Il caso di Silvana De Mari. Pedofilia, se chi condanna finisce sotto processo.

“Civico20” ospita un articolo di Carlo Giovanardi.

Venerdì 18 maggio al Circolo della Stampa di Torino Alessandro Meluzzi, Silvana De Mari, Roberto Cota e chi scrive queste note, hanno tenuto una Conferenza Stampa sul tema “Pedofilia, utero in affitto e diritto di critica”. Gli spunti per la Conferenza stampa a Torino sono stati due episodi accaduti in quella città.

Il primo è il rinvio a giudizio per diffamazione della dott.ssa Silvana De Mari che ha osato criticare il circolo Mario Mieli, intitolato ad un personaggio che nei suoi scritti incitava a praticare la pedofilia, la pederastia, la coprofagia, il rapporto sessuale con cadaveri, ecc. ecc. e l’iniziativa del sindaco di Torino Chiara Appendino di far registrare come figlio di due madri all’anagrafe di Torino un bambino evidentemente nato con il concorso di un padre biologico, esempi imitati da altri sindaci che hanno allargato la registrazione anche a bambini fatti nascere all’estero con il cosiddetto utero in affitto, che in Italia è reato penalmente perseguibile.

Nella Conferenza stampa i relatori hanno approfondito queste tematiche e le sue ripercussioni sul diritto di opinione, garantito dalla Costituzione, quando si critica lo sfruttamento e la schiavitù delle donne che, a pagamento, devono vendere parte di loro stesse o essere utilizzate come contenitori, per soddisfare la voglia di genitorialità di due uomini e gli ulteriori riflessi di questi comportamenti, testimoniato, per esempio, dal crollo delle adozioni internazionali, a cui ha fortemente contribuito la possibilità non di adottare un bambino tramite defatiganti procedure di autorizzazione dei servizi sociali e del Tribunale dei Minorenni ma un neonato le cui caratteristiche vengono contrattualmente definite con i venditori.

Di questa affollata conferenza stampa, a cui hanno partecipato un ex Presidente della Regione Piemonte, un ex Ministro, un ex Parlamentare ed intellettuale come Alessandro Meluzzi e la stessa De Mari, la stampa locale ha dedicato righe zero, mentre l’Ansa ne ha dato una breve notizia con l’incredibile titolo “Conferenza Stampa a Torino in difesa di una dottoressa omofoba”.

Nel frattempo, giovedì scorso, il TG1 nell’edizione delle 20, in un servizio sulla giornata mondiale contro l’omofobia, annunciava agli italiani che ogni giorno in Italia ci sono 50 casi di persecuzione omofoba, sarebbero quindi circa 15 mila all’anno, mentre, come è noto, l’Osservatorio nazionale presso il Ministero degli Interni che monitorizza tutte le segnalazioni di atteggiamenti omofobi in Italia, arriva a contarne meno di 100 ogni anno.

Sabato 19, con grande tempestività, l’ex Presidente della Camera Laura Boldrini, in una intervista sul Corriere, invoca una legge per fermare l’omofobia, riprendendo il disegno di legge Scalfarotto che, bloccato al Senato nella scorsa legislatura, intendeva perseguire penalmente chi non è in sintonia con le opinioni delle associazioni gay fondamentaliste.

Ho sostenuto l’altro giorno a Torino che nella nostra conferenza stampa era presente l’Italia anticonformista, laica, cattolica, liberale che vuole testimoniare la verità e difendere la Costituzione in vigore: mi domando se, nell’Italia di oggi con l’oscurantismo del politicamente corretto e la viltà di chi si sottopone ai diktat di lobbies potenti, questo sia ancora possibile.

loccidentale.it

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Articolo pubblicato il 25/05/2018