro disposizione. Insieme agli aspetti positivi di tali processi ve ne sono altri non proprio desiderabili.

 

Se tutto il complesso cellulare non viene messo in condizioni di riequilibrarsi, mettendosi in relazione sistemica con i piani emozionali e mentali, scaricando le tensioni accumulate e richiamando le energie in sintonia con il loro programma esperienziale, succede spesso quello che si può avvertire al mattino: ci si alza con le ossa rotte, ancora più stanchi di quando ci si è coricati, oppure di cattivo umore.

 

Ci sono anche altri modi per scaricare le tensioni accumulate ma, sicuramente, il riposo è il sistema che offre il miglior rapporto costi/benefici.

 

3 – RIPOSO E RIGENERAZIONE CELLULARE

 

È chiaro che se ci muovessimo continuamente senza mai smettere, dureremo di meno. Si tratta di una legge naturale di usura; ogni organismo può produrre un certo numero di cicli di movimento prima di non essere più in grado di farlo. Il numero di tali cicli è, in certo qual modo, predeterminato per ciascun individuo in relazione ad un uso corretto delle funzioni dei suoi sistemi.

 

Ogni cellula che partecipa alla costruzione e al funzionamento degli organi e dei complessi di organi che costituiscono il corpo umano subisce usura durante l’uso giornaliero e viene costantemente riparata durante il riposo, soprattutto notturno. Risulta evidente che chi non rispetta i cicli giorno-notte, e i propri bioritmi, non goda di situazioni ottimali nel complesso delle sfere esperienziali: fisiche, emozionali e del pensiero.         

 

4 – RIPOSO E PROGRAMMA DI RISOLUZIONE DEI PROBLEMI

 

Spesso si dice: la notte porta consiglio. Parole sacrosante, provate dall’esperienza e troppo spesso dimenticate. Il pensiero positivista, che oggi va per la maggiore, afferma che se vuoi una cosa e la pensi come già presente, questa accadrà sicuramente. Quindi la risoluzione di un problema dovrebbe essere cosa semplice.

 

Tuttavia, pare che così non sia. Perché?

 

Mancano una sufficiente consapevolezza, calma, concentrazione e un adeguato tempo perché ciò si realizzi. Vogliamo tutto e subito. La vita e noi stessi ci imponiamo ritmi che impediscono i corretti processi di realizzazione delle cose essenziali.

 

Se desidero bere e mi trovo vicino ad una fonte d’acqua non è sufficiente che pensi di bere; per poterla bere, occorre che mi avvicini all’acqua con la bocca, oppure che congiunga le mani a coppa perché ne possano contenere un po’, e poi portarla alla bocca per berla. Come si può ben capire, possono esserci diverse strade per risolvere una situazione. I modi in cui essa si risolve sono in stretta relazione con la reale possibilità di raggiungere l’acqua direttamente con la bocca oppure no.

 

Egualmente accade per la risoluzione di ogni situazione si presenti. A seconda di quanto distante da noi si trovi la risoluzione, devono essere trovati i modi per arrivarci. Deve essere correttamente individuata la risoluzione, cercati gli strumenti e lasciato il tempo per il loro utilizzo. Questo è quanto avviene durante i periodi di cosiddetto “riposo”.

 

Abbiamo già evidenziato come durante il riposo vengano ripristinate le energie consumate dalla nostra attività e come vengano riparati i danni da usura del nostro corpo. Ora vedremo perché siano così importanti il riposo e il sonno per la risoluzione dei problemi. Se nel tentativo di applicare da svegli il solo pensiero razionale per ottenere il risultato utilizziamo al massimo il 5% del nostro potenziale, durante il riposo e il sonno viene utilizzato anche il restante 95%.

 

Infatti in tale situazione si attivano anche il subconscio, l’inconscio, l’inconscio collettivo, i vari tipi di memoria a breve e lungo termine, visiva, simbolica, associativa, operativa etc etc. Questo processo non può essere in alcun modo forzato con la volontà. Occorre che gli sia dato il tempo necessario perché si possa svolgere senza interferenze. Il periodo di tempo più lungo che trascorriamo senza interferire volontariamente è quello del riposo e del sonno.                                                     

 

5 – RIPOSO E DETERMINAZIONE DELL’UMORE

 

Da quanto detto in precedenza si deduce quanto il riposo sia determinante ai fini di ritrovare o mantenere il buon umore. Ovviamente non si può cambiare il proprio carattere solo agendo con il riposo a meno di…dormire tutta la vita. Ma si potrà ottenere il risultato migliore possibile compatibilmente con le nostre caratteristiche.

 

Il poco riposo produce stati alterati del sistema nervoso: depressioni, sbalzi umorali, irascibilità, ipersensibilità, sono solo alcune delle conseguenze che possiamo osservare in coloro che vogliono vivere una vita “cosiddetta piena”, pensando che sia il miglior modo per non perdere nessuna delle occasioni incontrano. Questa condizione è ritenuta quasi una necessità vitale a tal punto che i genitori impongono già ai bambini una vita stressata da varie attività forzate, come studio scolastico, palestra, musica, ballo, feste etc etc. con il risultato di sfibrarne la capacità di crescita caratteriale equilibrata.

 

Intervenire più tardi con processi correttivi diventa praticamente impossibile. Infatti sono i primi anni di vita quelli più importanti per la sua impostazione.

 

Alcuni dei nostri sensi, per esempio olfatto e udito, sono sempre attivi, in modo inconscio, anche durante il riposo e il sonno. Tuttavia gli impulsi che ricevono non producono reazioni coscienti immediate. Così continuiamo ad apprendere ciò che ci serve senza spendere energie nel reagire in modo frammentato, come facciamo spesso.

 

Lasciando tempo al tempo si permette che ogni cosa maturi anziché essere raccolta acerba per poi lamentarsi del suo sapore acido. Analogamente se vogliamo risolvere le cose secondo tempi e modi forzati il risultato sarà sgradevole, mentre sarà dolce se si saranno risolte secondo le proprie caratteristiche.

 

Ed ecco ribadito il perché riposare è determinante ai fini della qualità dell’umore: lasciando risolvere le cose, non si entra in conflitto, non si producono attriti e conseguenti infiammazioni che possono diventare croniche. Prendendo atto che sempre più situazioni si risolvono senza il nostro intervento diretto, si diventa più “leggeri” e disponibili ad accettare con serenità ogni fatto o persona che incontriamo. 

 

Fine della prima parte

 

Foto e testo

Pietro Cartella

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Articolo pubblicato il 23/05/2018