L'Infinita Meraviglia del Cosmo

Ventesima tappa. La finestra sul mondo e sull'Universo

Quest’oggi la navicella siderale di Civico 20 News non percorrerà molta strada, limitandosi appena a fuoriuscire dall’atmosfera terrestre, laddove l’attrazione gravitazionale del pianeta tiene ancora legati alle cose terrene i suoi sognanti passeggeri.

Nondimeno lo sguardo è libero di spaziare lontano, e il Pensiero corre veloce per afferrare quell’Infinita Meraviglia che intride e pervade l'Universo, facendo da sfondo alla vita e all’agire delle Stelle… Un operare che ci lascia ogni giorno stupefatti e attoniti, per l’immensa Poesia ch’esso racchiude e per tutti quei quasi inspiegabili sentimenti – profondi, gioiosi e autentici – che solo l’osservazione del cielo è in grado di suscitare.

Questo non significa sopravvalutare gli astri (essi già si trovano al di sopra di ogni cosa!) sminuendo di concerto la Terra e i suoi ineliminabili limiti. Semplicemente, le Stelle sono speciali, più di altri oggetti scorti a zonzo nel Cosmo, più di qualsivoglia capolavoro la mente umana sia stata in grado di dare alla luce, più di quelle fenomenali energie interiori che, nell’Arte e nella Scienza, fanno talvolta scoprire all’Uomo inconsapevole tanto l’Infinito fuori di noi quanto quello, favoloso, custodito dentro ai nostri cuori.

Che “d’infinito e ineffabil bene” finiscono giustappunto col preziosamente riempirsi…

Nondimeno – come del resto attesta l’immagine proposta oggi – il dolcissimo scenario puntinista delle stelle, baluginanti in lontananza, non deve del tutto oscurare ai nostri occhi la magnificenza del pianeta Terra, capace di regalarci visioni e fenomeni d’eccezionale beltà.

Nella fotografia, estrapolata dal più che munifico archivio NASA, è fulgidamente osservabile un’aurora: verde nella parte bassa e rossa più in alto. Dal punto di vista scientifico, la sua gradevole sembianza è semplicemente riconducibile all’urto fra le particelle cariche del vento solare (protoni ed elettroni) con la materia presente in alta atmosfera, dunque a una quota compresa fra 100 e 500 chilometri. Il dissimile cromatismo dei due archi aurorali è dovuto alla luce di diversa frequenza che gli atomi atmosferici emettono quando, a seguito della collisione, tornano in seguito a diseccitarsi.

A livello di nota pittorica, anche i Greci solevano attribuire tinte ben precise all’aurora: dea da loro chiamata Eos, sposa di Astreo e madre dei Venti, ella sapeva disperdere le tenebre della notte con le sue lunghe e sottili dita rosate.

Osservando ancora l’immagine, lungo la circonferenza terrestre si nota altresì una fascia luminosa di color arancione: essa è ascrivibile al meccanismo dell’airglow, o luminescenza notturna, responsabile – insieme alle stelle e al riflesso lunare – del baluginio di fondo che caratterizza le nostre notti (per fortuna mai completamente buie). Principali responsabili dell’airglow sono ancora gli ioni che, formatisi durante il giorno negli strati superiori dell’atmosfera per effetto dell’irraggiamento solare, si ricombinano poi in assenza d’insolazione. Una seconda causa del fenomeno risiede nel bombardamento da raggi cosmici: anche in questo caso, particelle cariche (massimamente nuclei di Elio) incidenti sugli atomi atmosferici. In ultimo, un modesto contributo all’airglow giunge altresì dal meccanismo di chemiluminescenza, il quale contempla l’innesco di reazioni fra ioni Idrossido (OH¯) e atomi di Azoto e di Ossigeno.

Da notare come l’airglow non rappresenti l’unico fenomeno fisico “occultamente” responsabile della notturna luminosità residua. A esso si aggiungono infatti la luce zodiacale (imputata alle proprietà fotodiffusive dei grani di polvere che si trovano nelle vicinanze della Terra), il contributo derivante dalle stelle più deboli della Galassia nonché la luce diffusa di matrice extragalattica.

Il cratere Manicouagan, visibile in basso nella porzione destra dell’immagine, riporta coi piedi per terra l’estatico Lettore: esso, ubicato in Canada, rappresenta infatti una delle voragini da impatto più antiche che si conoscano, con un’età stimata in circa 200 milioni di anni. La conca, il cui diametro supera i 100 chilometri, nell’immagine appare piena di neve e di ghiaccio.

Sulla superficie, qua e là s’intravedono le chiazze giallognole delle conurbazioni maggiori: come ovvio, quelle interessate da più alta criticità sotto l’aspetto dell’inquinamento luminoso.

Noi, in guisa d’improvvisati astronauti della International Space Station (ISS) – una cui propaggine compare nella parte superiore della fotografia –  osserviamo il pianeta dall’alto, sereni e rapiti…

A dir poco eccelso è ciò che la Scienza e la Tecnica, sempre avvinte in un indissolubile abbraccio che le lega alla Poesia e alla capacità di stupirsi, sono oggi in grado di fornire.

Esse, insieme, possono infatti spalancare una preziosa finestra sul mondo e sull’Universo: occasione per nuove scoperte e, soprattutto, per coccolarsi ancora con quell’Infinita Meraviglia grazie alla quale, ogni giorno, “M’illumino d’immenso”.

All’infinito.

 

Il viaggio continua!

 

Image Credit: NASA

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Articolo pubblicato il 31/05/2018